La Divina Commedia

Vanni Fucci 217 Inferno della disperazione di non poter rifiutare di rispondere alla domanda e quindi di non poter sottrarsi all infamia, giusta condanna divina (Più mi duol che tu m hai colto / ne la miseria dove tu mi vedi, / che quando fui de l altra vita tolto. / Io non posso negar quel che tu chiedi; / in giù son messo tanto perch io fui / ladro a la sagrestia d i belli arredi, vv. 133-138). Vanni Fucci, sanguinario, violento, iracondo e ladro, può esistere solo nella negatività del male e può evadere dalla prigione della propria miseria morale solo attraverso il male che la sua profezia arreca a Dante, avversario politico. Il guelfo nero volutamente desidera procurare sofferenza al poeta fiorentino: gli si rivolge con tono aggressivo come in un rinfaccio (apri li orecchi, v. 142) perché l altro possa meglio udire la sventura che lo aspetta, e chiude il canto con le dure parole: E detto l ho perché doler ti debbia! (v. 151). Le profezie dell esilio: da Ciacco a Vanni Fucci L incontro con questo personaggio, noto nella Toscana di fine Duecento per la ferocia con cui partecipò tra i Neri alle lotte intestine di Pistoia, assume particolare rilievo in relazione alla vicenda personale di Dante. Vanni Fucci, nel suo rabbioso dispetto per essere colto in una così umiliante situazione, preannuncia sia la cacciata dei Bianchi da Firenze (tra la fine del 1301 e l inizio del 1302) sia la sconfitta dei Bianchi di Pistoia (nel 1306, vanificò le speranze di rivalsa dei fuoriusciti Bianchi fiorentini). La profezia di questo dannato si unisce alle precedenti allusioni ricevute da Dante a un duro destino che l attenderebbe di lì a poco. ( Le profezie dell esilio ascoltate nell Inferno, p. 218). Il sincretismo culturale di Dante Dante vede nel peccato dei ladri un altissimo grado di fraudolenza e in questa bolgia assegna ai serpenti per contrappasso il ruolo di esecutori della ineluttabile punizione divina. La rapidità del fenomeno oltremondano dell incenerimento del dannato, trafitto al collo da un serpente per poi ricostituirsi subitaneamente in figura umana, recupera dagli antichi il mito della fenice, che risuscitava dopo essersi consumata nel fuoco. Il sincretismo culturale del poeta, ovvero la mediazione dantesca tra cultura classica e cristiana, va oltre le fonti pagane (Ovidio, Lucano) e aggiunge alla meraviglia, allo sgomento, allo stupore del mito della rinascita l intento etico-religioso della giusta punizione divina sottolineata anche dalla exclamatio: Oh potenza di Dio, quant è severa, / che cotai colpi per vendetta croscia! (vv. 119-120). Di conseguenza la religiosità di Dante aggiunge al mito di per sé incredibile «un nuovo attributo di credibilità o verosimiglianza dedotto dal postulato teologico che Dio, quei che puote, può realmente, con la sua divina arte, operare infrangendo le barriere delle leggi naturali (D. Mattalia). William Blake, Inferno, canto XXIV La simbologia del serpente: inganno e tradimento Nel canto confluiscono la cultura medievale, che riconosceva valore divinatorio alle favole dei poeti pagani, e la visione simbolica della realtà, che attribuiva significati morali alle caratteristiche fisiche e al comportamento degli animali, segni di una superiore verità. Le scienze naturali rientravano gerarchicamente in un quadro di verità derivante dalla «scienza di Dio : la teologia illuminava dall alto tutta l attività conoscitiva dell uomo, pertanto la conoscenza sperimentale della natura non aveva una sua autonomia e si intrecciava con quella simbolica e leggendaria; la natura era un libro scritto da Dio, un insieme di simboli che racchiudevano in sé significati da interpretare. La Bibbia divenne un modello d interpretazione della realtà, e i testi «scientifici medievali altro non sono che un catalogo di quanto è ritenuto puro o peccaminoso all interno del mondo animale (bestiari), vegetale (erbari) e minerale (lapidari). In particolare, la descrizione del serpente (pelle viscida, movimento rapido e strisciante, veleno mortale, stretta soffocante delle spire), supportata nel trattatello del Fisiologo («Esperto della natura , II-III sec.) da citazioni bibliche (consigliò a Eva di mangiare il frutto proibito nel giardino dell Eden, Genesi III, 1-7), suggerisce il messaggio simbolico-morale: il serpente è il più furbo di tutti gli animali della Terra, è il simbolo del demonio tentatore che spinge a compiere il male.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato