Altre pagine altri percorsi – L’immagine dei diavoli. Da

200 Canto XXII Altre pagine altri percorsi L immagine dei diavoli Da Dante a Clive Staples Lewis La figura demoniaca nel corso dei secoli è rimasta saldamente legata nell immaginario collettivo a quella umana, ma con tratti bestiali, dell uomo con coda e corna e alcuni tratti del satiro del mondo classico (pelosità accentuata, piede caprino), armato di forca. Nel mondo contemporaneo, che ha sostanzialmente perduto l idea del demonio come creatura soprannaturale, la presenza infernale è soprattutto quella del révenant, del morto vivente, del mostro che emerge dall inconscio, presente nell iconografia cinematografica, con le fattezze umane degradate dalla morte, il quale, più che aspettare il visitatore nell aldilà, esce dall oltretomba e insidia i viventi per trascinarli non alla dannazione eterna, ma al nulla della morte. Dal Medioevo ad oggi la letteratura ha, spesso, presentato i diavoli come protagonisti di romanzi, di racconti o di opere teatrali oppure ne ha rievocato l immagine o il nome nella descrizione dei luoghi: l Inferno dantesco, I promessi sposi, l operetta morale di Leopardi Dialogo di Malambruno e di Farfarello, il romanzo di Lewis Le lettere di Berlicche ne sono solo alcuni esempi. Andrea di Buonaiuto, I demoni, 1365-1367, affresco, Firenze, Santa Maria Novella, Cappellone degli Spagnoli. La bolgia dei barattieri e i diavoli nell immaginario medioevale Durante tutto il Medioevo gli episodi biblici erano rappresentati, a scopo didattico, per quanti non sapevano leggere: le scene erano inizialmente montate su carri che procedevano in processione lungo le strade, poi vennero allestiti grandi palchi a più piani con l impiego di macchine teatrali per far apparire in scena angeli e demoni. Nelle sacre rappresentazioni i diavoli, degradati dal peccato di disobbedienza in antitesi con l altezza vertiginosa e celeste degli angeli, agivano tra gli spettatori indossando barbe finte o maschere mostruose; la loro funzione era di rappresentare, allegoricamente, gli ostacoli che si frapponevano agli uomini nel cammino verso la salvezza, come a simboleggiare che il demonio può essere in tutti e fra tutti ad ogni momento. La stessa corporeità realistica è reperibile anche nel canto XXII dell Inferno: c è Farfarello, il diavolo folletto che appartiene a tutte le culture, che va e viene, scompare e ricompare, c è Alichino, il diavolo come lo rappresentava la cultura popolare del Medioevo nutrita delle raffigurazioni su vetrate, su capitelli, su affreschi, su quadri che i predicatori erranti si trascinavano sulle spalle, nei costumi degli attori delle sacre rappresentazioni. Manzoni: la bolgia dei barattieri nel castello dell Innominato Ne I promessi sposi di Alessandro Manzoni (1785-1873) la descrizione del castello dell Innominato, sia per quanto riguarda i luoghi sia per quanto concerne i personaggi che lo popolano, risente profondamente delle atmosfere infernali e, più in particolare, della bolgia dei barattieri. Nel capitolo XX Manzoni così lo presenta (in grassetto espressioni per così dire dantesche): Il castello dell Innominato era a cavaliere a una valle1 angusta e uggiosa2, sulla cima d un poggio che sporge in fuori da un aspra giogaia3 di monti [ ]. Quella che guarda la valle è la sola praticabile; un pendìo piùttosto erto, ma uguale e continuato; a prati in alto; nelle falde4 a campi, sparsi qua e là di casucce. Il fondo è un letto di ciottoloni [ ]; il resto è schegge e macigni, erte ripide, senza strada e nude [ ]. Dall alto del castellaccio, come l aquila dal suo nido insanguinato, il selvaggio signore dominava all intorno tutto lo spazio dove piede d uomo potesse posarsi. 1. A cavaliere a una valle: a cavallo di una valle. 2. Uggiosa: che suscita un senso di tristezza. 3. Giogaia: valico. 4. Nelle falde: nei pendii. Nel capitolo XXIII don Abbondio è tutto impaurito all idea di recarsi dall Innominato a recuperare, su ordine dell Arcivescovo Federico Borromeo, la povera Lucia. Il curato entra nella valle ove si trova il castello: il luogo è grigio e roccioso, come «Malebolge, tutto di pietra di color ferrigno . La costruzione dantesca si staglia su una ripa dura, divisa in dieci valli; tutte collegate da ponticelli che conducono a un pozzo centrale in un susseguirsi di roccia e scogli, argini e fossi. I fraudolenti che si trovano in questa fascia infernale, dice Dante, non hanno peccato

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato