8 La socializzazione primaria e secondaria

8. La socializzazione primaria e secondaria

8.1 IL PROCESSO DI SOCIALIZZAZIONE

Ogni individuo si relaziona con gli altri fin dall’infanzia, instaura necessariamente rapporti sociali e impara a conoscere e rispettare le regole del gruppo di riferimento. Pertanto, anche i vari momenti della vita infantile (interazioni con i soggetti che hanno un ruolo educativo e così via) e, con essi, l’interpretazione soggettiva delle regole morali, possono essere analizzati attraverso la lente della società in cui si manifestano. Il bambino non è più visto come mero destinatario di pratiche educative; egli è, piuttosto, un individuo già immerso nel contesto sociale di riferimento, con proprie aspirazioni e inclinazioni, che acquisisce competenze e conoscenze attraverso processi di interazione, interiorizzando regole sociali e valori. Sono questi i caratteri salienti del processo di socializzazione.

Questo processo, che dura tutta la vita e assume un’intensità maggiore proprio nell’infanzia, contribuisce allo sviluppo non solo dell’individuo nella società, ma anche della società per mezzo dell’individuo e si concretizza in una continua osmosi in cui l’uno influenza l’altra e viceversa.

8.2 le due fasi della SOCIALIZZAZIONE

Il processo di socializzazione si articola in due fasi.

  • La prima (socializzazione primaria) riguarda i primi anni di vita del bambino, si svolge nel contesto familiare, si basa essenzialmente sullo scambio fra bisogno del bambino e reazione dell’adulto e permette la definizione dei tratti essenziali della personalità del bambino e l’apprendimento delle prime regole di gruppo che gli saranno utili per intraprendere la seconda fase del processo. Anche il livello di appagamento raggiunto in questa fase è in grado di influenzare il comportamento dell’individuo nella successiva fase di socializzazione.
  • La seconda (socializzazione secondaria) riguarda le situazioni nelle quali il soggetto è portato ad acquisire competenze specifiche necessarie per svolgere determinate funzioni da adulto o far parte di particolari gruppi sociali (per esempio il gruppo dei pari, la scuola e così via).

La prima tipologia di gruppo sociale con cui si relaziona il bambino è la sua famiglia, ivi inclusi i parenti più prossimi. È proprio tramite l’osservazione del modello familiare che il bambino apprende il funzionamento degli scambi sociali, che poi mette in pratica nelle relazioni al di fuori della famiglia. Si pensi, al riguardo, al rapporto asimmetrico con i genitori, dovuto alla naturale dipendenza del bambino, che prepara quest’ultimo al futuro rapporto con l’autorità. Ma anche la relazione con i fratelli può costituire una base esperienziale importante, per quanto concerne i rapporti fra pari.

Nella fase di socializzazione secondaria, il bambino assume la consapevolezza di una propria individualità rispetto ai genitori e agli altri individui; si è parlato, al riguardo, di modello dell’altro generalizzato, ossia dell’identificazione del bambino con gli altri bambini: è solo incontrando i propri pari, in pratica, che egli prende consapevolezza di essere come gli altri coetanei. Peraltro, è proprio nella socializzazione secondaria che il bambino è capace di scegliere le persone con cui costruire legami, sulla base di affinità caratteriali o semplice simpatia, a differenza di quanto accaduto con i componenti della famiglia.

 >> pagina 372 

8.3 L’INGRESSO A SCUOLA E IL GRUPPO dei PARI

Oltre alla famiglia, che rimane il luogo privilegiato per lo sviluppo dei legami affettivi e il consolidamento dei valori sociali, assumono un ruolo fondamentale la scuola e il gruppo dei pari. La scuola è il luogo in cui si apprendono le regole di base per vivere in una comunità, rispettando ruoli diversi da quelli familiari; nel gruppo dei pari, invece, i membri condividono caratteristiche comuni, quali l’età o le attività svolte.

Al momento dell’ingresso nella scuola primaria il bambino si ritrova per la prima volta collocato in una realtà con regole condivise che richiedono un elevato spirito di adattamento. Certamente, il bambino dovrà essere già in possesso di determinate competenze fisiche (per esempio, la capacità motoria e di linguaggio), emotive e psichiche (come la capacità di elaborare i simboli, la comprensione delle regole e così via). Queste competenze sono dunque applicate in quella società in miniatura rappresentata dalla scuola primaria, nella quale si impara a collaborare con gli altri, a rispettare turni e doveri, a fare i conti con i conflitti, a relazionarsi con insegnanti più esigenti di quelli della scuola materna, anche sul piano della prestazione.

In sostanza, l’ingresso a scuola permette al bambino di acquisire ulteriori competenze e abilità, che a loro volta saranno rafforzate nei successivi anni scolastici, sperimentando i concetti di gruppo e gerarchia all’interno di una realtà sociale più ampia e strutturata rispetto alla famiglia.

Per quanto concerne il rapporto fra pari, in età prescolare, le azioni di bambini che entrano in contatto fra loro non sono coordinate (unidirezionalità). È nel periodo scolare che, invece, si realizzano le prime attività di gruppo, con le relative regole, anche in virtù della capacità di comunicare verbalmente e dello sviluppo di capacità simboliche necessarie per i giochi di finzione.

Di norma, sulla formazione dei gruppi di bambini incidono molto le differenze di genere. La scelta dei compagni sulla base di affinità e comunanza di interessi e il correlato rifiuto di coetanei con caratteristiche diverse si manifestano, invece, nella scuola primaria, soprattutto in occasione del gioco e delle competizioni di squadra (verso i 6 o i 7 anni).

Quando la relazione acquista stabilità nel tempo ma anche intimità e intensità, i bambini diventano amici: già dai 4 anni di età il bambino è in grado di distinguere gli amici all’interno del gruppo dei coetanei. Di conseguenza le interazioni con i pari divengono più complesse: grazie agli amici, infatti, si potranno rafforzare i  comportamenti pro-sociali e le attitudini alla cooperazione e a risolvere più rapidamente i conflitti.

Queste esperienze contribuiranno al consolidamento delle relazioni amicali nelle successive fasi della preadolescenza e dell’adolescenza, quando esse fungeranno da fonte di sostegno all’autostima e da stimolo al confronto.

CITTADINI RESPONSABILI

L’inclusione scolastica

Per inclusione scolastica (un tempo chiamata “integrazione scolastica”) si intende il modo con cui la scuola fa fronte ai bisogni educativi speciali (Bes) di alcuni bambini, fornendo loro strumenti specifici e personalizzati per intraprendere il percorso scolastico e formativo, nell’ottica di un successivo inserimento nel tessuto sociale della comunità di riferimento. Sono comunemente individuate tre tipologie di Bes:

  • disabilità (per esempio, autismo, sindrome di Down e così via);
  • disturbi evolutivi specifici (iperattività, deficit del linguaggio o di coordinazione motoria, disturbi specifici dell’apprendimento, per citarne alcuni);
  • situazioni che generano uno svantaggio di natura socioeconomica, linguistica o culturale.

A parte quello che è possibile ricavare dalla letteratura scientifica e dalle disposizioni ministeriali e scolastiche, in queste situazioni è rilevante anche il rapporto fra i compagni, che, soprattutto nell’infanzia, influenza le future relazioni sociali. Si tratta, in altri termini, di come possano essere spiegati alla classe certi comportamenti di alcuni compagni che appaiono bizzarri e/o che implicano un determinato tipo di azione da parte dell’insegnante (per esempio, più tempo per svolgere un compito). Pur rivestendo un’importanza decisiva, al pari delle iniziative di tipo didattico, le azioni volte a rafforzare il rapporto fra pari sono solitamente meno focalizzate rispetto alle attività formative specifiche che istituzionalmente competono alla scuola, anche e soprattutto in ragione della mancanza di protocolli ad hoc adottabili in tali situazioni.

per lo studio

1. Spiega i concetti di socializzazione primaria e secondaria.

2. Quali effetti produce sul bambino l’ingresso nella scuola primaria?


  Per discutere INSIEME 

Provate a ricordare il primo giorno di scuola. Quali erano le emozioni e i sentimenti che vi hanno accompagnato? Quali i ricordi legati a quel momento? Confrontatevi poi fra compagni.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane