T5 - La felicità non esiste (Zibaldone)

Il primo Ottocento La felicità non esiste T5 Zibaldone, [165-167] Secondo Leopardi, il desiderio del piacere è connaturato all esistenza; tuttavia, essendo illimitato, è destinato a non trovare mai soddisfazione: prima o poi tutti i piaceri reali, anche se realizzati, finiscono per essere deludenti. L inutile ricerca del piacere 5 10 15 20 25 30 35 (12-23 luglio 1820) Il sentimento della nullità di tutte le cose, la insufficienza di tutti i piaceri a riempierci l animo, e la tendenza nostra verso un infinito che non comprendiamo, forse proviene da una cagione1 semplicissima, e più materiale che spirituale. L anima umana (e così tutti gli esseri viventi) desidera sempre essenzialmente, e mira unicamente, benché sotto mille aspetti, al piacere, ossia alla felicità, che considerandola bene, è tutt uno col piacere. Questo desiderio e questa tendenza non ha limiti, perch è ingenita o congenita2 coll esistenza, e perciò non può aver fine in questo o quel piacere che non può essere infinito, ma solamente termina colla vita. E non ha limiti 1. né per durata, 2. né per estensione. Quindi non ci può essere nessun piacere che uguagli 1. né la sua durata, perché nessun piacere è eterno, 2. né la sua estensione, perché nessun piacere è immenso, ma la natura delle cose porta3 che tutto esista limitatamente, e tutto abbia confini, e sia circoscritto. Il detto desiderio del piacere non ha limiti per durata, perché, come ho detto, non finisce se non coll esistenza, e quindi l uomo non esisterebbe se non provasse questo desiderio. Non ha limiti per estensione perch è sostanziale in noi, non come desiderio di uno o più piaceri, ma come desiderio del piacere. Ora una tal natura porta con se materialmente l infinità, perché ogni piacere è circoscritto, ma non il piacere la cui estensione è indeterminata, e l anima amando4 sostanzialmente il piacere, abbraccia tutta l estensione immaginabile di questo sentimento, senza poterla neppur concepire, perché non si può formare idea chiara di una cosa ch ella desidera illimitata. Veniamo alle conseguenze. Se tu desideri un cavallo, ti pare di desiderarlo come cavallo, e come un tal piacere, ma in fatti5 lo desideri come piacere astratto e illimitato. Quando giungi a possedere il cavallo, trovi un piacere necessariamente circoscritto, e senti un vuoto nell anima, perché quel desiderio che tu avevi effettivamente, non resta pago.6 Se anche fosse possibile che restasse pago per estensione, non potrebbe per durata, perché la natura delle cose porta ancora che niente sia eterno. E posto che quella material cagione che ti ha dato un tal piacere una volta, ti resti sempre (per esempio tu hai desiderato la ricchezza, l hai ottenuta, e per sempre), resterebbe materialmente, ma non più come cagione neppure di un tal piacere, perché questa è un altra proprietà delle cose, che tutto si logori, e tutte le impressioni appoco a poco svaniscano, e che l assuefazione, come toglie il dolore, così spenga il piacere. [ ] E perciò tutti i piaceri debbono esser misti di dispiacere, come proviamo, perché l anima nell ottenerli cerca avidamente quello che non può trovare, cioè una infinità di piacere, ossia la soddisfazione di un desiderio illimitato. 1 cagione: causa. 2 ingenita o congenita: insita o conna- turata. 800 3 porta: comporta. 4 l anima amando: poiché l anima ama. 5 in fatti: in realtà. 6 pago: soddisfatto.

I colori della letteratura ed. NUOVO ESAME DI STATO - volume 2
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Dal Seicento al primo Ottocento