Analisi e interpretazione

Analisi e interpretazione Per approfondire I movimenti ereticali La passione politica Gli affetti familiari Dante immagina di incontrare Farinata degli Uberti, immobile e impettito, in piedi nel sepolcro infuocato, sdegnoso dell Inferno (ed el s ergea col petto e con la fronte / com avesse l inferno in gran dispetto, vv. 35-36). La grandezza di Farinata è rilevata dal suo irrompere sulla scena. Nell incontro con Farinata si innesta, a incastro, quello con Cavalcante. Il dannato appare fragile, orgoglioso del figlio ma, nel contempo, ansioso per la sua sorte. La sua personalità emerge nell accorato grido (mio figlio ov è, v. 60) e nello scatto d angoscia quando lo crede morto «Come? / dicesti elli ebbe ? non viv elli ancora? / non fiere li occhi suoi lo dolce lume? , vv. 67-69). L atteggiamento di Farinata è diverso da quello di Cavalcante, eppure entrambi sono accomunati dalla stessa tomba e dal ricordo nostalgico che li lega ancora al mondo dei vivi (il dolce mondo, v. 82). L epicureismo li rende attenti, nell Inferno, a interessi e valori terreni: la lotta politica e l orgoglio di parte, l uno; l amore di padre e l orgoglio per le doti d ingegno del figlio, l altro. Lo scontro verbale Dante e Farinata, fieri avversari politici, evocano episodi dolorosi per l uno e per l altro, accomunati dall amore per la stessa patria (La tua loquela ti fa manifesto / di quella nobil patr a natio / a la qual forse fui troppo molesto, vv. 25-27). Il ghibellino Farinata rinfaccia all interlocutore le proprie vittorie insistendo sulle sconfitte della parte avversa (Fieramente furo avversi / a me e a miei primi e a mia parte, / sì che per due f ate li dispersi, vv. 46-48); ma Dante gli ricorda con una punta di ironia il successivo rientro dei guelfi a Firenze e la definitiva disgrazia dei ghibellini (S ei fur cacciati, ei tornar d ogne parte , / rispuos io lui, «l una e l altra f ata; / ma i vostri non appreser ben quell arte, vv. 49-51). La profezia dell esilio Dopo la breve apparizione di Cavalcante, il colloquio assume toni più pacati e Farinata predice a Dante l esilio imminente (Ma non cinquanta volte fia riaccesa / la faccia della donna che qui regge, / che tu saprai quanto quell arte pesa, vv. 79-81) con un sentimento non più di ritorsione ma di compassione per un rivale politico, il cui destino è accomunato agli Uberti (E se tu mai nel dolce mondo regge, / dimmi: perché quel popolo è sì empio / incontr a miei in ciascuna sua legge?, vv. 82-84). Egli rivendica i propri meriti verso Firenze per il gesto compiuto nel convegno di Empoli (quando gli altri ghibellini volevano distruggerla) e rievoca il comportamento di tanti altri che con i loro odi e le loro passioni sconvolsero il vivere civile. La profezia di Farinata si avvera nell estate del 1304, quando, in seguito all ultimo fallito tentativo dei Bianchi di ritornare a Firenze con la forza (Battaglia della Lastra, 20 luglio 1304), Dante si separerà da loro definitivamente e si recherà in esilio presso gli Scaligeri di Verona. La consapevolezza di Dante La passione politica con- ferisce magnanimità a Farinata, il non sapersene staccare è il suo limite: ridurre l esistenza agli impegni terreni senza saper guardare al di là dei valori del mondo gli rivela ora tutta la sua vanità. Per contrasto emerge la consapevolezza di Dante che si devono superare rivalità e interessi personali («Deh, se riposi mai vostra semenza , v. 94) per il bene della stessa patria, nel nome della quale era iniziato il loro colloquio. E tale risultato si può ottenere solo se la vita è regolata dalle norme di una superiore giustizia. Precarietà della conoscenza razionale Nella parte conclusiva del canto Farinata spiega a Dante che i dannati hanno preveggenza del futuro ma non conoscono il presente (Noi veggiam, come quei c ha mala luce, v. 100). Ecco perché Cavalcante non conosce la sorte presente del figlio. La mala luce per queste anime, in particolare, diventa una sorta di contrappasso: al loro epicureismo, che da vivi li portò a negare la vita futura e a credere solo alle cose presenti, corrisponde nell Inferno la preclusione del presente e la conoscenza del futuro. I limiti di questa concezione tutta razionalistica e terrena, di cui anche Dante, come pellegrino, avverte l illusorietà, sono superati dalle rincuoranti parole di Virgilio, il quale contrappone a quella mala luce il bell occhio di Beatrice che tutto vede (v. 131). Sarà infatti l incontro con la donna amata a rivelare al pellegrino, ora smarrito (v. 125), il significato e il valore del suo destino. Lo stile elevato I discorsi dei personaggi conferiscono ai versi un tono elevato; del resto è lo stesso Virgilio che sollecita Dante a usare parole adatte alla situazione e degne delle anime magnanime punite in questo cerchio (Le tue parole sien conte, v. 39). Farinata entra in scena in modo perentorio e usa il linguaggio cortese (O Tosco che per la città del foco / vivo ten vai così parlando onesto, / piacciati di restare in questo loco, vv. 22-24). Le espressioni metaforiche s è dritto [ ] ed el s ergea col petto e con la fronte (vv. 32-35) evocano, oltre alla imponenza fisica, il coraggio e la grandezza morale di Farinata: petto e fronte, sede dell animo e dell intelligenza, sono ritenute le parti più nobili del corpo umano. La nobiltà è ribadita nel v. 73 dall aggettivo magnanimo (latino magno animo, «di grande animo) . Il cieco carcere dell Inferno (vv. 58-59), il letto che consiste in un sepolcro infuocato (v. 78), la dea degli Inferi Proserpina, personificazione della luna, indicata con la perifrasi faccia della donna che qui regge (v. 80) accentuano la solennità dei versi. Inferno Farinata degli Uberti 117

La Divina Commedia
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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato