3 L’attribuzione di causalità: i modelli di Kelley, di Hilton-Slugoski e di Weiner

3. L’attribuzione di causalità: i modelli di Kelley, di Hilton-Slugoski e di Weiner

3.1 I MODELLI DI KELLEY E DI HILTON-SLUGOSKI

La psicologia sociale introduce una visione di essere umano come soggetto attivo e che necessita di poter interpretare e prevedere l’ambiente in cui vive. L’uomo, per collegare azioni e intenzioni degli altri, deve produrre delle inferenze a partire dai dati ambientali e dall’esperienza personale. Tali processi rientrano sotto l’ambito dell’attribuzione di causalità. Essa consiste nella spiegazione delle motivazioni (cause, appunto) per cui si verifica un certo evento o viene messo in atto un determinato comportamento.

Lo psicologo statunitense Harold Kelley (1921-2003) ha elaborato un modello di attribuzione di causalità. Egli afferma che l’attribuzione delle intenzioni, in un sistema condiviso, si basa sulla valutazione di alcune caratteristiche delle scelte; in particolare, l’osservatore nella vita quotidiana cercherà di ottenere informazioni esaurienti, basandosi su quattro criteri:

  • specificità;
  • coerenza nel tempo;
  • coerenza nelle modalità;
  • consenso.

esempio: vogliamo capire se il divertimento di una persona che assiste a una serie tv sia dovuto alla serie in sé oppure ad altre cause come le caratteristiche della persona. L’attribuzione del divertimento alla serie tv sarà possibile se quell’effetto sarà riscontrabile solo in presenza di quella serie e non di altre (specificità), se produrrà lo stesso effetto anche le altre volte in cui si vedrà (coerenza nel tempo) e anche se vista in altri modi, tipo in altri dispositivi o in altri contesti (coerenza nelle modalità) e se produrrà lo stesso effetto anche su altre persone (consenso). Viceversa, l’effetto sarà attribuito alla persona o alle circostanze.

Secondo Denis J. Hilton (professore di Psicologia sociale all’università di Tolosa II) e Ben R. Slugoski, invece, il modello sarebbe più semplificato.

Il processo di attribuzione delle cause viene attivato solo quando un evento non segue schemi mentali automatici memorizzati nel corso dell’esperienza.

esempio: ci si aspetta che un ragazzo saluti un amico quando lo incontra. Se una volta non avviene ci potremmo chiedere se il ragazzo non saluta mai nessun amico, se non saluta solo quello oppure se è quell’amico a non essere mai salutato da nessuno.

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3.2 IL MODELLO DI WEINER

Lo psicologo statunitense Bernard Weiner (n. 1935) ha indagato i processi di attribuzione delle nostre azioni: ha cercato, cioè, di capire a quali elementi attribuiamo il successo o il fallimento del nostro comportamento. Non si tratta di un processo di scarso valore, poiché il buon esito di una nostra impresa ha notevoli ricadute sul piano psicologico, sociale ed emotivo. Ci possiamo, per esempio, sentire più sicuri di noi stessi se pensiamo che il successo dipenda da nostre abilità, o viceversa molto insicuri se pensiamo che sia causato da eventi accidentali o da cause a noi esterne.

Esistono due assi incrociati per definire questo tipo di attribuzione causale: la dimensione interno/esterno e quella stabilità/instabilità, a seconda del fatto che tali attribuzioni interne o esterne siano durevoli nel tempo.

Esempio: possiamo attribuire il buon esito di una verifica di matematica a diversi fattori: la nostra particolare abilità logico-matematica (causa stabile interna), oppure l’impegno e lo sforzo prodotti per prepararsi a quella verifica e per farla (causa instabile interna). In alternativa potremmo pensare che sia dovuto alla facilità del compito (causa stabile esterna) o ancora semplicemente alla fortuna (causa instabile esterna).

In generale, le persone tendono ad attribuire il successo delle proprie prestazioni a qualità interne, mentre l’insuccesso a cause esterne. Questo ci fa capire che talvolta gli individui attribuiscono le cause non sulla base di analisi di informazioni oggettive ma di altri aspetti.

Nel processo di attribuzione causale esistono infatti errori involontari e istintivi:

  • errori fondamentali: si tende a leggere il proprio comportamento come responsivo all’ambiente, sovrastimando le cause ambientali (le informazioni ambientali sono più importanti per l’attore), mentre nel caso delle azioni altrui si sovrastimano le cause personali (è l’agire dell’altro a diventare più saliente per l’osservatore).
  • tendenze autodifensive: si tende ad attribuire a se stessi il successo e a negare la responsabilità per l’insuccesso con lo scopo di proteggere l’immagine di sé.

per lo studio

1. Secondo quali caratteristiche si effettuano attribuzioni causali nel modello di Kelley?

2. Spiega il modello di Weiner dell’attribuzione causale.


  Per discutere INSIEME 

Dividete la classe in due gruppi. Il primo gruppo dovrà assegnare un premio a un personaggio famoso decidendo autonomamente i criteri. Gli altri dovranno quindi ipotizzare sulla base di quali criteri è stato assegnato il premio a quel particolare personaggio, utilizzando gli assi di valutazione di Weiner.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
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Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane