7 Donald Winnicott: gli oggetti transizionali e il gioco infantile

7. Donald Winnicott: gli oggetti transizionali e il gioco infantile

7.1 LA REALTÀ PSICHICA DEL BAMBINO

Secondo Freud, il bambino è portato a conservare, a sostegno dell’Io, ciò che percepisce come buono; tende, invece, a isolare quel che gli appare cattivo e persecutorio, al fine di eliminarlo, proiettandolo al di fuori. Questo assunto ha costituito la base sulla quale il pediatra e psicoanalista britannico Donald Winnicott ▶ L’AUTORE | ha elaborato specifiche teorie per descrivere la realtà psichica del bambino che si pone a fondamento della sua futura personalità. Il bambino, infatti, per far fronte alla disillusione implicita data dalla rinuncia all’esperienza continua di onnipotenza, comincia a sviluppare un vero e proprio senso sociale di responsabilità verso gli altri, che, anche influenzato dalle aspettative dei genitori e degli altri soggetti con un ruolo significativo nella sua vita, entra a far parte del Sé.

È dunque possibile delineare un percorso graduale che porterà il bambino ad affrontare la realtà esterna in modo sempre più indipendente. In tale percorso assume un ruolo fondamentale la madre, che fornisce gli strumenti necessari per costruire la naturale autonomia del figlio e ne supporta l’onnipotenza.

l’autore Donald Winnicott

Donald Winnicott nasce nel 1896 a Playmouth (Inghilterra) ed è il terzo di tre figli di un’agiata famiglia protestante britannica. La madre soffre di depressione, come descrive lo stesso Winnicott in una poesia; il padre è un uomo molto attivo politicamente. È durante la degenza, per una frattura della clavicola, nel sanatorio del collegio – dove è stato mandato dai genitori per evitare che frequentasse cattive compagnie – che egli matura l’idea di studiare medicina, proprio per non dipendere più da alcun medico.

Interrotti gli studi durante la guerra, Winnicott si arruola nel 1917 nella Royal Navy. Terminata la guerra, nel 1920 completa gli studi specializzandosi in Medicina infantile, l’odierna pediatria.

Fin dagli inizi della sua attività lavorativa, conferisce grande importanza alla sfera psicologica del bambino, alla quale secondo lui possono essere ricondotti molti disturbi dell’infanzia. Per questo motivo studia psicoanalisi e, in particolare, l’intera opera di Freud: proprio la lettura dell’Interpretazione dei sogni, a 23 anni, sembra averlo spinto in questa direzione.

Nel 1923 si sposa, ma la vita matrimoniale è priva di relazioni sessuali: per questo, intraprende un percorso di analisi e il suo analista per i primi anni è un allievo di Freud. Nella seconda metà degli anni Trenta lavora al Paddington Green Hospital e lì studia psicoanalisi infantile sotto la supervisione di Melanie Klein. Nel 1935 entra a far parte della British Psychoanalytical Society, di cui diviene presidente nel 1956.

Nel corso della Seconda guerra mondiale collabora con istituti per bambini evacuati dell’Oxfordshire: qui conosce un’assistente sociale, che nel 1951 diventa la sua seconda moglie.

Winnicott muore a Londra nel 1971.

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7.2 L’OGGETTO TRANSIZIONALE

Per descrivere la relazione madre-bambino, Winnicott crea il concetto di “fenomeno transizionale”. Si tratta, in sostanza, di un oggetto, come un peluche (ma può anche consistere in un comportamento, una parola e così via), che, in assenza della madre, ha la funzione di tranquillizzare il bambino in virtù dell’immediata associazione con la madre stessa: esso accompagna il bambino nella progressiva separazione dalla madre, collocandosi a metà fra la madre stessa e la sua assenza. Il bambino otterrà lo stesso beneficio in termini di rassicurazione e protezione, in continuità con la presenza della figura materna.

L’oggetto, come spiegato da Winnicott, rappresenta sia il bambino (aspetto del “me”) sia la madre (aspetto del “non me”): ciò favorisce il passaggio (da qui la definizione di “transizionale”) dalla sensazione onnipotente di creazione dell’oggetto alla consapevolezza della realtà, di cui anche la madre fa autonomamente parte.

L’▶ oggetto transizionale, mediando fra madre e bambino, permette a quest’ultimo di colmare la distanza fra il “me” e il “non me” e di diventare consapevole della separazione dalla madre e dal mondo esterno: il prezzo di tutto ciò potrebbe essere l’inseparabilità fra bambino e oggetto. È, in sostanza, il significato attribuibile alla copertina di Linus, celebre personaggio dei Peanuts, la cui interpretazione è stata da sempre ricondotta proprio a Winnicott ▶ APPROFONDIAMO |.

7.3 IL GIOCO

Ma dove si collocano gli oggetti transizionali? Winnicott individua a tal fine uno “spazio potenziale”, nel quale gli affetti più importanti si consolidano e dove fra le attività creative e spontanee dell’individuo sano trova spazio anche il gioco.

La creatività, in particolare, rappresenta il modo con cui l’individuo incontra la realtà esterna: è universale, ci appartiene per il solo fatto di essere vivi e, per questo, non può mai essere annullata, ma al più nascosta (ciò implica la differenza fra il vivere creativamente e il semplice vivere).

Il gioco rappresenta un focus identificativo del pensiero di Winnicott: è proprio grazie ad esso che il bambino compie un passo in avanti importante nella transizione dal Sé alla realtà esterna e sviluppa la capacità di partecipare alla creatività culturale del mondo. Il gioco riguarda sia il bambino che l’adulto, in virtù della loro creatività innata; entrambi riempiono lo spazio fra sé e l’ambiente mediante l’immaginazione e utilizzando i simboli. È dunque possibile affermare che l’origine del gioco del bambino e della vita culturale dell’adulto è la stessa.

Affinché questo fenomeno evolutivo possa accadere, il gioco deve assumere le seguenti caratteristiche:

  • assorta partecipazione da parte del bambino in uno stato di quasi isolamento;
  • sollecitazione del bambino a manipolare fenomeni esterni al servizio del gioco;
  • situazione di fiducia nell’ambiente e capacità del bambino di stare solo;
  • coinvolgimento del corpo (a causa della manipolazione degli oggetti);
  • essere soddisfacente.

Lo spazio del gioco ha un’estensione variabile, dipendente dall’intensità del rapporto del bambino con la madre e, di conseguenza, fra il mondo interno e quello esterno.

Winnicott individua quattro fasi del gioco:

1 il bambino è fuso con l’oggetto, perché gli sembra “magicamente” di crearlo. Ciò è reso possibile dalla madre, che partecipa al gioco del bambino rendendo reale quel che lui sperimenta e, pertanto, contribuendo alla sua onnipotenza;

2 l’oggetto, dapprima ripudiato, è riaccettato ma, stavolta, attraverso una percezione oggettiva, nella quale la madre è posta in una realtà autonoma. Anche in questo caso è rilevante il grado di partecipazione della madre al gioco del bambino;

3 il bambino sta da solo, gioca in autonomia, ma alla presenza della madre. Egli ha così la certezza che, in caso di bisogno, può sempre contare su qualcuno;

4 il bambino accetta che anche la madre, che prima si è adattata al suo gioco, possa avere la propria area di gioco e introdurre nuove idee, sovrapponendosi al figlio: si pongono pertanto le basi per un rapporto in cui madre e figlio giocano insieme. Quest’ultima fase prepara il bambino allo sviluppo della creatività.

Il bambino, dunque, si integra progressivamente nel contesto culturale di riferimento grazie alla propria creatività, che è alimentata dalla capacità di ricercare la propria realtà interna soggettiva e che si concretizza nel gioco. È il gioco, infatti, che, da un lato, rappresenta il modo personale con cui si vive la realtà esterna, consentendo al soggetto di esprimere l’intero potenziale della propria personalità; dall’altro, attraverso l’atto creativo e la formazione come persona diversa dagli altri, favorisce le relazioni di gruppo. Secondo Winnicott il gioco è la base di tutta quanta l’esistenza esperienziale dell’uomo.

approfondiamo  LA COPERTINA DI LINUS

L’Oxford Dictionary colloca la nascita dell’espressione security blanket (“coperta di sicurezza”) negli anni Cinquanta del Novecento e la definisce come la coperta da cui alcuni bambini non riescono a separarsi, oppure, in senso più ampio, come tutto ciò che dà sicurezza, non necessariamente di tipo materiale. Il concetto è facilmente riconducibile alle famosissime strisce a fumetti dei Peanuts di Charles Schulz, che però ha sempre smentito di averla coniata.

Snoopy, Charlie Brown, Lucy, Linus con la sua copertina e tutti gli altri Peanuts (letteralmente “noccioline”) sono apparsi per la prima volta il 2 ottobre 1950 sul “St. Paul Pioneer Press”; da quel momento, le strisce dei Peanuts sono state pubblicate su numerosi giornali americani fino al 13 febbraio 2010, giorno in cui il loro creatore, Charles Schulz, morì.

Libri, teatri, cinema e tv: i Peanuts sono arrivati dappertutto, facendo innamorare grandi e bambini. Attraverso i suoi personaggi, Schulz ha raccontato la vita quotidiana, le sensazioni e le paure di tutti noi, con ironia e tenerezza, toccando temi semplici e complessi della società postmoderna e fornendo continui spunti di riflessione.

Fra i personaggi principali vi è senza dubbio Linus, il bambino che non vuole mai separarsi dalla sua adorata coperta. Assieme a Charlie Brown, Linus rappresenta tra i Peanuts chi vive nel mondo astratto delle idee, della filosofia e della religione. La coperta, l’oggetto transizionale di Winnicott, ha un valore fortemente simbolico: rappresenta il contatto con la realtà, ma anche la fonte di protezione dalle prepotenze subite dalla sorella Lucy e, più in generale, dall’ignoto che l’ambiente esterno porta con sé.

Schulz fa spiegare allo stesso Linus il concetto: «Non mi va di affrontare i problemi di petto. Penso che il modo migliore per risolvere i problemi sia evitarli. Questa è una mia filosofia ben definita. Nessun problema è tanto grande o complicato che non gli si possa sfuggire!».

per lo studio

1. Spiega che cos’è l’oggetto transizionale e fai alcuni esempi.

2. Quali e quante fasi del gioco sono individuate da Winnicott?


  Per discutere INSIEME 

Cercate di ricordare gli oggetti transizionali che usavate da bambini e, dopo averli individuati, provate a descrivere gli elementi che li accumunavano. Confrontatevi poi in classe.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane