Dante maestro di retorica – La tragedia in cinque atti del

282 Canto XXXIII Dante maestro di retorica La tragedia in cinque atti del conte Ugolino Potremmo considerare il monologo del conte Ugolino come una tragedia divisibile in un prologo seguito da cinque atti. Il registro è alto e tragico. La storia reale è peraltro assai nota, anche se non certa e soggetta a molteplici versioni. Siamo nella Pisa della seconda metà del Duecento. Il conte Ugolino, personaggio di spicco della politica pisana, momentaneamente lontano dalla città è accusato da taluni di tradimento per essersi ritirato durante la battaglia della Meloria (1284) dove la flotta della Repubblica di Genova e quella di Pisa si affrontarono in un durissimo scontro e da cui si salvarono solo le 30 navi agli ordini di Ugolino. Accusato inoltre di aver venduto dei castelli pisani alla Sardegna, viene richiamato in patria a tradimento dall arcivescovo Ruggieri, suo avversario politico, con il pretesto di trovare un accordo. Al suo rientro, però, viene subito arrestato e rinchiuso nella torre della Muda assieme a due figli e a due nipoti già grandi, che moriranno ad uno ad uno per fame. In estrema sintesi questa è una delle possibili ricostruzioni storiche. Dante cambia le vicende storiche per creare maggior coinvolgimento emotivo. La poesia, come ricorda Manzoni nella Lettera a Monsieur Chauvet, ha il compito di entrare nel cuore dei personaggi e di raccontare quello che la storia non ci ha documentato. William Blake, Ugolino e i suoi figli, canto XXXIII Le modifiche di Dante alla storia Nel racconto di Dante la poesia ha anche la funzione di persuadere il lettore avvinghiandolo nelle morse del pathos e dell emotività. Per ottenere con più successo questo risultato Dante modifica due dati elementari del racconto: in primis i coprotagonisti della tragedia della Torre della Muda diventano tutti figli del conte Ugolino; in secondo luogo non sono adulti, come nella storia reale, ma bambini. L effetto prodotto è forte, perché il lettore coglie nella vicenda un ingiustizia e una violenza ancor più biasimevoli. La storia raccontata può essere considerata una tragedia della paternità: la parola «padre compare per ben quattro volte nel canto, tre solo nel monologo del conte. Il prologo alla tragedia Il prologo alla tragedia è ben costruito su sapienti richiami letterari. La vicenda di Enea e Didone (Eneide II libro), che approda a sua volta alla tragedia del suicidio della regina cartaginese, è presente nell allusione: [ ] Tu vuo ch io rinovelli disperato dolor che l cor mi preme già pur pensando, pria ch io ne favelli. vv. 4-6 Sono le parole con cui Enea esordisce prima di raccontare, su suggerimento della regina cartaginese, in un lungo flashback, le vicende che l hanno condotto fin sulle coste africane dalla città di Troia. Dante auctor riprende, poi, la sua stessa Commedia alludendo alla vicenda di Paolo e Francesca, un altra tragedia: [ ] se le mie parole esser dien seme che frutti infamia al traditor ch i rodo, parlare e lagrimar vedrai insieme. vv. 7-9 Il conte non vuole raccontare i preamboli che hanno condotto alla loro morte, ricorda solo succintamente, come nel prologo di una tragedia, quanto a tutti dovrebbe essere noto: Che per l effetto de suo mai pensieri, fidandomi di lui, io fossi preso e poscia morto, dir non è mestieri. vv. 16-18 Il racconto si soffermerà su quanto nessuno conosce, gli ultimi giorni trascorsi là all interno della torre, proprio come nella storia di Ulisse, in cui l attenzione è tutta focalizzata sull ultimo viaggio e sulla morte ivi trovata dall eroe greco e dai suoi compagni.

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato