La Divina Commedia

Nel tempo che Iunone era crucciata per Semelè contra l sangue tebano, 3 come mostrò una e altra f ata, Atamante divenne tanto insano, che veggendo la moglie con due figli 6 andar carcata da ciascuna mano, gridò: «Tendiam le reti, sì ch io pigli la leonessa e leoncini al varco ; 9 e poi distese i dispietati artigli, prendendo l un ch avea nome Learco, e rotollo e percosselo ad un sasso; 12 e quella s annegò con l altro carco. E quando la fortuna volse in basso l altezza de Troian che tutto ardiva, 15 sì che nsieme col regno il re fu casso, Ecuba trista, misera e cattiva, poscia che vide Polissena morta, 18 e del suo Polidoro in su la riva del mar si fu la dolorosa accorta, forsennata latrò sì come cane; 21 tanto il dolor le fé la mente torta. Ma né di Tebe furie né troiane si vider m i in alcun tanto crude, 24 non punger bestie, nonché membra umane, quant io vidi in due ombre smorte e nude, che mordendo correvan di quel modo 27 che l porco quando del porcil si schiude. L una giunse a Capocchio, e in sul nodo del collo l assannò, sì che, tirando, 30 grattar li fece il ventre al fondo sodo. E l Aretin che rimase, tremando mi disse: «Quel folletto è Gianni Schicchi, 33 e va rabbioso altrui così conciando . 1-12. Nel tempo carco: Dante per spie- gare la malattia dei falsificatori di persona e, in particolare, la furia con cui due folletti rabbiosi assalgono i dannati che stanno parlando con lui, si serve di un paragone con i due massimi esempi mitologici narrati dal poeta latino Ovidio. Il primo esempio narra che Giunone, regina dell Olimpo, era adirata contro Tebe a causa degli amori di Giove con Semele, figlia del fondatore della città. Per vendicarsi la dea uccise la rivale, facendola incenerire, e fece suicidare Ino, la sorella di Semele, perché il marito di lei Atamante, re di Orcomeno, impazzito aveva scambiato la moglie e i due figlioletti per leoni e catturatili aveva ucciso il figlio Learco, sbattendolo contro un sasso. Ino con l altro figlio Melicerte si annegò in mare dove furono mutati in divinità marine (Metamorfosi IV, 464-530). Iunone: forma tipica latina (Iuno). Nella mitologia Giunone, figlia di Crono e di Rea, sorella e sposa di Giove, bellissima ma litigiosa, adirata per le (vv. 1-45) Gianni Schicchi e Mirra 1-12 Nel tempo in cui Giunone era adirata, a causa di Semele, contro i Tebani, come dimostrò in due diverse circostanze (una e altra f ata), Atamante divenne tanto pazzo che quando vide camminare la moglie (Ino) con in braccio i due figli, uno per parte, gridò: «Tendiamo le reti, così catturerò quando passano la leonessa e i leoncini ; e poi allungò le mani spietate come artigli e afferrò il figlio che si chiamava Learco, lo fece roteare in aria e lo fece sbattere contro un sasso; e la moglie si annegò con l altro figlio in braccio. 13-21 E quando la sorte fece cadere in basso la superbia dei Troiani che ardiva tutto, cosicché il re (Priamo) fu distrutto con il suo regno, Ecuba addolorata, privata di tutto e prigioniera, dopo aver visto Polissena uccisa e dopo aver ritrovato, angosciata, il suo Polidoro sulla riva del mare, uscita di senno urlò come un cane; tanto il dolore le sconvolse la mente. 22-27 Ma non si videro mai Furie né di Tebani né di Troiani tanto crudeli contro qualcuno, nel ferire animali o esseri umani, quanto io vidi fare in due anime pallide e nude che correvano mordendo come il maiale quando viene liberato dal porcile. 28-33 L una raggiunse Capocchio e lo addentò sulla nuca, cosicché, trascinandolo, gli fece grattare il ventre sul duro terreno. E Griffolino d Arezzo (l Aretin) che rimase lì tremando mi disse: «Quello spirito infuriato (quel folletto che ha azzannato Capocchio) è Gianni Schicchi che rabbioso va straziando in tal modo il prossimo . infedeltà di Giove, perseguita le sue amanti e i loro figli. 13-21. E quando la fortuna fé la mente torta: il secondo esempio ancora da Ovidio (Metamorfosi, XIII, 399-575) riguarda la storia di Ecuba. La moglie del re troiano Priamo vide morire quasi tutti i suoi diciannove figli. In seguito alla caduta di Troia e all uccisione del marito (vv. 13-15), fu resa schiava dai Greci e condotta in prigionia (v. 16); dopo aver visto la figlia Polissena sacrificata sulla tomba di Achille (v. 17) e aver ritrovato sulla riva del mare (vv. 18 sg.) il cadavere del figlio Polidoro, ucciso dal re di Tracia, Polinestore, cui era stato affidato, impazzì e si trasformò in cagna (v. 20). L altezza de Troian che tutto ardiva è un ipallage, figura retorica che attribuisce a un termine di una frase una qualificazione che logicamente spetta a un termine vicino: in questo caso ad ardire tutto sono i Troiani e non la loro superbia (altezza). 22-27. di Tebe furie né troiane si schiude: le Furie (Tisifone, Aletto, Megera), det- te anche Erinni, sono dèe della vendetta e, raffigurate con i capelli formati da serpenti, rappresentano l incitamento all ira e alla follia. Qui Dante intende dire che nessuna Furia ha mai incitato esseri umani o bestie in modo così crudele di quelle che scatenano i due dannati in corsa, neppure le Furie di Tebe che invasarono Atamante nella sua follia o le Furie di Troia che invasarono Ecuba. 28. Capocchio: il dannato è punito nella decima bolgia come falsatore di metallo e con lui Dante ha parlato nel canto precedente. Secondo alcuni era nativo di Siena, secondo altri di Firenze. Gli antichi commentatori (l Anonimo e il Buti) dicono che era stato compagno di studi di Dante. 31-32. l Aretin Gianni Schicchi: Griffolino d Arezzo non è stato azzannato. Questo dannato, alchimista e falsatore di metalli, bruciato sul rogo come eretico, incontrato da Dante nel canto precedente, ora fornisce al poeta notizie su Gianni Schicchi ( Personaggi) folletto...rabbioso (Parole in chiaro). Inferno Maestro Adamo 253

La Divina Commedia
La Divina Commedia
Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato