8.2 La Rete come rifugio
Perché un adolescente, nella fase della vita così ricca di nuove esperienze e nuovi incontri, dovrebbe isolarsi dal resto del mondo? Questi ragazzi decidono di ritirarsi nelle mura delle loro case per proteggersi dallo sguardo dei coetanei che viene vissuto come giudicante e capace di smascherare l’inadeguatezza che, secondo loro, li contraddistingue. I ritirati sociali sono adolescenti che hanno cercato in tutti i modi di essere e di apparire come gli altri ma che non si sono sentiti capaci di reggere il confronto con coetanei, troppo, sempre secondo loro, più belli, più bravi e più capaci di vivere la propria adolescenza. Le aspettative dei ritirati sociali sono infatti molto elevate e quando i cambiamenti dell’adolescenza sembrano non soddisfare i piani che avevano in mente per la loro crescita avviene il ritiro.
Quello che sperimentano questi ragazzi è un profondo senso di vergogna che li fa sentire diversi dai pari età e rende loro impossibile varcare la soglia di casa, figuriamoci l’atrio della scuola. È così che si sottraggono a tutte le situazioni sociali, per sfuggire al confronto e allo sguardo degli altri.
Chiusi nelle loro camere hanno spesso a disposizione strumenti tecnologici che consentono loro di accedere a Internet e di giocare a videogiochi online. Lo schermo può diventare in questi casi l’unico filtro tollerabile che permette a questi ragazzi di trovare una via alternativa per socializzare: in rete si può essere chi si vuole, si possono mostrare parti di sé vere, edulcorate o interamente fittizie.
Passando tanto tempo al computer, i ritirati sociali spesso diventano abili videogiocatori: ciò garantisce loro la possibilità di non sentirsi completamente inetti nei confronti dei loro coetanei ma di potersi presentare come coloro che, per esempio, sono in grado di aiutare a superare un certo livello e portare a termine la missione richiesta dal videogioco del momento. Grazie alle modalità di gioco online possono condividere con gli altri giocatori obiettivi comuni e così instaurare e mantenere relazioni, seppure mediate dallo schermo del pc, con il mondo esterno. La frequentazione online, però, può anche diventare una terribile trappola che aumenta il senso di vergogna per il proprio corpo fisico e finisce con il rinforzare l’isolamento e renderlo ancora più forte.
Il fenomeno dei ritirati sociali è stato oggetto di studio approfondito a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, in Giappone, per opera dello psichiatra Saitō Tamaki (n. 1961), che ha coniato per esso il termine hikikomori.