L’uomo e le acque dolci

L’uomo e le acque dolci

Roma e il Tevere 11, Parigi e la Senna, Londra e il Tamigi, Vienna e il Danubio: sono molte le città europee sorte lungo il corso di un fiume e proprio in prossimità dei corsi d’acqua hanno visto la luce le prime grandi civiltà della storia, come quella mesopotamica tra il fiume Tigri e l’Eufrate o quella egizia nella valle del Nilo. I preziosi ecosistemi di fiumi e laghi, tuttavia, oggi pagano un prezzo in “salute” per questo antico rapporto con l’uomo.

SCRIGNI DI BIODIVERSITÀ

Fiumi e laghi, insieme a stagni, torbiere e paludi, sono zone umide, cioè “a cavallo” tra terra e acqua. Grazie alla presenza di ambienti molto diversi, dal pioppeto al canneto, ai prati, agli isolotti ghiaiosi, queste aree sono l’habitat di numerose specie di anfibi, pesci, insetti e uccelli acquatici, come il martin pescatore, l’airone cinerino, la gallinella d’acqua; una delle attività turistiche diffuse nell’ambiente fluviale è il birdwatching (l’osservazione degli uccelli).
I laghi di una certa grandezza, grazie alla loro massa d’acqua, sono in grado di mitigare il clima e condizionano la flora e la fauna circostanti: spesso intorno a un lago si trovano specie endemiche, cioè presenti solo in quel luogo, e si riescono a coltivare alberi adatti a climi miti, come agrumi e ulivi.
Proprio per la loro ricchezza e bellezza paesaggistica, fiumi e laghi sono oggi frequentate mete turistiche, dove è possibile anche praticare vari sport acquatici (canoa, kayak, windsurf ecc.).

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IL PAESAGGIO ANTROPICO

Nel corso della storia l’uomo ha sempre scelto di abitare in prossimità di fiumi o laghi perché offrivano cibo attraverso la pesca e costituivano importanti fonti di acqua dolce, indispensabile per la vita quotidiana (bere, lavarsi, cucinare), per coltivare i campi e allevare gli animali.
Per sfruttare queste risorse e per proteggersi dalle inondazioni, le comunità umane hanno profondamente modificato l’ambiente: hanno innalzato argini, hanno deviato il corso dei fiumi, hanno eretto dighe per regolare la disponibilità di acqua e costruito canali per distribuirla sul territorio, hanno estratto sabbia e ghiaia da usare come materiali da costruzione.
Inoltre hanno sfruttato i fiumi come “strade” per lo spostamento di uomini e merci, e la forza dell’acqua per svolgere lavori: già nel Medioevo i mulini utilizzavano l’energia idraulica per macinare il grano o frangere le olive.
In seguito, nell’Ottocento, l’energia idroelettrica (cioè l’energia elettrica ottenuta dalla forza dell’acqua) fu uno dei motori della Seconda Rivoluzione Industriale, e ancora oggi lungo il corso superiore dei fiumi, dove l’acqua scorre più veloce, sorgono spesso centrali idroelettriche.

I rischi di uno sfruttamento eccessivo

L’eccessivo sfruttamento dell’ambiente fluviale e lacustre non è però privo di conseguenze. Estrarre dal letto del fiume i detriti, che aiutano a frenare la potenza dell’acqua, o eliminare la vegetazione spontanea che mantiene salde le sponde può favorire il dissesto idrogeologico.
Un altro rischio ambientale legato all’attività umana è l’inquinamento, causato in particolare dalle acque reflue, cioè le acque “sporche” degli scarichi domestici e industriali: talvolta vengono reimmesse nell’ambiente senza essere state depurate, con conseguenze gravissime sull’equilibrio naturale (vedi pp. 136-139).

geoOGGI

  IL DISSESTO IDROGEOLOGICO

Alcune zone d’Italia sono spesso colpite da frane, inondazioni e alluvioni dovute al dissesto idrogeologico, cioè il degrado del suolo causato dall’azione delle acque.
La responsabilità di queste calamità è dell’attività umana: l’eccessiva cementificazione impedisce all’acqua piovana di penetrare nel terreno; essa così, se è troppa, va ad allagare strade e vallate, oppure va a ingrossare fiumi e torrenti che fuoriescono dagli argini.
Anche il disboscamento indebolisce il suolo: non essendo più trattenuto dalle radici delle piante, questo può franare e travolgere tutto quello che incontra.
Gli unici modi per prevenire questo fenomeno sono la cura del territorio e il controllo delle attività edilizie.

Geo2030 - volume 1
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L’Italia e l’Europa