Un’agricoltura sempre più industrializzata
In passato l’agricoltura era perlopiù estensiva: la produzione era basata sulla disponibilità di ampie estensioni di terreno che venivano coltivate con pochi macchinari e investimenti minimi, quindi la resa era bassa. L’agricoltura moderna invece è soprattutto intensiva, cioè mira a ottenere il massimo rendimento su superfici minori, grazie all’impiego di macchine e di impianti di irrigazione, alle tecniche di selezione delle sementi, all’uso di prodotti chimici (concimi, antiparassitari, diserbanti) 1. L’agricoltura si è insomma “industrializzata”: dà lavoro a sempre meno addetti, che vengono sostituiti dai mezzi meccanici. Tra settore primario, che fornisce all’industria i prodotti da trasformare, e industria, che fornisce all’agricoltura macchine e prodotti chimici, la relazione è sempre più stretta.
L’ultima “frontiera” nel campo della produzione agricola è rappresentata dagli OGM, cioè gli Organismi Geneticamente Modificati, organismi viventi il cui patrimonio genetico (le “informazioni” contenute nelle nostre cellule) viene mutato con apposite tecniche per migliorarne le caratteristiche. Per esempio, introducendo in una pianta il gene di un’altra specie è possibile renderla più resistente a certi climi o a certi parassiti, e aumentarne così la resa produttiva.