La Divina Commedia

108 Canto IX 94-96 Perché vi opponete a quella volontà per la quale il fine non può mai essere incompiuto (mozzo) e che più volte ha fatto aumentare i vostri dolori? 97-99 A che giova scontrarsi (dar di cozzo) con il volere di Dio? Il vostro Cerbero, se ben vi ricordate, porta ancora pelati il mento e il gozzo . 100-105 Poi ritornò per la strada fangosa, e non ci rivolse una parola, ma assunse l atteggiamento dell uomo che sia assillato da una preoccupazione diversa di quella di chi gli sta di fronte; noi movemmo i piedi verso la città, sicuri dopo le parole sante. (vv. 106-133) Le tombe degli eresiarchi 106-111 Vi entrammo senza alcun ostacolo (guerra); e io, che desideravo osservare la condizione (dei peccati e peccatori) racchiusa dentro tale fortezza, non appena entrai, volgo intorno lo sguardo: e vedo da ogni parte una grande pianura, piena di dolore e di grave tormento. 112-120 Come ad Arles, dove il Rodano forma degli stagni, come a Pola, nel golfo del Quarnaro, che è l estremità d Italia e bagna i suoi confini, i sepolcri rendono il luogo tutto accidentato, così facevano qui da ogni parte, solo che il modo era più crudele; poiché tra le tombe erano sparse delle fiamme, a causa delle quali erano tutte così infuocate, che nessun lavoro artigianale (arte) ha bisogno di ferro più arroventato. 121-126 Tutti i loro coperchi erano aperti e ne fuoriuscivano lamenti così dolorosi (duri) che sembravano davvero di dannati e di tormentati. E io: «Maestro, quali sono quelle anime che, sepolte dentro quelle arche, si fanno udire con i loro dolenti sospiri? . 127-130 Ed egli a me: «Qui stanno i fondatori di eresia (eres arche) con i loro seguaci, di ogni setta, e le tombe sono piene molto più di quanto tu creda. Qui è sepolto simile con simile, e i sepolcri (monimenti) sono più e meno caldi . 132-133 E poi che si fu rivolto a destra, passammo attraverso i sepolcri (martìri) e le alte mura (spaldi) della città (di Dite). Perché recalcitrate a quella voglia a cui non puote il fin mai esser mozzo, 96 e che più volte v ha cresciuta doglia? Che giova ne le fata dar di cozzo? Cerbero vostro, se ben vi ricorda, 99 ne porta ancor pelato il mento e l gozzo . Poi si rivolse per la strada lorda, e non fé motto a noi, ma fé sembiante 102 d omo cui altra cura stringa e morda che quella di colui che li è davante; e noi movemmo i piedi inver la terra, 105 sicuri appresso le parole sante. Dentro li ntrammo sanz alcuna guerra; e io, ch avea di riguardar disio 108 la condizion che tal fortezza serra, com io fui dentro, l occhio intorno invio: e veggio ad ogne man grande campagna, 111 piena di duolo e di tormento rio. Sì come ad Arli, ove Rodano stagna, sì com a Pola, presso del Carnaro 114 ch Italia chiude e suoi termini bagna, fanno i sepulcri tutt il loco varo, così facevan quivi d ogne parte, 117 salvo che l modo v era più amaro; ché tra li avelli fiamme erano sparte, per le quali eran sì del tutto accesi, 120 che ferro più non chiede verun arte. Tutti li lor coperchi eran sospesi, e fuor n uscivan sì duri lamenti, 123 che ben parean di miseri e d offesi. E io: «Maestro, quai son quelle genti che, seppellite dentro da quell arche, 126 si fan sentir coi sospiri dolenti? . E quelli a me: «Qui son li eres arche con lor seguaci, d ogne setta, e molto 129 più che non credi son le tombe carche. Simile qui con simile è sepolto, e i monimenti son più e men caldi . E poi ch a la man destra si fu vòlto, 133 passammo tra i martìri e li alti spaldi. Miniatura della Divina Commedia, Inferno IX, Ms. Holkham misc. 48, XIV secolo, Oxford, Bodleian Library.

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Edizione integrale aggiornata al nuovo Esame di Stato