7 La crisi nel legame di coppia

7. La crisi nel legame di coppia

7.1 LE DIFFICOLTÀ NELLA VITA DI COPPIA

Nelle vicende amorose di un adulto la nascita di un amore è sempre possibile, ma diviene molto più importante la tenuta dell’esperienza amorosa all’interno di una lunga vicenda coniugale, nella quale condividere l’esperienza della quotidianità, una conoscenza sempre più approfondita della persona con cui si vive, la gestione dei problemi e delle gioie della vita. L’esperienza coniugale protratta nel tempo, infatti, stabilisce un legame di coppia ben diverso dal semplice innamoramento; l’amore ne è una componente essenziale ma non è l’unica: occorrono comprensione, attitudine alla condivisione e fiducia reciproca. La tenuta del legame, del resto, è messa in pericolo da molti fattori quali la noia, i cambiamenti nello status di uno dei due partner e i diversi obiettivi professionali che con il tempo possono comparire.

In passato le coppie tendevano a essere molto stabili: il divorzio era vietato dalla legge e stigmatizzato dalla cultura, motivo per cui le donne, relegate in una dimensione materna e di cura della casa senza una vera autonomia professionale ed economica, non potevano far altro che accettare il mantenimento della relazione coniugale anche quando questa era divenuta insopportabile. Con la legge sul divorzio promulgata in Italia nel 1974, con la progressiva emancipazione sociale ed economica della donna e con i profondi cambiamenti culturali intervenuti nella nostra mentalità il legame di coppia diviene sempre più una scelta libera che non vincola in modo assoluto i due partner: in conseguenza di ciò le crisi nella relazione sfociano più spesso in una rottura del legame e in una separazione. In altri termini, nella vita di oggi i due partner si scelgono continuamente e la loro relazione non è decisa una volta per tutte in un solo momento della loro vita; tutto questo rappresenta un grande passo in avanti sul piano dell’autonomia e del progresso sociale, ma ovviamente mette a rischio la continuità e la tenuta delle relazioni meno solide. Le coppie hanno quindi sempre più sentito il bisogno di essere aiutate nella gestione del loro rapporto e, forse proprio per questa ragione, sono nati modelli di intervento psicologico che hanno preso in carico la coppia o la famiglia nel suo insieme, invece che i suoi singoli componenti.

7.2 LA TERAPIA DI COPPIA

La terapia di coppia nasce in Inghilterra negli anni Cinquanta del secolo scorso grazie agli studi pioneristici di Henry V. Dicks (1900-1977). Secondo l’autore, da un punto di vista psicoanalitico la relazione gratificante con una persona rappresenta la vera spinta che permette all’individuo di evolversi in modo sano. In questa logica, per Dicks il matrimonio, o comunque una relazione protratta nel tempo fra due partner, rappresenta una sorta di terapia naturale, nel senso che ognuno diviene, in un certo senso, il terapeuta dell’altro, la persona grazie alla quale l’individuo realizza il suo progetto evolutivo. Ognuno dei due partner, infatti, si pone nella relazione a partire da una serie di aspettative e di desideri, che sono nati nel proprio ambiente familiare ma che rappresentano il bisogno evolutivo messo nelle mani dell’altra persona. Questo reciproco affidarsi è l’essenza di una relazione duratura, ma è ovviamente necessario che ognuno dei due partner possegga davvero quelle caratteristiche che servono a rendere funzionale la relazione, ossia che in entrambi si sviluppi una parte che si rende complementare all’altro.

Esempio: una persona molto intraprendente potrebbe avere bisogno di un partner che infonda tranquillità e sicurezza; una persona molto insicura potrebbe invece avere bisogno di un partner che la sostenga e incoraggi.

Secondo Dicks il legame di coppia rappresenta una sintesi dinamica e non statica: è sempre in movimento e richiede un continuo sforzo di adattamento. Quando tutto va bene la coppia trova una forte complementarità e ognuno dei due partner aiuta l’altro a crescere e a realizzarsi. Tuttavia, si possono anche costruire dei legami patologici nei quali non vi è crescita, ma una sorta di reciproco annullamento. Ci sono infatti coppie che, pur avendo perduto ogni speranza evolutiva e ogni forma di amore e pur essendo coinvolte in relazioni crudeli e persecutorie, continuano a stare insieme come se fossero condannate a una forma di convivenza forzata senza sbocchi e senza speranze. In casi come questi potrebbe risultare molto utile una terapia di coppia che aiuti i due partner a ritrovare il senso del loro stare insieme o a decidere definitivamente di separarsi.

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CITTADINI RESPONSABILI

Il femminicidio

Il termine femminicidio (letteralmente, “omicidio di una femmina”) non fa riferimento solo all’atto omicida ma comprende tutte quelle situazioni nelle quali una donna è assoggettata fisicamente e psicologicamente, fino alla schiavitù e alla morte, a un uomo, sulla base di un’ideologia di supremazia maschile. Una ricerca effettuata nel 2018 stima che nel mondo ogni anno 87 000 donne vengano uccise per motivi di genere. In Europa, l’Italia si colloca fortunatamente fra i paesi ove la percentuale di femminicidi è molto bassa, ma è comunque terribile pensare che nel periodo fra il 2004 e il 2015 una donna su duecentomila sia stata uccisa dal proprio partner nel nostro paese. Nel giugno del 2013 il Parlamento italiano ha ratificato la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Nell’agosto dello stesso anno il governo ha emanato il decreto legge 93/2013 (poi convertito in legge n. 119, 15 ottobre 2013), che contiene norme che prevedono una serie di aggravanti per questo tipo di reati.

Le ragioni che generano questo fenomeno sono molteplici: in alcuni casi è l’emancipazione femminile che risulta intollerabile per alcuni maschi incapaci di sopportare il senso di inferiorità che essa procura, in altri si tratta di gelosia patologica che riesce a esprimersi solo attraverso la violenza, in altri ancora è una concezione distorta e possessiva dell’amore che induce all’esercizio della violenza e dell’aggressività.

7.3 LA TERAPIA SISTEMICA

Il modello sistemico si basa essenzialmente sul presupposto che il sintomo di un paziente non derivi da fattori individuali, ma sia l’esito di una serie di relazioni familiari complesse. Per questa ragione la famiglia va considerata come un sistema e l’ambito nel quale deve verificarsi un cambiamento è quello delle relazioni che si verificano al suo interno: l’attenzione del terapeuta si sposta pertanto dai vissuti e dai sintomi individuali alle modalità di interazione del sistema familiare. Il disturbo dell’individuo allora diviene la testimonianza di un insieme di relazioni familiari disfunzionali: quando un sistema familiare sta attraversando un momento critico può accadere che uno dei membri avverta maggiormente una sensazione di disagio e la esprima, inconsciamente, attraverso un sintomo. Egli finisce allora per essere il paziente designato o paziente indicato, nel senso che è colui che, tramite il suo disturbo, rivela il malessere del sistema familiare ma è anche colui che, attraverso il sintomo che manifesta, mantiene l’equilibrio del sistema evitando che esso si disgreghi. Perciò, molto spesso accade che, nei sistemi familiari disfunzionali, quando il paziente designato migliora, altri membri della famiglia comincino a manifestare alcuni sintomi psichici.

La teoria sistemica prende le mosse dagli studi del gruppo californiano di Palo Alto e in particolare di Gregory Bateson (1904-1980) e Paul Watzlawick (1921-2007), secondo i quali è possibile, studiando la comunicazione in termini di sistema, comprendere alcune modalità di interazione patologica.

Esempio: può capitare a un soggetto di trovarsi sottoposto contemporaneamente a due ordini contraddittori, inerenti allo stesso messaggio paradossale. Quando una madre dice a suo figlio: “Fai come vuoi”, può intendere, attraverso il tono di voce o la posizione corporea, che il ragazzo in realtà dovrebbe fare quello che vuole lei. Il figlio allora viene sottoposto a un doppio legame: se prende alla lettera il messaggio materno susciterà la disapprovazione della madre, se invece cerca di comportarsi come vuole la madre, finirà per sentirsi umiliato.

Secondo i teorici di Palo Alto, l’esposizione continua e cronica a una situazione comunicativa di questo tipo porterebbe a sviluppare dei disturbi psichici. Il modello di Palo Alto si è diffuso e integrato con numerosi altri modelli di intervento familiare: in Italia, a Milano, a partire dagli studi di Mara Selvini Palazzoli (1916-1999) le tecniche sistemiche sono state applicate principalmente al trattamento dei disturbi del comportamento alimentare, mentre alla Tavistock Clinic di Londra il modello sistemico si è integrato con le tecniche psicoanalitiche.

per lo studio

1. Per quali ragioni, secondo Dicks, il matrimonio è una sorta di terapia naturale?

2. Che cosa si intende, in ambito sistemico, con l’espressione “paziente designato”?


  Per discutere INSIEME 

Il termine “paziente designato” rimanda culturalmente alla figura antropologica del capro espiatorio: provate a cercare l’origine di questo termine e il suo significato nell’antropologia e nelle religioni. Poi provate a immaginare delle situazioni, a scuola, in famiglia, nei sistemi sociali, in cui emerga la figura del capro espiatorio (o del paziente designato) e confrontatevi fra compagni.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane