6.2 LA DEPRESSIONE
La depressione non dipende solo da fattori psicosociali quali separazioni coniugali, fallimenti, licenziamenti, traumi, lutti o altre vicende sgradevoli. Essa infatti può derivare da fattori genetici o biologici che possono predisporre al suo manifestarsi. In ogni caso, la percentuale di persone che soffrono di depressione è in costante aumento e, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nel giro di pochi anni sarà la seconda causa di invalidità dopo le malattie cardiovascolari.
Oggi soffrono di depressione nel mondo più di 350 milioni di persone, distribuite prevalentemente in Asia, in Europa e negli Stati Uniti. La depressione può colpire chiunque in qualsiasi periodo della vita, ma i dati mostrano che a soffrirne sono soprattutto gli adulti, con una prevalenza della popolazione femminile; in Italia le persone depresse sono circa tre milioni: due milioni di donne e uno di uomini.
I sintomi più comuni della depressione sono perdita di energia, forte sensazione di affaticamento, insoddisfazione per ciò che si fa, mancanza di speranza, sensazione di fallimento incombente, una forte componente di autocritica e di autosvalutazione e un pensiero pessimista.
Il depresso è continuamente immerso nei propri pensieri come in una costante “ruminazione” da cui non riesce a distogliersi o a liberarsi: da ciò deriva un comportamento caratterizzato da frequenti lamentele, rinunce, rifiuto della terapia e, assai spesso, pensieri o tentativi di suicidio. In conseguenza di ciò i soggetti che soffrono di depressione tendono a isolarsi, perdono la capacità lavorativa, rifiutano le relazioni con il partner e aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.
La depressione può essere trattata sia a livello farmacologico sia attraverso la psicoterapia: poiché non sempre uno solo di questi trattamenti è efficace, solitamente un trattamento adeguato prevede entrambe le soluzioni.
Nel corso del tempo sono state formulate numerose teorie che hanno cercato di offrire delle spiegazioni sulle dinamiche di questo disturbo. In ambito psicoanalitico, Sigmund Freud descrive la dinamica della depressione come un attacco che il soggetto rivolge a se stesso in seguito alla delusione prodotta dalla perdita di un oggetto d’amore. In ambito comportamentista, Martin Seligman (n. 1942) sottolinea maggiormente la sensazione di impotenza quando si è in una situazione in cui nulla può esser fatto per migliorare lo stato delle cose. In ambito cognitivista, infine, secondo Aaron Beck (n. 1921) uno dei fattori fondamentali da individuare nella depressione risiede nel fatto che il soggetto adotta schemi disfunzionali, cioè sviluppa credenze su di sé caratterizzate da senso di perdita, disperazione e autocritica, come per esempio la sensazione di non essere all’altezza o di essere inadeguato.