Per approfondire - L’antifascismo di Gadda

Per approfondire

L’antifascismo di Gadda

L’iscrizione al Pnf

Nonostante la fama di antifascista che avrebbe avuto in seguito, in realtà Gadda nel 1921 si iscrive al Partito Nazionale Fascista e rinnova la tessera fino al 1939. Le ragioni di questa adesione vanno rintracciate soprattutto nel suo nazionalismo ammantato di vitalismo e dannunzianesimo, retaggio dell’esperienza al fronte vissuta durante la Grande guerra. Il fascismo, agli occhi di Gadda, rappresenta una reazione energica all’immobilismo dell’Italia giolittiana, al caos etico-politico e al decadimento economico della nazione.

I miti del fascismo

Per tutto il corso degli anni Venti e Trenta, Gadda celebra i miti della propaganda fascista: l’autarchia, l’efficientismo autoritario, la guerra d’Etiopia. In realtà, però, il consenso nei confronti del regime è frutto anche del suo conformismo e si configura come una conseguenza del suo bisogno di ordine e decoro sociale. A ciò si aggiungono tratti, per così dire, “patologici”, quali la deferenza verso l’autorità, un’innata attrazione per il pragmatismo, un complesso di inferiorità nei confronti di tutto ciò che è (o appare) forte, gagliardo, eroico. Quando tali suggestioni si incrinano, l’approvazione di Gadda si trasforma in netto rifiuto.

Dal “Nistitúo” alla Roma del Pasticciaccio

Già sul finire degli anni Trenta si avverte questo cambiamento. Le pagine della Cognizione che parlano del «Nistitúo provincial de vigilancia para la noche» rappresentano un esempio notevole di questo processo. Si direbbe anzi che nella pagina letteraria Gadda anticipi la consapevolezza della propria avversione verso la dittatura, descrivendo la cialtroneria e la boria degli esponenti di quell’Istituto/regime e le intollerabili costrizioni cui Gonzalo/Gadda non intende sottostare: tutte realtà che agli occhi dell’autore rimandano, metaforicamente, alle caratteristiche del regime mussoliniano.

Nelle pagine del Pasticciaccio e di Eros e Priapo lo scrittore milanese dà sfogo a tutto il proprio disgusto nei confronti delle esibizioni e della propaganda fasciste. Nel primo caso, come vedremo, egli descrive una Roma volgare e violenta, opposta a quella celebrata dalla retorica littoria; nel secondo compone il quadro analitico delle motivazioni che hanno indotto gli italiani, e lui stesso, ad accettare supinamente la dittatura.

Tuttavia l’antifascismo gaddiano prende forma e forza soprattutto su basi psicologiche e culturali. Esso non demistifica tanto gli aspetti qualificanti della politica fascista quanto soprattutto alcune caratteristiche di natura estetica o morale: l’incapacità di educare il popolo al progresso e alla civiltà; l’arroganza che ha conculcato le libertà personali e disprezzato il bene comune; il narcisismo e il compiacimento basati su una mitologia vacua ed esibizionistica. Ne esce un quadro spietato non solo del regime in sé e dei suoi protagonisti, ma di tutta la società italiana del tempo, sedotta da un immaginario di dissennate parole d’ordine e da squallidi meccanismi del consenso.

Volti e luoghi della letteratura - volume 3B
Volti e luoghi della letteratura - volume 3B
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