Il “pessimismo cosmico”

Giacomo Leopardi Leopardi mette in evidenza come il desiderio del piacere non ha confini e non può esaurirsi in un sentimento definito o circoscritto né nel tempo né nell estensione: la natura, però, ha dotato l uomo di sensi inadeguati, che riescono a provare al massimo un singolo piacere, destinato a non essere mai del tutto soddisfacente. Proprio il meccanismo psicologico che stimola gli esseri viventi a cercare una felicità senza limiti li condanna così alla frustrazione di un desiderio che rimane inevitabilmente inappagato. Dalla sproporzione tra questo desiderio infinito e la finitezza della realtà deriva un senso di vuoto, che non può essere colmato in alcun modo e che costituisce la radice prima dell infelicità. Il pessimismo cosmico L infelicità come dato assoluto La convinzione che l umanità sia condannata a una condizione di perenne inappagamento e l appurata inconciliabilità tra esistenza e desiderio di felicità inducono Leopardi a rivedere profondamente il rapporto tra uomo e natura, delineato nella prima fase della sua riflessione. La lettura degli autori e dei filosofi greci, anch essi inclini a ragionare sul dolore dell esistenza, gli fa comprendere come anche il mondo classico fosse ben lontano da quel regno idealizzato di gioia e serenità che egli aveva mitizzato durante l adolescenza. Come si intravede già nei componimenti dei primi anni Venti (come l Ultimo canto di Saffo T10, p. 833) e poi, in modo più radicale, nella stagione delle Operette morali, il poeta si convince che l infelicità non sia un fatto contingente né dipenda dall evoluzione storica: essa è un dato costitutivo e assoluto, che riguarda tutte le creature viventi e tutte le epoche. la fase del cosiddetto pessimismo cosmico : il poeta rigetta ogni illusione e rovescia i termini del rapporto tra natura e civiltà, natura e ragione. La natura indifferente L approdo al materialismo induce infatti Leopardi a concepire la natura come un entità meccanica nella quale vigono leggi e princìpi oggettivi finalizzati unicamente a conservare l ordine cosmico secondo un inesorabile ciclo che comporta la vita e la morte degli individui e delle specie. Essa cessa di essere la dolce e benefica madre, immaginata in precedenza, e appare invece del tutto indifferente alle sorti dell uomo ( T7, p. 804), vittima del suo imperturbabile ingranaggio che fa e disfa, crea e distrugge: «La natura, per necessità della legge di distruzione e riproduzione, e per conservare lo stato attuale dell universo, è essenzialmente regolarmente e perpetuamente persecutrice e nemica mortale di tutti gl individui d ogni genere e specie, ch ella dà in luce; e comincia a perseguitarli dal punto medesimo in cui gli ha prodotti (Zibaldone, 11 aprile 1829). Il valore della ragione Al contrario la ragione, prima giudicata colpevole per aver palesato la verità della condizione umana, è ora rivalutata come il solo antidoto contro le mistificazioni ideologiche, in particolare quelle prodotte dalle visioni spiritualistiche e provvidenzialistiche dell universo. Essa consente di rivelare tutti gli «inganni [ ] dell intelletto (Dialogo di Tristano e di un amico) che nascondono e abbelliscono la dura realtà, e al tempo stesso sprona gli esseri umani ad accettarla con dignità e distacco emotivo senza confidare nei falsi benefici di una fede religiosa. Edvard Munch, Malinconia, 1892. Oslo, Galleria Nazionale. 799

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento