La Divina Commedia

«Vexilla regis prodeunt inferni verso di noi; però dinanzi mira , 3 disse l maestro mio «se tu l discerni . Come quando una grossa nebbia spira, o quando l emisperio nostro annotta, 6 par di lungi un molin che l vento gira, veder mi parve un tal dificio allotta; poi per lo vento mi ristrinsi retro 9 al duca mio; ché non lì era altra grotta. Già era, e con paura il metto in metro, là dove l ombre tutte eran coperte, 12 e trasparien come festuca in vetro. Altre sono a giacere; altre stanno erte, quella col capo e quella con le piante; 15 altra, com arco, il volto a piè rinverte. Quando noi fummo fatti tanto avante, ch al mio maestro piacque di mostrarmi 18 la creatura ch ebbe il bel sembiante, d innanzi mi si tolse e fé restarmi, «Ecco Dite , dicendo, «ed ecco il loco 21 ove convien che di fortezza t armi . Com io divenni allor gelato e fioco, nol dimandar, lettor, ch i non lo scrivo, 24 però ch ogne parlar sarebbe poco. 1. Vexilla ... inferni: «avanzano i vessilli del re dell Inferno . Il primo verso è la citazione di un inno di Venanzio Fortunato (VI sec.), vescovo di Poitiers (Vexilla regis prodeunt, / fulget crucis mysterium, «s avanzano i vessili del re, / rifulge il mistero della croce ), entrato nella liturgia cristiana del Venerdì Santo. Dante fa presentire la minaccia incombente aggiungendo la parola inferni. 4-7. Come quando ... allotta: Lucifero si presenta come i giganti che assomigliano a torri (Inf. Canto XXI) ma non c è nulla di regale in quella massa oscura intravista da Dante. 5. emisperio nostro: è l emisfero boreale, quello delle terre abitate dagli uomini. Il termine emisperio compare anche in Inf. IV, 69. 6-9. par di lungi grotta: il vento, annunciato già al v. 103 del canto XXXIII (già mi parea sentire alquanto vento), spira tutt intorno e Dante scorge la massa oscura e indistinta, che gli sembra un mulino a vento con grandi pale di legno ( Parole in chiaro). Il vento è prodotto dalle ali di Lucifero che gela il Cocìto, formando la ghiacciata dove sono confitti i traditori, nell ultimo cerchio dell Inferno. Allegoricamente può essere interpretato come la violenza del peccato cui ci si può opporre solo se si fa ricorso alla ragione, infatti Dante si rifugia dietro a Virgilio. Il soffio gelato, frutto dell odio, è la negazione del soffio caldo, frutto dell amore divino, che dà origine alla Candida Rosa dell Empireo (Nel ventre tuo [della Vergine Maria] si rac- (vv. 1-69) La Giudecca 1-3 «Avanzano verso di noi le insegne del re dell Inferno; perciò guarda avanti a te se riesci a vederlo disse il mio maestro. 4-9 Come quando si diffonde una fitta nebbia o quando nel nostro emisfero scende la notte appare da lontano un mulino mosso dal vento, mi sembrò di vedere allora una costruzione simile; poi a causa del vento, mi strinsi dietro alla mia guida, dal momento che lì non c era altro riparo. 10-12 Ero ormai arrivato, e con paura lo descrivo nei versi, là dove i dannati erano tutti immersi nel ghiaccio e trasparivano come pagliuzze nel vetro. 13-15 Alcuni erano sdraiati, altri posti vertical-mente, alcuni con la testa in su, altri con i piedi in alto; altri, come un arco, rovesciano il volto fino ai piedi. 16-21 Quando noi fummo avanzati tanto che il mio maestro decise di mostrarmi quella creatura (Lucifero) che era stata la più bella (di tutta la creazione), mi si scostò dal davanti e mi fece fermare dicendo: «Ecco Dite, ed ecco il luogo in cui è necessario che ti armi di tutto il tuo coraggio . 22-24 Non domandare, o lettore, come raggelai dalla paura e quasi persi la facoltà di parlare: io non lo descrivo dato che ogni parola sarebbe insufficiente. cese l amore / per lo cui caldo ne l etterna pace / così è germinato questo fiore. Par. XXXIII, 7-9). Dificio: aferesi con la caduta della vocale iniziale, per «edificio ; allotta: forma arcaica per «allora . 10-15. Già era ... rinverte: in queste due terzine si riscontrano due celebri reminiscenze classiche, di Virgilio e di Ovidio. L espressione e con paura il metto in metro traduce l horresco referens virgiliano (Eneide, II, 204), dove all allitterazione latina della -r corrisponde quella della -m e della -t con lo stesso suono vocalico (e, o). Enea alla reggia di Didone, a Cartagine, racconta gli eventi del giorno che precedette la caduta della città di Troia. Nell episodio virgiliano prevale l orrore: mentre il sacerdote Laocoonte sta sacrificando sulla spiaggia un toro a Nettuno e gli sono vicini i giovani figli, due mostruosi serpenti, da Tenedo, isola posta di fronte a Troia, avanzano nel mar Egeo fin sulla spiaggia (Ma ecco da Tenedo in coppia per le profonde acque tranquille / inorridisco a raccontarlo due serpenti con immense volute) e stringono nelle loro spire i figli e il padre uccidendoli. La similitudine fra i corpi trasparenti nel ghiaccio dei traditori dei benefattori e la pagliuzza di vetro è derivata dal mito ovidiano di Ermafrodito e Salmacide (in liquidis translucet aquis, ut eburnea si quis / signa tegat claro vel candida lilia vitro; «traluce in mezzo alla corrente, come se tu a schermo di una statua / d avorio o di candidi gigli ponessi una lastra di cristallo , Metamorfosi IV, 354-355). 18. la creatura ... sembiante: Lucifero, l es- sere più bello creato da Dio, ora diventato la summa del male. In Paradiso XIX, 46 è detto la somma d ogne creatura. ( Personaggi). 20. «Ecco Dite : qui Dante identifica Lucifero con Dite, uno dei nomi con cui nella mitologia pagana veniva chiamato Plutone, il re dell Averno ( Inf. VI, nota v. 115; Personaggi; Inf. XI, 65, XII, 39). 21. convien che di fortezza t armi: Dante deve richiamare a sé la virtù della fortezza per sostenere la vista di Satana e poi lasciare attraverso di lui il mondo infernale. La fortezza richiama una delle quattro virtù cardinali (giustizia, fortezza, prudenza, temperanza) e sottolinea che in questa prova suprema si richiede una forza d animo non comune, che Dante dovrebbe aver acquisito attraverso l esperienza vissuta fin qui. Il verso rievoca quello dell entrata nell Inferno davanti alla porta con la scritta solenne (Qui si convien lasciare ogne sospetto; / ogne viltà convien che qui sia morta, Inf. III, 14-15). La derivazione è virgiliana, quando Enea nel vestibolo dell oltretomba è impaurito dalle figure infernali (personificazioni dei mali) e da una serie di terribili mostri; ma la Sibilla lo ammonisce che si tratta solo di ombre senza consistenza (ora necessita coraggio, Enea, e animo fermo, Eneide VI, 261). 22. gelato e fioco: agghiacciato dalla paura. Il terrore invade l animo di Dante al punto che la voce diviene debole tanto, che le parole gli muoiono in gola. Inferno Lucifero 289

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato