Marxismo e cultura in Italia

Il secondo Novecento e gli anni Duemila ziati, artisti, intellettuali e uomini di spettacolo, giudicati con metodi arbitrari e processi farsa colpevoli di essere comunisti e di minare i fondamenti della società americana. Marxismo e cultura in Italia Il panorama culturale italiano e l egemonia comunista In Italia, in misura ancora maggiore che in Francia, le voci culturalmente più impegnate nella lotta politica sono attratte nell orbita del Partito comunista. Le ragioni di questa egemonia sono diverse. In primo luogo va considerato il diffuso desiderio di rinnovare le basi della cultura e della società italiane dopo il fallimento del liberalismo, rivelatosi inadeguato a far fronte all involuzione reazionaria dei primi decenni del Novecento. Importante è anche l influenza della propaganda sovietica, che riesce a trasmettere ideali di giustizia, di modernità e di progresso. Sul fronte politico opposto, infine, si registra un certo disinteresse nel mobilitare gli intellettuali. La forza attrattiva del Pci Il Partito comunista riesce invece ad assorbire quasi tutte le diverse tendenze culturali dell antifascismo, anche quelle non esplicitamente di ascendenza marxista (si pensi alle posizioni ispirate al liberalismo di Gobetti e al socialismo liberale dei fratelli Rosselli), e a coinvolgere molti scrittori e intellettuali approdati al comunismo dopo una giovanile militanza fascista. Importanti letterati (Elio Vittorini, Vasco Pratolini, Italo Calvino), docenti universitari (come il latinista Concetto Marchesi e l archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, i critici letterari Carlo Salinari e Carlo Muscetta), artisti (Renato Guttuso) e cineasti (Luchino Visconti) conosciuti internazionalmente, sono tutti uniti nell idea di svecchiare la cultura italiana, rendendola accessibile al popolo. La difficile ricerca dell autonomia all interno del Partito comunista In alcuni casi, tuttavia, questo legame viene percepito come soffocante: il controllo esercitato dall apparato di partito, dipendente a sua volta dalle direttive del Cremlino, ostacola lo sviluppo autonomo di idee ed esperienze. Particolarmente significativa è la vicenda della rivista Il Politecnico (1945-1947), fondata e diretta da Elio Vittorini: essa riflette l entusiasmo per la recuperata libertà di espressione e si propone di contribuire a creare un sapere nuovo, orientato a sinistra ma attento a dialogare anche con le altre realtà culturali del paese. Lo stesso Vittorini, sul primo numero della rivista, dichiara di rivolgersi «a tutti gli intellettuali italiani che hanno conosciuto il fascismo. Non ai marxisti soltanto, ma anche agli idealisti, anche ai cattolici, anche ai mistici . Tale apertura prevede un tentativo di superare un'idea di cultura separata dalla società e dalla Storia: il titolo stesso della testata, richiamandosi all omonimo periodico diretto circa un secolo prima dal pensatore risorgimentale Carlo Cattaneo, evidenzia la volontà di costruire una cultura aperta a voci e a influenze di taglio sia umanistico, sia scientifico, unite dall obiettivo di contribuire al progresso materiale e civile della società. La polemica Vittorini-Togliatti Questa ricerca di novità e di autonomia dalla politica culturale del Pci (a cui Vittorini era iscritto e di cui rappresentava uno degli intellettuali di punta) risulta però sgradita ai vertici del partito. Dal contrasto si sviluppa una famosa polemica tra lo stesso Vittorini e il segretario comunista Palmiro Togliatti, che vede nell esperienza del Politecnico il pericolo di arrivare «non solo alla superficialità, ma anche a compiere o avallare sbagli fondamentali di indirizzo ideologico . L invito ad aprirsi agli orientamenti culturali d avanguardia europei e americani viene interpretato da Togliatti come una messa in discussione della lotta alle tendenze corrotte e decadenti dell arte, della politica e della società capitalistica occidentale. Vittorini tuttavia non recede: nella subordinazione della letteratura alla politica egli legge il rischio di esiti retorici e artisticamente mediocri. La rivista si fa così promotrice di un avvicinamento a quella cultura decadente o della crisi che è quanto di 914

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi