Analisi e interpretazione

280 Canto XXXIII Analisi e interpretazione Il contrappasso di odio Il traditore Ugolino viene a sua volta tradito dall arcivescovo Ruggieri; nell Inferno sono condannati a essere immersi in un lago ghiacciato, simbolo della freddezza con cui in vita hanno concepito il loro tradimento. Per contrappasso, la vittima di un tempo si è trasformato ora in carnefice: così Ugolino rode rabbiosamente la nuca dell arcivescovo Ruggieri e l odio che lo anima resiste alla morte del corpo. Entrambi, il laico e l ecclesiastico, rappresentano la corruzione della società comunale che ha ormai perso completamente i valori della cavalleria e della civiltà cristiana. Il racconto del conte Ugolino Ugolino ha assistito impotente alla morte dei figli e nipoti: ancor più che dalla sciagura che ha distrutto la sua vita, egli è angosciato dal ricordo delle richieste di aiuto che gli rivolgevano i giovani innocenti, i quali chiedevano solo di vivere. Il suo racconto si snoda in un drammatico crescendo, per mezzo di elementi visivi e con un ritmo via via sempre più incalzante. Il sogno Un sogno fa presagire a Ugolino l orribile sorte che attende lui e i suoi figli e nipoti; sogna infatti un lupo con i suoi lupacchiotti inseguito da cagne affamate. Al risveglio, sente il lamento dei ragazzi che nel sonno chiedono del pane, e poi, quando è l ora in cui suole essere portato il cibo, il rimbombo cupo dei colpi di martello, prodotto dai carcerieri che inchiodano l uscio. Ugolino della Gherardesca, miniatura sec. XV, Biblioteca Marciana Per approfondire U golino si cibò davvero dei figli ? Il suono del silenzio Il silenzio carico di disperazio- ne all interno della torre segna l inesorabile scorrere del tempo. Nessuno riesce più ad aprir bocca, tanto è lo sbigottimento per il loro triste destino. I giovani fraintendono il gesto di Ugolino, che si morde le mani, e lo interpretano come un bisogno di cibo. Arrivano a offrirgli il proprio corpo come alimento. Dopo quattro giorni di silenzio abissale, Gaddo, stremato, dopo un invocazione d aiuto al padre, muore. Ugolino, sopraffatto dal senso d impotenza, assiste alla morte degli altri tre giovani tra il quinto e il sesto giorno. Per due giorni ancora il conte disperato, accecato dalla fame, chiama i ragazzi che non possono più udirlo. Infine Ugolino cede alla fame. Il possibile cannibalismo L interpretazione del verso che chiude il monologo del conte (Poscia, più che l dolor, poté l digiuno) ha diviso gli interpreti: tra i commentatori antichi Villani afferma che sui cadaveri estratti dalla torre si trovarono tracce di cannibalismo, Buti lo nega. Alcuni studiosi moderni accolgono l ipotesi che Ugolino, digiuno ormai da otto giorni, si sia nutrito delle carni dei figli; altri interpretano che la causa della morte sia stato il digiuno, che riuscì là dove non era riuscito il dolore, a ucciderlo. Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges afferma che «Ugolino divora e non divora gli amati cadaveri [...] Così, con due possibili agonie lo sognò Dante, e così lo sogneranno le generazioni . L incertezza, dunque, è parte del suo disegno. La tematica politica Dante-personaggio, pellegrino nell aldilà, si mostra indifferente al dolore di Ugolino, non partecipa, non pronuncia una parola di pietà per gli sventurati. I peccati puniti in questo luogo infernale sono troppo gravi perché il poeta possa comunicare con i dannati. Il traditore rimane isolato, avvolto nell odio che gli ha stravolto la vita. Nemmeno il dolore del padre che assiste impotente alla morte dei figli può riscattare la gravità della sua colpa. Ma non è insensibile all ingiustizia di avere fatto morire quattro innocenti: inveisce contro la città che si è macchiata di tale infamia. Pisa appare come il simbolo degli odi di parte, delle vendette feroci: chi disprezza in tal modo la vita degli innocenti agisce contro natura; possa allora annegare nell inondazione provocata dalle isole Capraia e Gorgona spostate dalla vendetta divina a ostruire l Arno. La condanna morale degli odi che dilaniano le città comunali non è sottintesa: quella contro Pisa è forse la più violenta delle invettive contenute nella Commedia. Molto probabilmente agisce sul poeta una componente autobiografica: anche i figli di Dante, infatti, pur innocenti, furono condannati all esilio.

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato