T6 - Francesco Piccolo, La fila

T6

Francesco Piccolo

La fila

  • Tratto da Momenti di trascurabile felicità, 2010
  • racconto
Francesco Piccolo nasce a Caserta nel 1964. Laureato in Lettere all’Università di Napoli, nel 1993 pubblica il suo primo romanzo, Diario di uno scrittore senza talento, cui seguono Momenti di trascurabile felicità (2010), da cui è stato tratto un film diretto da Daniele Luchetti, Allegro occidentale (2013), che si sofferma su stereotipi e pregiudizi nell’epoca della globalizzazione, e Il desiderio di essere come tutti (2013, premio Strega 2014), in cui l’autobiografia si lega alla storia politica dell’Italia degli ultimi decenni. Piccolo vive a Roma, e collabora, da sceneggiatore, con importanti registi, come Nanni Moretti e Paolo Virzì. I suoi scritti, con spiccata ironia e senso del grottesco, propongono un ritratto efficace e pungente della società italiana contemporanea.

Momenti di trascurabile felicità racconta, con ironia smaliziata, la quotidianità di un uomo adulto in una grande città contemporanea. In questo brano il narratore mostra l’insofferenza del protagonista per le file: è lo spunto per presentare il suo rapporto con il mondo, con la società in cui vive, i suoi sogni e le sue delusioni.

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Audiolettura

La tua vita è concepita in questo modo: fai qualsiasi cosa per cui non bisogna
fare la fila. Non fai qualsiasi cosa per cui bisogna fare la fila. Non vai in banca o
alla posta, ringrazi il genere umano che ha inventato quel modulo che si chiama
RID1 e che ti permette di far pagare tutto dalla tua banca elettronica. Non vai

5      mai a vedere le mostre alle Scuderie del Quirinale,2 perché alle Scuderie del Quirinale
ci sono sempre le file, e hai pure smesso di chiederti perché. Non vai fuori
nei weekend, non vai ai concerti perché alla prevendita c’è la fila fin dal mattino.
O meglio, tutte queste cose potresti anche farle se qualcun altro si prendesse
l’impegno di fare le file al posto tuo. Altrimenti, lasci perdere. E non fai niente.

10    Se al supermercato arrivi alla cassa e c’è la fila, aspetti in modo furtivo che
nessuno ti guardi e abbandoni il tuo carrello lì e scappi via – avendo l’accortezza
di tirare fuori il latte e qualsiasi altra cosa hai prelevato dal banco frigo
e di abbandonarla tra le bibite energetiche dell’ultimo banco frigo, quello più
vicino all’uscita. I commessi si incazzeranno, ma almeno hai salvaguardato

15    l’integrità del prodotto. Ti fermi ogni volta a una certa distanza, osservi e studi
la fila, come se volessi valutare se è troppo lunga o dura poco, e qualsiasi fila ti
sembra alla fine sempre troppo lunga. Ti giri verso chi sta con te e dici, sempre:
c’è la fila. E te ne vai.
Se vai in giro con lo scooter hai un obiettivo preciso e sacrosanto: quando

20    il semaforo è rosso, vuoi stare davanti a tutti. Non t’importa se la strada è
congestionata dal traffico, se rischi di colpire uno specchietto retrovisore o di
segnare per sempre con una striscia colorata una macchina. E non t’importa
se ti guardano male, se devono fare una piccola retromarcia per farti passare o
stare in tensione mentre avanzi piano tra due auto vicinissime e sei sicuro che

25    ce la puoi fare. Non t’importa. Il tuo unico obiettivo è arrivare davanti a tutti,
in prima fila, accanto ad altri scooter prepotenti e decisi come il tuo, orgogliosi
e presuntuosi come il tuo – in prima fila, quasi sulle strisce pedonali, davanti
a tutti. A rischio di non vedere più il semaforo, quando scatta il verde. Tanto
suoneranno il clacson, tutti, e tu partirai. Per primo, o fra i primi. Davanti a te

30    solo moto come la tua. Le auto, tutte dietro. 

Quando ti guardano male, gli automobilisti, ricambi lo sguardo tenendolo
gelido, sicuro. E poi fai segno di abbassare il vetro del finestrino, con gentilezza.
Quando lo fanno, dici: se volevo fare la fila, mi compravo la macchina.
Di solito capiscono cosa vuoi dire. Per quelli che non capiscono, provi tenerezza.

35    Allora avresti voglia di seguire il percorso che fanno ogni giorno, studiarlo,
e poi aspettare una giornata di pioggia. Quando arriva, sotto la pioggia
li inseguiresti e al primo semaforo rosso li affiancheresti. Non chiedi di abbassare
il vetro, non ce n’è bisogno, basta semplicemente che ti guardino. Loro
beati nella macchina chiusa, al riparo: tu con gli occhi strizzati e i muscoli

40    rattrappiti che sopporti la pioggia. Hai voglia che siano contenti, hai voglia che
pensino: così impari.
Non porti tua figlia allo zoo anche se si dispera e urla piangendo. Semplicemente
le indichi la fila all’ingresso e dici: c’è la fila. Lei si dispera ma in
cuor suo sa che non otterrà nulla, anche lei ha imparato ormai che le file non

45    si possono fare. Forse si chiederà perché altri le fanno, forse invidierà i figli
degli altri padri, vorrebbe essere una di loro, intuirà che questo è il destino,
nascere nella casa di un padre che le file non le fa. Ma non per questo otterrà
che tu faccia la fila. Nella sua famiglia la fila non si fa, e quindi sta imparando
a guardarla da lontano e a pensare a una scelta alternativa.

50    Poi, arriva questa donna, che a te
sembra una ragazza, e già questo non va
bene. Nessuno più dovrebbe sembrarti
una ragazza, soltanto le ragazze. Arriva
la ragazza e tu capisci che le tue certezze

55    vacillano, e non sei contento. Ma non ci
puoi fare niente. Sai che sentirà freddo
la sera sullo scooter, che vuole andare
al mare la domenica, che ti chiederà di
andare a fare la spesa. Sai che ti dirà che

60    la fila scorre, dirà sempre che anche se è
lunga, scorre, che non perderete tempo,
che devi essere paziente, che devi fidarti
di lei, che sei  insofferente, che devi prendere
la vita con più leggerezza. Che se vi mettete in fila, intanto parlate e non ve

65    ne accorgete. Lo capisci che ha tutta l’intenzione di affidarsi a te. Tutte cose che
nella sostanza vogliono dire che devi fare la fila. Lo capisci che forse lei, inconsciamente,
non vuole fare la fila ma vuole che la faccia tu al posto suo. E capisci
che da qualche parte della tua vita interiore, arriva il segnale che potresti cedere.

Che potresti dire: e vabbe’ proviamoci. Che potresti allora cominciare a fare le

70    file perché scorrono, a prendere la macchina perché fa freddo. Potresti perfino
fare la spesa al supermercato e prendere il numeretto al banco dei salumi e non
buttarlo via perché è il numero 96 e stanno servendo il 63, ma aspettare, occupare
il tempo facendo qualcos’altro. O non facendo nient’altro, tenendo la testa
alta per guardare lo scorrere dei numeri sul display, calcolandone la velocità e

75    misurando il tempo che ti rimane se la velocità media è quella.
Potrebbe costringerti a pensare, un giorno, quando valuti se la fila è troppo
lunga o dura poco, che dura poco. E che puoi farla. Potrebbe costringerti
senza troppo sforzo, perché è più forte di te. Potrebbe perfino esserci nella
vostra vita una scena in cui voi due siete in macchina in fila al semaforo e

80    una moto sta cercando di passare tra la vostra macchina e un’altra, e tu sei
sicuro che striscerà la carrozzeria della tua macchina solo per arrivare lì davanti
a tutti. E se tu guarderai il motociclista nel modo in cui lo guarderai,
lui potrebbe anche farti segno di abbassare il vetro e a quel punto saprai cosa
vorrà dirti.

85    E in quel momento tu vedrai che tra il semaforo rosso, la striscia – mettiamo
– rossa sulla tua carrozzeria e il vestito – mettiamo – rosso della ragazza,
ci sarà una corrispondenza eccessiva, e le corrispondenze eccessive
equivalgono a un destino, al quale ti sembrerà inutile sfuggire. Se tua figlia
ha avuto il destino di un padre che non fa la fila, tu avrai il destino di una

90    compagna che ti chiederà di fare la fila. E tutto sarà di nuovo bilanciato.
Perfetto. Del resto, altrimenti perché la donna sarebbe comparsa un giorno
lì per te; perché ti sarebbe sembrata una ragazza; è così bella che non devi
fare niente per innamorarti, sei già innamorato, anzi non c’è bisogno che ti
innamori, sei già oltre quel momento. Sei già a casa, se vuoi. Più precisamente,

95    se lei vuole.
Allora lasci che il destino, se è il destino, ti prenda. Vai verso la ragazza. Ma
la ragazza è bella, così bella, che non ci vai solo tu. Già gli altri, mentre la guardavi,
sono andati. Hanno perso meno tempo con le corrispondenze eccessive
e le ipotesi ossessive. Insomma, non è che tecnicamente si chiama così, però

100  per te quella è una fila. Nella sostanza. E resta soltanto da capire se è troppo
lunga. O se scorre.


Francesco Piccolo, Momenti di trascurabile felicità, Einaudi, Torino 2010

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Come continua

Un’inopportuna battuta alla commessa di un negozio; una passeggiata nella città deserta in piena estate; una nuova conoscenza: a mano a mano che leggiamo vediamo comporsi, sotto i nostri occhi, un mosaico interessante e ironico di tic e manie dei tempi moderni.

A tu per tu con il testo

Viviamo nella società dell’impazienza. Tutti hanno sempre qualcosa di importante da fare e nessuno può permettersi di buttare via tempo: ci si affretta per arrivare in orario a scuola o in ufficio, si sbuffa d’insofferenza se un amico o un collega è in ritardo, ci si stizzisce se l’autobus rallenta eccessivamente nel traffico. La rapidità ci fa sentire moderni ed efficienti, produttivi e alla moda; la lentezza ci annoia e ci innervosisce perché ci sembra uno spreco inutile di tempo e di energie. Ma spesso nella vita le cose sono più complesse di quanto non crediamo e così, fuggendo con spavento davanti a una fila, rischiamo anche di perderci qualcosa di importante. Sapere aspettare, infatti, permette di osservare meglio le persone, e di capire più profondamente le situazioni. Permette di scoprire, accanto a noi, un’amicizia o un amore nuovo, un’opportunità di vita che, correndo correndo, forse non avremmo mai notato. E permette l’esercizio, magico e costruttivo, della fantasia e del sogno che, nella moderna società dell’efficienza, appaiono sempre più inutili. Ma davvero lo sono? Il brano ci invita, con paradossale umorismo, a riflettere sui ritmi frenetici che la contemporaneità impone alle nostre vite.

Analisi

Chi è il protagonista? Disseminati nel testo, molti dettagli parlano di lui. Non si sa che lavoro faccia, ma è certo che appartenga al ceto medio: si muove infatti con uno scooter (r. 19) abbastanza potente; ha parecchie commissioni da sbrigare in banca o alla posta (rr. 2-3); potrebbe permettersi di andare a vedere le mostre (r. 5) o fare scampagnate nei weekend (r. 7). Anche l’età non è sicura, ma si può supporre che sia un adulto dal momento che la sua bambina è già abbastanza grande da immaginarsi da sola una scelta alternativa (r. 49) allo zoo, dove l’uomo non la vuole mai portare. Si tratta pertanto di un individuo qualsiasi, simile a quelli descritti nella narrativa sociale: non è ricco e non è povero, non è giovane e non è vecchio, è alle prese con la sua consueta quotidianità.

Dietro l’apparente normalità, però, si cela un’ossessione assillante: l’odio per le file. È una repulsione incontrollabile, una fobia che condiziona pesantemente l’esistenza del personaggio: lo trattiene dentro casa la sera e nel fine settimana; lo spinge ad abbandonare colpevolmente il carrello (r. 11) del supermercato per non aspettare alla cassa; lo sprona alla competizione con gli automobilisti nel traffico congestionato della città.

Il protagonista sfoga il proprio nervosismo con gesti provocatori. Non solo infrange le regole della strada, e rischia di colpire uno specchietto (r. 21) o di segnare per sempre (r. 22) una carrozzeria, ma addirittura apostrofa l’automobilista che lo guarda con riprovazione: se volevo fare la fila, mi compravo la macchina (r. 33). A prima vista, sembrerebbe che quest’uomo, soffocato dagli ingranaggi della società di massa, non tolleri il prossimo e che il fastidio per le file sia il segno di un’inguaribile misantropia; tuttavia nel suo animo si alternano intemperanza e una strana tenerezza, irritabilità e sensibilità, addirittura dolcezza, come si vede nella seconda parte del brano, quando affiora in lui un’inaspettata fantasticheria romantica. Innamorato a prima vista di una bellissima donna, si addentra infatti in un articolato sogno a occhi aperti: è forse lei quella che il destino (r. 88) gli ha riservato in sorte? E sarà forse l’amore per lei, anche se gli chiederà di fare la fila (r. 90), a ristabilire l’ordine nella sua vita e a portarlo finalmente alla normalità? La risposta resta aperta e non viene detto se il protagonista imparerà, per amore, ad aspettare.

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Lo stile del brano è nervoso e diretto: le frasi, brevi e paratattiche, seguono i rapidi pensieri del personaggio. Le immagini procedono a scatti e alcune proposizioni mancano perfino del verbo, come avviene, per esempio, nella descrizione dello scooter che, al verde del semaforo, sfreccia Per primo, o fra i primi. Davanti a te solo moto come la tua. Le auto, tutte dietro (rr. 29-30). Il registro, infatti, è medio e si apre con decisione al parlato: la sintassi è semplificata e prevale il tempo presente. Per queste ragioni, si ha come la sensazione che il narratore, munito di una telecamera, filmi in presa diretta i pensieri e le azioni del suo personaggio. Ma chi è che parla? E a chi si rivolge, dandogli confidenzialmente del tu? Per descrivere così bene l’intimità dell’uomo, dev’essere qualcuno che lo conosce molto bene: un amico? Un familiare? Un collega? O forse, viene da pensare, a raccontare è il personaggio stesso che, parlando tra sé e sé, si descrive e si analizza con maniacale puntualità. Ogni ipotesi parrebbe plausibile: di sicuro, con l’espediente della seconda persona, il narratore mette in scena, con efficacia e divertito gusto del paradosso, la schizofrenia dell’uomo d’oggi che, in un inesausto dialogo interiore, vive un contrasto spiccato tra azione e riflessione.

Laboratorio sul testo

COMPRENDERE

1. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.


a) Il protagonista va spesso in banca per pagare bollette e forniture.

  • V   F

b) Il protagonista non va ai concerti solo perché c’è la fila alla prevendita.

  • V   F

c) Al supermercato, il protagonista abbandona i generi deperibili dove gli capita.

  • V   F

d) Pur di andare davanti a tutti, il protagonista rischia di danneggiare le auto ferme in fila.

  • V   F

e) Il protagonista ha una figlia di circa 18 anni.

  • V   F

f) Il protagonista immagina che certi avvenimenti siano segno del destino.

  • V   F

g) La donna di cui il protagonista s’innamora è realmente vestita di rosso.

  • V   F

h) La lunga fantasticheria del protagonista, sulla donna e sulla vita insieme a lei, occupa pochi istanti di tempo reale.

  • V   F

i) Il protagonista si rifiuta di conoscere la donna perché, davanti a lei, c’è una fila.

  • V   F

j) La vicenda è ambientata a Milano.

  • V   F

2. Non chiedi di abbassare il vetro, non ce n’è bisogno, basta semplicemente che ti guardino. Loro beati nella macchina chiusa, al riparo: tu con gli occhi strizzati e i muscoli rattrappiti che sopporti la pioggia (rr. 37-40). Che cosa descrive il passo?

  • a Le abitudini del protagonista nei giorni di pioggia.
  • b Un fatto realmente accaduto pochi giorni prima.
  • c Una ricorrente fantasia del personaggio, mai realmente accaduta.
  • d Un proposito che il personaggio intende portare a compimento quanto prima.

3. Poi, arriva questa donna, che a te sembra una ragazza (rr. 50-51). Chi è questo personaggio?

  • a Una donna reale, di cui il protagonista s’innamora a prima vista, ma che ancora non conosce di persona.
  • b Una donna immaginaria, che il protagonista sogna di incontrare prima o poi nella sua vita.
  • c Una donna reale, che il protagonista ha conosciuto tempo prima e con la quale ha vissuto una storia d’amore molto importante, oggi terminata.
  • d La sua attuale compagna, di cui ricorda il primo incontro.

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ANALIZZARE E INTERPRETARE

4. Potrebbe costringerti a pensare, un giorno, quando valuti se la fila è troppo lunga o dura poco, che dura poco. E che puoi farla. Potrebbe costringerti senza troppo sforzo, perché è più forte di te. Potrebbe perfino esserci nella vostra vita una scena in cui voi due siete in macchina in fila al semaforo (rr. 76-79). Il passo contiene una figura retorica. Quale?


5. Nell’esercizio precedente hai individuato una figura retorica molto presente all’interno del testo. Individuane altri tre nei primi tre paragrafi del testo.

COMPETENZE LINGUISTICHE

6. Trova, tra le opzioni, i sinonimi di “fila” più adatti nelle seguenti espressioni:


a) una fila di alberi a lato del campo;

b) una fila di soldati in marcia;

c) una fila di note musicali da eseguire con delicatezza;

d) una fila di devoti in cammino verso il santuario.


  • sequenza
  • filare
  • schiera
  • processione

SCRIVERE CORRETTAMENTE

7. L’autore, per imitare il linguaggio parlato, semplifica la sintassi del periodo. Riscrivi, in modo più formale, i seguenti periodi ipotetici che trovi nel testo.


a) Se volevo fare la fila, mi compravo la macchina (r. 33)

 




b) …sotto la pioggia li inseguiresti e al primo semaforo rosso li affiancheresti. Non chiedi di abbassare il vetro, non ce n’è bisogno, basta semplicemente che ti guardino (rr. 36-38)

 






PRODURRE

8. Scrivere per DESCRIVERE Immagina di essere la donna di cui il protagonista si innamora. Descrivi l’uomo in un paio di paragrafi, integrando le informazioni ricavabili dal testo con elementi della tua fantasia.

p@role in rete

Racconta, in un post su Facebook, un’esperienza personale che ha a che fare con una fila. Usa un tono tragicomico, per divertire i tuoi amici.

La dolce fiamma - volume A
La dolce fiamma - volume A
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