La Divina Commedia

Ugolino narratore di secondo grado Dal punto di vista narratologico si può tracciare la seguente analisi: il narratore di primo grado (Dante) cede la parola a un narratore di secondo grado (Ugolino), il quale narra la sua triste vicenda mediante un lungo flashback. Egli assume soltanto il proprio punto di vista (focalizzazione interna fissa), sino a proiettare sui figli il proprio stato d animo (io scorsi / per quattro visi il mio aspetto stesso, vv. 56-57). Il destinatario del racconto è il Dante-personaggio e all interno della narrazione un sogno premonitore ha la funzione di anticipare il successivo evolversi degli eventi. Nel racconto di Ugolino fitta e costante è la presenza di indicatori temporali, che esasperano la tensione narrativa, dilatando spasmodicamente il fluire del tempo, e catturano il lettore nella ossessiva vicenda del protagonista-narratore (più lune già, l mal sonno, quando fui desto innanzi la dimane, Già eran desti, e l ora s appressava, né rispuos io tutto quel giorno né la notte appresso, Come un poco di raggio si fu messo, lo dì e l altro stemmo tutti muti, Poscia che fummo al quarto dì venuti, tra l quinto dì e l sesto [giorno], e due dì li chiamai). Dante e i peccatori Dante è particolarmente duro con le anime che incontra in quest ultima parte dell Inferno; non ha interloquito durante il racconto di Ugolino, benché sdegnato per la vicenda umana del ghibellino, mentre aveva dimostrato partecipazione e pietà per quella di Francesca (canto V), e rispetto per Farinata (canto X). Cortesia e villania Con frate Alberigo, è addirittura crudele: gli promette di rompere il ghiaccio che gli sigilla gli occhi se gli rivelerà il suo nome, e poi non mantiene la promessa. Il motivo dell inganno è spiegato al v. 150: e cortesia fu lui esser villano. Secondo la concezione medievale il concetto di cortesia implicava, tra le altre virtù (coraggio, lealtà, moderazione, desiderio di onore, disprezzo del denaro), il rispetto della giustizia, e la villania si opponeva alla cortesia. Per questo Dante pensa che sarebbe un offesa (villania) alla infallibile giustizia di Dio, alleviare la pena di un dannato. Brevissima e secca l espressione che tronca l episodio, con la forte antitesi tra la richiesta del frate (aprimi li occhi) e il rifiuto di Dante (non gliel apersi). Un traditore dell umanità non merita altro. Le rime rare sono delle tipiche «petrose , tramite le quali nei versi iniziali del canto, come simmetricamente nella chiusa dell episodio del conte Ugolino (vv. 4-5 e 76-78), la suggestione sonora evoca il digrignare dei denti come fanno anche le allitterazioni in dentale e in -r: si ode il rumore della rabbia del conte che rode il teschio del suo acerrimo nemico. Parole-chiave e aree semantiche La sfera semantica del «mangiare e della «fame è evocata in frequenti parole-chiave: fiero pasto, fame, cibo, manicar, morì, cascar, digiuno. La cupezza dell atmosfera in cui si consuma la tragedia di Ugolino e dei figli è resa onoma topeicamente dall allitterazione in -t e in -m e dal suono cupo della -u (stemmo tutti muti, v. 65). Nella Tolomea i termini dell area di significato del «pianto (le lacrime, v. 97; come visiere di cristallo, v. 98; pria che l pianto si raggeli, v. 114; mi rade / le nvetr ate lacrime dal volto, vv. 127-128) sottolineano il contrappasso dei traditori degli ospiti, le cui lacrime gelano negli occhi. Gli accenti sulla sesta, la settima e la decima sillaba comunicano attraverso il ritmo veloce dell endecasillabo la rovinosa caduta dell anima del colpevole, che piomba nella terza zona del nono cerchio (Ella ruina in sì fatta cisterna, v. 133). Le invettive Nel corso del canto varia la funzione della lingua: emotiva nel racconto di Ugolino, per metterne in risalto la commozione, si fa conativa nelle violente invettive di Dante, dettate dall intento di persuadere i destinatari a modificare il comportamento. La prima, molto aspra, è contro Pisa, vituperio delle genti (vv. 79-84); la seconda, contro Genova, è sdegnata ma meno accesa (vv. 151-157), forse perché un sentimento di scoramento prende Dante nel constatare che non esiste una città (Firenze compresa) dove si possa vivere in pace e secondo giustizia. Lo stile del canto Enjambement e rime aspre Dal punto di vista dell a- nalisi formale, è importante sottolineare l uso degli enjambement, particolarmente fitto per quanto riguarda questo canto. Wiliam Blake, Inferno, canto XXXIII Inferno Ugolino 281

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato