La Divina Commedia

Lascia parlare a me, ch i ho concetto ciò che tu vuoi; ch ei sarebbero schivi, 75 perch e fuor greci, forse del tuo detto . Poi che la fiamma fu venuta quivi dove parve al mio duca tempo e loco, 78 in questa forma lui parlare audivi: «O voi che siete due dentro ad un foco, s io meritai di voi mentre ch io vissi, 81 s io meritai di voi assai o poco quando nel mondo li alti versi scrissi, non vi movete; ma l un di voi dica 84 dove, per lui, perduto a morir gissi . Lo maggior corno de la fiamma antica cominciò a crollarsi mormorando, 87 pur come quella cui vento affatica; indi la cima qua e là menando, come fosse la lingua che parlasse, 90 gittò voce di fuori, e disse: «Quando mi diparti da Circe, che sottrasse me più d un anno là presso a Gaeta, 93 prima che sì En a la nomasse, né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre, né l debito amore 96 lo qual dovea Penelopè far lieta, vincer potero dentro a me l ardore ch i ebbi a divenir del mondo esperto, 99 e de li vizi umani e del valore; ma misi me per l alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna 102 picciola dalla qual non fui diserto. L un lito e l altro vidi infin la Spagna, fin nel Morrocco, e l isola d i Sardi, 105 e l altre che quel mare intorno bagna. 74-75. sarebbero schivi, perch e fuor greci: verso di difficile interpretazione: perché i due eroi greci dovrebbero mostrare reticenza nel parlare con Dante? Le interpretazioni sono varie e attendibile sembra quella secondo cui la cultura greca, ignota al Medioevo, a causa della lingua e della scarsezza di documenti, veniva veicolata attraverso gli autori latini. I primi letterati italiani in grado di leggere Omero in lingua originale furono Petrarca e Boccaccio (1313-1375). Virgilio, che rappresenta la romanità, è dunque il tramite culturale attraverso cui il mondo greco e quello medievale neolatino possono mettersi in comunicazione. 82. alti versi: Virgilio si riferisce all Eneide; nella retorica antica «alti erano considerati i versi illustri o tragici, riservati alla tragedia o al poema epico, i cui personaggi sono eroi, divinità, re, regine. 90-91. Quando ... sottrasse: Dante fa cominciare il folle volo di Ulisse dal momento della partenza dal luogo dove la maga Circe, figlia 73-75 Lascia parlare me, perché ho compreso quello che vuoi sapere; poiché essi potrebbero essere restii a parlare con te, in quanto furono greci . 76-84 Dopo che la fiamma fu giunta là dove alla mia guida sembrarono opportuni il tempo e il luogo, la udii parlare in questo modo: «O voi che siete due dentro una sola fiamma, se io ebbi qualche merito presso di voi mentre vissi, se ebbi qualche merito grande o piccolo presso di voi quando nel mondo composi gli alti versi (dell Eneide), fermatevi; ma uno di voi dica dove in un viaggio senza ritorno (perduto) andò a morire . (vv. 85-142) Il racconto dell ultimo viaggio di Ulisse 85-102 Il corno più alto della fiamma antica cominciò a dondolare mormorando, proprio come quella che il vento muove; quindi spostando di qua e di là la punta, come se fosse la lingua che parlava, fece uscire la voce e disse: «Quando mi allontanai da Circe, che mi trattenne vicino a Gaeta per più di un anno, prima che Enea la chiamasse così, né la tenerezza per mio figlio, né la devozione per il vecchio padre, né il legittimo amore che doveva rendere felice Penelope poterono vincere dentro di me il desiderio che ebbi di conoscere il mondo e i vizi e le virtù degli uomini; ma mi portai in mare aperto con una sola barca e con i pochi compagni che non mi avevano abbandonato. 103-112 Vidi una costa e l altra sino alla Spagna, al Marocco e all isola di Sardegna e le altre isole bagnate da quel mare. del Sole, con la sua bellezza e le sue lusinghe, lo aveva trattenuto per più di un anno, dopo aver trasformato in porci i suoi compagni. 92-93. presso a Gaeta ... nomasse: gli antichi spiegavano fantasiosamente i nomi delle diverse località attraverso le favole eziologiche: il luogo, che si trova presso il promontorio Circeo, dov era la grotta della maga Circe, fu chiamato Gaeta da Enea per ricordare la sua nutrice, Caieta, morta proprio lì (Ovidio, Metamorfosi XV, 157; Virgilio, Eneide VII, 1-2). 94-99. né dolcezza di figlio ... valore: il figlio è Telemaco, che Ulisse lasciò bambino quando partì per Troia e ritrovò giovinetto al suo ritorno. 94. pieta: è la pietas latina, che esprime quel senso di reverenza e di devozione dovute agli uomini e agli dèi. Il termine «pietà nel significato di compassione, come è usato oggi, era reso in latino con misericordia. 95. vecchio padre: è Laerte, vecchio re di Itaca che, quando Ulisse partì per Troia, ab- bandonò la reggia per vivere nei campi con i suoi servi, in attesa del ritorno del figlio. 96. Penelopè: è figlia di Icario, moglie di Odisseo e madre di Telemaco. bella, prudente e saggia. Nonostante Odisseo sia lontano da vent anni e ritenuto morto, lo aspetta e riesce a rimandare il matrimonio con uno dei Proci promettendo di risposarsi solamente al termine di una tela che tesse di giorno e disfa di notte. divenuta per questo simbolo della fedeltà coniugale. 98-99. del mondo esperto ... e del valore: nel delineare la figura di Ulisse Dante ha presenti gli scrittori latini; oltre a Virgilio, anche Orazio (Epistole, I, 2) e Cicerone (De finibus, V, XVIII), che connotarono l eroe soprattutto per la sua sete di conoscenza . 100. ma ... aperto: l ignoto, espresso dai due aggettivi alto (profondo) e aperto (sconfinato), non spaventa Ulisse. 101. legno: metonimia, la materia per l oggetto; sta per «nave . Inferno Ulisse 227

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato