6 Sigmund Freud: il bambino onnipotente e l’Edipo

6. Sigmund Freud: il bambino onnipotente e l’Edipo

6.1 ONNIPOTENZA E NARCISISMO PRIMARIO

Come appurato con Anna Freud, la mente del bambino, dal concepimento ai terrible twos, sta ponendo le basi per intraprendere il percorso di individuazione dell’Io. Con riferimento allo stesso periodo temporale, Sigmund Freud ▶ L’AUTORE, p. 364 | aveva elaborato le teorie narcisistiche e ne aveva fatto discendere il concetto di onnipotenza. Per le successive tappe evolutive del bambino, invece, egli aveva formulato la teoria dello sviluppo psicosessuale, affermando l’importanza dell’aspetto sessuale nella crescita dell’individuo fin dalla più tenera età.

Per “onnipotenza” s’intende quella condizione in cui il neonato, che non ha ancora sviluppato la consapevolezza del controllo al di fuori del Sé, collega a se stesso l’origine dei fenomeni esterni.

esempio: quando il bambino piange perché ha fame, una volta ottenuto il latte dalla mamma, crede di aver prodotto lui l’alimento che l’ha saziato.

Per Sigmund Freud, il concetto di onnipotenza si intreccia con quello di  narcisismo primario. Si tratta della fase, collocabile nel primo periodo dopo la nascita, nella quale il bambino, il cui prototipo è la vita intrauterina, si trova in uno stadio indifferenziato poiché non è ancora in grado di distinguere tra l’interno e l’esterno. Egli si orienta utilizzando l’istinto e la realtà oggettuale non è altro che la conseguenza del suo bisogno di soddisfare le pulsioni. Attraverso il narcisismo primario, il bambino crea le basi per costruire il sentimento di soddisfazione basale del Sé e rafforzare così l’Io.

6.2 LO SVILUPPO PSICOSESSUALE

Relativamente, invece, alle successive tappe evolutive del bambino, Freud, per primo, ha teorizzato che l’origine degli impulsi biologici primitivi che governano lo sviluppo psicosessuale può essere rinvenuta già nel bambino appena nato.

Freud individua cinque fasi dello sviluppo degli impulsi infantili, distinte sulla base della zona del corpo per mezzo della quale si manifesta una determinata pulsione sessuale.

1 La prima fase, che va dalla nascita ai due anni di età, è definita “orale”, perché si incentra sulla bocca e sulle funzioni alimentari: il primo contatto con la realtà esterna avviene mediante la bocca che ricerca il seno ed è attraverso essa che il bambino si nutre.

2 La seconda fase è denominata “anale” e copre la fascia di età dai 2 ai 4 anni. È in questo periodo che il bambino comincia a muoversi in autonomia e a controllare il proprio apparato sfinterico: quest’ultimo aspetto, secondo Freud, ha una rilevanza sul rapporto con i genitori.

3 La terza fase è detta “fallica” e si può manifestare già dai 4 anni circa fino ai 5. Il bambino scopre e manipola i propri organi genitali ed è in questa fase che ha luogo il fenomeno del “complesso di Edipo”, su cui torneremo nel prossimo paragrafo.

4 La quarta fase è quella di “latenza”, nella quale il bambino, fra i 5 e gli 11 anni, inizia a sviluppare rapporti sociali fra pari, uscendo dall’ambito familiare.

La quinta e ultima fase è quella “genitale”, che ha inizio con la pubertà e nella quale la pulsione sessuale è rivolta anche al corpo di un’altra persona.

Secondo Freud le fasi seguono sempre lo stesso ordine mentre la distinzione temporale delle diverse fasce d’età è orientativa in quanto la maturazione varia da bambino a bambino.

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l’autore Sigmund Freud

Sigmund Freud nasce nel 1856 a Freiberg nell’Impero austriaco (odierna Příbor nella Repubblica Ceca). Di origine ebraica, si laurea in Medicina a Vienna e inizialmente si interessa di anatomia e fisiologia del sistema nervoso.

Il suo interesse si sposta sulla neuropsichiatria, venendo a contatto con alcune nevrosi che all’epoca vengono curate con l’ipnosi. Proprio per approfondire la tecnica ipnotica nel 1885 ottiene una borsa di studio e si reca a Parigi all’ospedale della Salpêtrière, dove diventa allievo del neurologo Jean-Martin Charcot.

Dopo essersi recato per un breve periodo a Nancy, prende contatto con un altro medico e psichiatra viennese, Josef Breuer. Questi aveva curato un grave caso di isteria tramite la rievocazione sotto ipnosi di fatti con forti coinvolgimenti emotivi collegati ai disturbi del paziente. Il confronto fra Breuer e Freud su questo caso è documentato nel libro Studi sull’isteria (1895), scritto da entrambi.

Freud continua a usare l’ipnosi ed elabora il metodo delle “associazioni libere”, anche grazie al quale si crea un rapporto di fiducia fra medico e paziente che viene naturalmente portato a raccontare i propri vissuti spesso responsabili dei suoi disturbi. Nasce così la psicoanalisi come tecnica esplorativa degli stati più remoti della coscienza e anche come teoria relativa alla struttura psicologica della personalità estesa anche agli strati non coscienti.

Freud insegna come professore presso l’università di Vienna e intorno a lui si forma una scuola di giovani allievi da cui prende vita la Società psicoanalitica internazionale. Nel 1938 a causa delle persecuzioni antiebraiche abbandona Vienna e si rifugia a Londra dove muore nel 1939.

Tra le sue numerose opere vi sono L’interpretazione dei sogni (1900); Psicopatologia della vita quotidiana (1901); Tre saggi sulla teoria della sessualità (1905); Totem e tabù (1913); Introduzione allo studio della psicoanalisi (1916-1917); L’Io e l’Es (1923).

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6.3 IL COMPLESSO DI EDIPO

Come appena accennato, all’incirca intorno ai quattro anni di vita il bambino comincia la propria esplorazione sessuale. Pur non ancora consapevole della differenza fra i sessi, in lui si manifesta un’attività di stimolazione dell’organo genitale, vissuto come un oggetto staccabile dal corpo: tipica di questa fase è l’angoscia di perdere il pene e diventare una bambina, la quale, a sua volta, non essendone dotata, dimostra i primi segnali di allontanamento dalla madre. È in questa fase, inoltre, che il bambino crea delle teorie sessuali, chiedendosi, per esempio, da dove arrivino i bambini: la cosiddetta fase dei “perché”.

A questo punto occorre riprendere brevemente il mito di Edipo, cui il tragediografo greco Sofocle (496-406 a.C.) dedicò due tragedie: Edipo re ed Edipo a Colono. Figlio di Laio, re di Tebe, e di Giocasta, Edipo è condannato a morte quando è ancora neonato a causa della profezia di un oracolo che aveva predetto che sarebbe stato l’assassino di suo padre e lo sposo di sua madre. Viene però risparmiato dal servo incaricato di ucciderlo e cresce come figlio del re in una corte straniera. Interrogato di nuovo l’oracolo, Edipo viene a conoscenza della profezia che lo riguarda, ma ignora che la patria dalla quale avrebbe dovuto allontanarsi, per evitare l’avverarsi della profezia, è Tebe. Lasciata allora la corte in cui è cresciuto, Edipo lungo la strada incontra il re Laio e lo uccide dopo una lite. Giunto nei pressi di Tebe, risolve l’enigma della Sfinge e in premio riceve la mano di Giocasta, con la quale genera quattro figli. Scoppia allora una pestilenza e l’oracolo rivela che essa finirà solo quando l’uccisore del re Laio sarà espulso da Tebe. È qui che comincia la tragedia Edipo re di Sofocle.

Perché il mito di Edipo? Perché, come già detto, il bambino, nella terza fase, quella “fallica”, comincia a interessarsi sessualmente alla madre, fantasticando di sostituirsi al padre nel rapporto con lei. Tuttavia, il padre è colui che, vendicandosi, potrebbe privarlo del suo principale oggetto di attenzione, ossia il pene (angoscia di castrazione): per questo motivo, il bambino abbandona l’interesse per la madre, identificandosi con il padre.

Per le bambine, vi sono due elementi di complessità.

  • Il primo riguarda la necessità di cambiare il proprio oggetto d’amore, dalla madre al padre, una volta entrate nella fase fallica (il maschio, invece, mantiene la madre per tutta l’infanzia).
  • Il secondo, accennato in precedenza, attiene alla delusione provata nei confronti della madre che non l’ha dotata del pene: è per averlo che la bambina seduce il padre (ricordiamo che siamo nella fase in cui il pene è inteso come oggetto staccabile dal corpo) e, più tardi, immaginerà di avere un bambino, equiparato inconsciamente proprio al pene. A differenza dei bambini, quindi, nelle bambine non vi è una paura di lesione fisica, ma di perdita dell’amore materno: il superamento del complesso edipico, dunque, avviene meno violentemente rispetto ai maschi; infatti, il padre spesso rimane per le bambine una figura attraente.

Il motivo del mito di Edipo alla base dell’omonimo “complesso” sta, intuitivamente, nell’accostamento fra le colpe dell’eroe inconsapevole e la natura inconscia degli individui. Il mito, infatti, descrive in modo efficace i desideri infantili innati, che il bambino è costretto a elaborare per intraprendere il percorso che lo porterà alla vita adulta. La fase edipica è da considerarsi, di norma, fisiologica: può, tuttavia, generare disturbi di tipo nevrotico in caso di reazioni non adeguate dei genitori in risposta ai comportamenti dei figli.

per lo studio

1. Descrivi il concetto di onnipotenza secondo Freud.

2. Quali sono le fasi dello sviluppo psicosessuale secondo la teorizzazione di Freud?


  Per discutere INSIEME 

Il complesso di Edipo ha ispirato numerosi autori, registi, musicisti, scrittori ed è stato al centro di rifacimenti cinematografici e teatrali, anche in chiave comica.
Confrontatevi in classe e provate a individuare alcuni film, libri, opere, canzoni in cui possa essere rintracciata la questione edipica.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane