3 Simmel e la sociologia formale

3. Simmel e la sociologia formale

3.1 L’interazione sociale

Come gli altri sociologi classici che abbiamo incontrato, anche Georg Simmel | ▶ L’AUTORE | sentì l’esigenza di differenziare la sociologia da altri sistemi di pensiero, come la filosofia o la psicologia. Tuttavia, a differenza di Comte e di Durkheim, per Simmel la società non è un organismo unico e coerente, bensì il risultato dell’intreccio delle molteplici interazioni che hanno luogo tra diversi individui. A partire da tali dinamiche, egli cerca di comprendere in che modo emergono le strutture sociali sovraindividuali, come per esempio la famiglia o lo Stato. La sua risposta è che i meccanismi che regolano le interazioni si stabilizzano progressivamente in modelli o forme ricorrenti, superiori all’individuo, che vengono poi percepiti come entità permanenti e in grado di esercitare un’influenza duratura sulle persone dall’esterno.

L’attenzione rivolta da Simmel nei confronti delle interazioni e dei modi di relazionarsi tra gli individui ha fatto sì che il suo lavoro diventasse il punto di partenza per molti approcci sociologici successivi, come per esempio quello dell’“interazionismo simbolico” | ▶ Unità 3, p. 323 |.

l’autore  Georg Simmel

Georg Simmel (1858-1918) nasce a Berlino da un’agiata famiglia di commercianti ebrei. Studia e poi insegna per molti anni nella capitale tedesca, occupandosi di temi relativi alla filosofia e alla sociologia e approfondendo oggetti di studio specifici come il denaro, l’arte, la moda e la vita nelle metropoli moderne.

A differenza degli altri sociologi del periodo classico, egli diventa solo in tarda età un professore universitario pienamente riconosciuto, anche in conseguenza della sua ascendenza ebrea, mal vista dalla classe dirigente tedesca dell’epoca. Riscuote, invece, un rilevante successo come intellettuale, non solo in Germania, ma in tutta Europa e perfino negli Usa, sia grazie ai suoi scritti sia per la fama di eclettico e coinvolgente oratore.

Tra i suoi maggiori studi troviamo infatti i saggi Filosofia del denaro (1900), Le metropoli e la vita dello spirito (1903) e La moda (1911), in cui descrive questi particolari fenomeni sociali moderni attraverso una lente sociologica.

3.2 La sociologia formale

Considerando la società il risultato dell’insieme delle interazioni tra gli individui, Simmel è sicuramente più vicino a Weber che a Durkheim. Se, tuttavia, l’analisi di Weber si concentrava sulle azioni individuali e la loro razionalità, la prospettiva di Simmel mira a riconoscere le forme astratte e ricorrenti assunte dalle relazioni e dalle interazioni tra gli individui. Per tale ragione il suo approccio viene definito con l’espressione sociologia formale.

La vita sociale è costituita da due differenti elementi: la forma e il contenuto delle interazioni. Mentre altre discipline, come l’economia, si occupano del contenuto, la sociologia si deve occupare anche delle forme astratte assunte dalle interazioni, depurate dalle contingenze e dalle situazioni specifiche che si creano di volta in volta.

Esempio: il rapporto tra l’insegnante e gli studenti dipende in parte dal “contenuto” delle materie studiate e in parte dalla “forma” tipica che assume la loro interazione; il docente assegna i compiti e fa le domande mentre lo studente deve fare i compiti e rispondere alle domande.

Anche se Simmel non fa mai riferimento esplicito a termini come “norme”, “aspettative” o “ruoli sociali”, le forme di cui egli parla possono essere spiegate come la necessità individuale di adattare i propri comportamenti ai ruoli diffusi nella società.

Esempio: uno studente, in primo luogo, si deve comportare con l’insegnante secondo il ruolo che viene riconosciuto adeguato per lui: salutarlo, rispondere alle interrogazioni e ascoltare durante le lezioni.

Le motivazioni delle azioni sociali sono dunque da ricercare tanto nei contenuti (ovvero gli aspetti contingenti dell’interazione), quanto nella forma delle relazioni.

Esempio: quando l’insegnante riprende uno studente per non aver studiato a sufficienza, lo fa sia perché quest’ultimo non risponde alle domande specifiche della materia (il contenuto), sia perché è proprio del ruolo dell’insegnante spingere gli alunni a studiare di più e rimproverarli nel caso in cui non lo facciano.

La relazione tra insegnante e studente rappresenta una forma astratta, un modello tipico dell’interazione in un particolare ambito della società, come quello della scuola.

Un’analisi “formale” delle interazioni consiste dunque nel riconoscere, all’interno di fenomeni concreti, i modelli astratti di relazioni tra gli individui, che ricorrono in modo simile all’interno delle molteplici esperienze sociali, per poi confrontarli fra loro. Si può paragonare per esempio il modello del rapporto tra studente e insegnante con quello tra lo studente e il compagno di classe, indipendentemente dai caratteri dei singoli individui o dai contenuti specifici della loro relazione, mettendone così in luce differenze e aspetti simili.

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3.3 La vita nelle metropoli

Simmel è stato anche tra i primi sociologi a occuparsi del fenomeno dell’urbanizzazione e delle trasformazioni della vita nelle grandi città europee, di cui aveva fatto direttamente esperienza a Berlino. Il suo principale lavoro dedicato a tale tema è un testo breve, ma importante, intitolato Le metropoli e la vita dello spirito (1903). In questo studio egli si concentra sugli effetti dell’aumento di interazioni e stimoli cui gli individui sono sottoposti nelle grandi città. Rispetto ai centri di provincia, infatti, la metropoli accresce, accelera e intensifica le sollecitazioni alle quali sono sottoposti gli individui attraverso incontri, eventi singolari, situazioni impreviste e così via.

Tuttavia, l’esposizione prolungata a questi impulsi sensoriali comporta anche effetti negativi. Non a caso, Simmel nota che il loro sovraccarico richiede all’individuo la creazione di meccanismi di autodifesa per proteggersi dall’ambiente esterno. Inoltre, il moltiplicarsi delle sollecitazioni finisce per generare una sorta di ▶ assuefazione sia alle novità sia a stimoli simili ma progressivamente più forti, producendo una disposizione che Simmel definisce atteggiamento blasé. Tale disposizione è quella tipica di chi diventa scettico e indifferente rispetto a ciò che lo circonda, perché è stato già esposto a troppe esperienze simili in precedenza e ha progressivamente esaurito le energie psichiche necessarie per farvi fronte.

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per immagini

L’uomo metropolitano

Nell’opera Le metropoli e la vita dello spirito (1903) Simmel attraversa la città di Berlino osservando i cambiamenti esteriori delle strade, del traffico e dei palazzi, ma soprattutto le varie forme di interazione tra le persone: se da un lato l’individuo ha molti più stimoli e più possibilità di intrattenimento, che gli rendono la vita in un certo senso facile, dall’altro, per colpa delle troppe e prolungate sollecitazioni, rischia di finire in un vortice di routine e indifferenza, che esclude qualsiasi coinvolgimento di tipo psicologico e morale.

3.4 La moda

Un altro fenomeno tipico della vita delle città moderne considerato con attenzione da Simmel è quello della moda. A tale argomento dedicò uno studio intitolato La moda (1911), che rappresenta il primo tentativo di affrontare l’estetica del vestire in chiave sociologica. Egli sostiene che la moda è un fenomeno che costituisce l’espressione di due tendenze tipiche e complementari della vita sociale moderna: da un lato la tendenza all’▶ omologazione e all’imitazione degli altri e, dall’altro, la necessità contrapposta di distinzione, cioè di differenziazione dalla massa. Scegliamo come vestirci in modo simile al nostro gruppo di appartenenza, ma allo stesso tempo ci piace anche non essere uguali a tutti gli altri, affermando così la nostra individualità. Portare un abito alla moda è dunque un modo attraverso il quale gli individui affermano la propria appartenenza a vari gruppi socio-culturali di riferimento, esprimendo allo stesso tempo una propria identità distintiva.

Per Simmel la moda si sviluppa per cicli di imitazione da parte delle classi inferiori rispetto a quelle più elevate. Storicamente, infatti, le classi alto-borghesi hanno iniziato a emulare i gusti e gli stili tipici della nobiltà, mentre oggigiorno molti individui comuni tendono a imitare nel vestire cantanti famosi o personaggi noti della televisione o dello sport. Accade, però, che, quando gran parte delle persone comuni ha adottato la moda di personalità potenti o famose, queste ultime cambiano a loro volta il proprio stile, per distinguersi nuovamente dagli altri e così via. La moda, quindi, è per Simmel un processo ciclico, in cui stili e gusti mutano costantemente, obbedendo alle tendenze sociali di base: il desiderio di appartenenza a un gruppo e la necessità di distinguersi dagli altri (e, in particolare, dalle classi inferiori). In questo modo egli fornisce una spiegazione sofisticata e sociologicamente fondata del meccanismo attraverso il quale, anche nel mondo contemporaneo, le nuove mode sono introdotte, si trasformano e vengono infine abbandonate.

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approfondiamo  IL CONTRIBUTO DI VILFREDO PARETO

Un altro autore considerato tra i classici della sociologia è Vilfredo Pareto (1848-1923). Nato a Parigi da una famiglia di origini italiane, pur avendo una formazione da ingegnere, contribuì in modo determinante alla costituzione del pensiero sociologico italiano, diventando l’esponente principale di quella che è stata definita come la “corrente degli elitisti”, di cui fanno parte anche altri due studiosi italiani: Gaetano Mosca (1858-1941) e Roberto Michels (1876-1936).

Pareto concepì una serie di concetti sociologici in grado di aiutare a comprendere le ragioni che muovono le azioni degli individui, a prescindere dai differenti contesti storici e geografici in cui essi vivono. Osservò che raramente le persone agiscono in base a un ragionamento logico rispetto agli strumenti da utilizzare e agli obiettivi da raggiungere. Spesso, invece, i comportamenti individuali sono caratterizzati da azioni apparentemente inefficienti o, in altre parole, irrazionali. Da questo ragionamento emerge che l’agire umano è costituito da un insieme di “elementi soggettivi”, basati sulle percezioni individuali, e da “comportamenti oggettivi”, fondati invece sugli effettivi obiettivi che le azioni possono avere nel contesto sociale, dandoci così modo di distinguere le azioni logiche (basate sull’oggettività) e le azioni non-logiche (compiute invece a partire da prospettive individuali e soggettive).

Un ulteriore contributo fondamentale di Pareto riguarda la comprensione scientifica dei principi che regolano il funzionamento della politica nella società. Egli elaborò infatti la cosiddetta “teoria della circolazione delle élite”, che dette il nome alla più vasta corrente intellettuale degli elitisti. Per Pareto, la società è innanzitutto un sistema politico che deve rimanere in equilibrio e in cui il governo deve essere nelle mani di un ristretto gruppo di individui particolarmente dotati, le élite, o classi elette, in grado di guidare la moltitudine di individui che compongono la società. Più in particolare, distinse due differenti tipi di élite, rispetto al ruolo che esse ricoprono all’interno della società: le “élite di governo”, composte da persone che direttamente o indirettamente svolgono una parte importante nell’amministrazione della società (in primo luogo la classe politica) e le “élite non di governo”, impegnate in altri ambiti sociali, come le professioni o l’arte (e oggigiorno i media, la scienza e il mondo delle associazioni).

Per comprendere il funzionamento delle élite è necessario secondo Pareto osservare come, tra gli individui che compongono le oligarchie di governo, siano ricorrenti due tipi di mentalità differenti ma complementari: una tendente alla trasformazione, al cambiamento, l’altra tendente alla conservazione e alla tradizione. L’equilibrio di una società dipende dunque dal costante e ciclico alternarsi di queste due tendenze, e il loro compensarsi è la migliore garanzia di un costante rinnovamento della classe dirigente di una nazione.

per lo studio

1. Qual è l’aspetto più caratteristico dello studio della società in Simmel?

2. Che cosa significa “sociologia formale”?

3. Perché la moda rappresenta per Simmel un fenomeno ciclico?


  Per discutere INSIEME 

Uno dei temi di riflessione di Simmel riguarda come si trasforma l’esperienza quotidiana nelle metropoli. Insieme al tuo compagno di banco prova a riflettere sui vantaggi e i problemi della vita nelle grandi città: in un foglio diviso su due colonne scrivete, nella colonna di sinistra, quali sono, secondo voi, le caratteristiche positive e nella colonna di destra, invece, i possibili svantaggi. Confrontate tra loro le due liste, osservando se alla fine sono maggiori i benefici o i problemi.

Dialoghi nelle Scienze umane - volume 2
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Antropologia, Sociologia, Psicologia – Secondo biennio del liceo delle Scienze umane