T1 - Alberto Pellai e Barbara Tamborini, Gli amici: il trampolino verso il mondo

PAROLA D’AUTORE

|⇒ T1  Alberto Pellai e Barbara Tamborini

Gli amici: il trampolino verso il mondo

L’età dello tsunami. Come sopravvivere a un figlio pre-adolescente è un libro scritto per genitori alle prese con un figlio preadolescente, che manifesta comportamenti imprevedibili e difficili da contenere, regolare e allo stesso tempo sostenere. Per questo la preadolescenza viene definita come «l’età dello tsunami»: entra in una famiglia e travolge tutti e tutto. Gli autori descrivono la preadolescenza come una fase della vita piena di trasformazioni, un passaggio in cui i figli vogliono provare a fare da soli, a conquistare spazi di autonomia, a mettersi alla prova nel proprio gruppo dei pari.

Tutti i preadolescenti, con tempi e modalità diversi, dovrebbero manifestare un crescente desiderio di farsi degli amici con i quali condividere il piacere di organizzare qualcosa o anche solo di stare insieme. Entrambi i sessi lo fanno, ma in modi differenti. Spesso i maschi cercano il contatto fisico attraverso la lotta, il cui scopo non è fare male all’altro, ma soprattutto mantenere un rapporto, far sentire al coetaneo la propria presenza. Per le femmine, invece, il legame si traduce sia nel piacere di parlare, di raccontarsi le proprie esperienze, di confidarsi, sia nel bisogno di sentire il contatto con le amiche del cuore tenendosi per mano o camminando a braccetto per le strade. L’amico o l’amica sono presenze fondamentali, per la prima volta la potenza di questo legame è avvertita come un’opportunità per lanciarsi nel mondo, per fare qualcosa senza i grandi. Non si tratta più dell’amichetto che la mamma invita a casa. Ora sono i nostri figli a scegliere in prima persona le proprie compagnie, a mettersi in gioco, a provare a costruire rapporti.

In questo periodo della crescita capita che i grandi perdano “appeal”, che siano considerati poco interessanti, e soprattutto limitanti. I genitori sono, tra tutti, i più penalizzati; per questo è importante che ci siano altri adulti, in grado di restare al fianco dei ragazzi mentre provano a fare a meno del caldo nido di casa propria. Mamma e papà smettono di essere gli eroi perfetti e diventano persone normali, con difetti e limiti. Lo scrittore statunitense Mark Twain sintetizzò con umorismo e intelligenza una grande verità: “Quando avevo quattordici anni, mio padre era così ignorante che non sopportavo di averlo intorno. Ma a ventuno rimasi stupefatto di quanto fosse riuscito a imparare in sette anni”.

La tendenza ad allontanarsi dagli adulti sembra genetica: i nostri bambini, che fino a un attimo prima avevano bisogno di noi per qualunque cosa, d’improvviso ci guardano ostili, come se ci vedessero per la prima volta con un nuovo paio di occhiali. Il grande cambiamento che irrompe nella loro vita è proprio il distacco dai genitori e, per sopravvivere a questo passaggio, si intensificano le relazioni con gli amici.

Oggi il lasso di tempo che intercorre tra la pubertà e l’ingresso nel mondo adulto si è molto allungato (in media dai 12 ai 24 anni, ma anche oltre). E in questo intervallo la tendenza naturale a fare a meno di mamma e papà si è rafforzata, mentre si è indebolito il legame tra le generazioni. [...]

È fondamentale sapere che questo allontanamento non deve implicare l’interruzione o addirittura la chiusura definitiva di qualsiasi comunicazione tra le due parti in gioco. Non farebbe bene a nessuno. È importante, invece, che il preadolescente si senta sempre in contatto con gli adulti di riferimento e sappia di poter contare su di loro. Ma tenete presente che a svolgere questo ruolo potrebbero non essere i genitori. Quando nostro figlio esce di casa, magari sbattendo la porta, perché noi siamo i soliti rompiscatole, quali altri adulti incontra?

La presenza dei pari influisce moltissimo sui comportamenti dei preadolescenti. Di fronte a una decisione da prendere, se fare o non fare qualcosa, avere addosso gli occhi degli altri influenza tutti noi.

Se il principio è sempre valido, lo è in modo particolare a questa età. Se il cervello dei ragazzi decide sulla base non di cosa sia meglio in senso assoluto, ma piuttosto di cosa offra il maggior vantaggio a breve termine, l’approvazione degli altri è un motore all’azione molto potente: se quello che faccio, quello che dico e come reagisco attira l’attenzione del prossimo, se mi fa apparire forte, misterioso, divertente, affascinante agli occhi dei miei amici o dei ragazzi e ragazze che vorrei farmi amici, allora va bene. Tutti i pensieri razionali su i pro e i contro vengono dopo. La percezione del rischio diventa secondaria.

La consapevolezza di questo meccanismo alimenta nei genitori preoccupazioni legittime, legate all’impossibilità di essere presenti proprio nei momenti in cui la mente di un adulto sarebbe fondamentale. Se ci fosse un grillo parlante sulle spalle dei nostri figli, non sarebbe male un esserino che grida “No!” quando l’asticella del pericolo si alza troppo. Ma il grillo parlante, si sa, non fa una bella fine: Pinocchio lo schiaccia come una mosca fastidiosa, riducendolo in fin di vita. Teddy, il ragazzino impulsivo e sicuro di “Stand by me”1, di fronte al ponte dice agli altri ragazzi: “Sentite, voi fate il giro se avete paura. Io passerò di qui e mentre voi femminucce vi godete il giro panoramico, io vi aspetterò dall’altra parte rilassandomi con i miei pensieri”. Bastano queste semplici parole e tutti lo seguono. Ogni idea divergente, ogni considerazione razionale sul pericolo viene annullata dalle parole del leader del momento.

Sperimentare, osare, agire prima ancora del chiedersi se un certo comportamento, che nella maggior parte dei casi si rivelerà solo positivo, divertente ed eccitante, potrebbe anche portare a conseguenze gravi o addirittura irreversibili: è questo che molto spesso il gruppo spinge a fare.

Esplorare una casa disabitata, impennare con la bicicletta, scendere una rampa con lo skate­board, tuffarsi in un fiume, scavalcare un cancello, sono solo alcuni esempi di azioni che possono nascondere delle insidie.

I pari sono i compagni di gioco con cui avventurarsi nella vita. Possono ridurre la capacità di riconoscere pericoli e aumentare la propensione al rischio, ma possono essere anche fonte di grande affetto e sicurezza. Gli amici in preadolescenza sono la prima vera occasione di essere visti da qualcuno in modo intimo e profondo. L’amico del cuore può dire le parole di cui i ragazzi hanno davvero bisogno.

Rispondi

1. Perché, secondo gli autori, i genitori sono i più penalizzati nel rapporto con i figli preadolescenti?

2. Quali atteggiamenti generano particolari preoccupazioni nei genitori?

 >> pagina 85 

|⇒ T2  Sofia Bignamini

Le “mutanti accelerate”

In questo brano Sofia Bignamini illustra un aspetto diffuso fra le preadolescenti di oggi, quello di curare al massimo la propria immagine ritraendola in pose e atteggiamenti diversi e spesso seduttivi tramite le foto e i video dei propri smartphone o tablet. Se questa “celebrazione” del proprio corpo è un fatto tipico di questa età, diventa però pericolosa quando si affidano foto e video alla rete. Ma di questo le ragazzine sembrano non essere consapevoli.

Le preadolescenti che accelerano sono forse uno dei fenomeni più visibili delle nuove declinazioni assunte dalla muta oggi. Nei loro atteggiamenti, nel look, nei capelli e nel trucco incarnano in pieno l’esaltazione delle nuove forme e di quella spinta ad attrarre sguardi e accendere desideri che risponde a un imperativo della nostra società.

Il luogo in cui ha massima espressione la celebrazione trionfante della seduttività delle mutanti accelerate è forse lo schermo in tutte le sue varianti: smartphone, tablet, personal computer, videocamere GoPro e così via. Le preadolescenti che accelerano hanno una competenza quasi professionale in tema di inquadrature, giochi di luce, posture ed espressioni funzionali a rendere quanto più performante possibile la loro estetica. Del resto, è dagli schermi che hanno tratto ispirazione nel costruire i loro ideali di genere, e nel far esprimere e muovere i loro visi e loro corpi in maniera conforme. L’acquisizione, di solito all’inizio delle medie, di un piccolo schermo personale, possibilmente dotato di una connessione internet, potrebbe essere considerato un rito di passaggio fondante per queste ragazzine, che da quando lo possiedono si dedicano anima e soprattutto corpo a essere manager competenti della loro immagine.

Eppure, tanto è grande l’abilità di queste donne anticipate nel presentare il loro involucro esterno allo sguardo degli altri, quanto è scarsa la loro consapevolezza nel gestirne gli esiti. Cantava qualche anno fa Vasco Rossi, riferendosi a ragazze poco più grandi, accendono e provocano senza sapere realmente con quali forze e con quali interlocutori, al di là dello schermo, vadano misurandosi. 

[…] Qualcosa di paragonabile accade oggi a molte preadolescenti che utilizzano i social network per lavorare sulla propria immagine femminile e per presentarla ed esibirla al mondo. Anche per loro lo schermo del computer non è tanto una “finestra” quanto una sorta di specchio, magico come quello della regina di Biancaneve, invocato con foga perché esclami finalmente alla bambina acerba che si è trasformata nella più bella del reame. Purtroppo, anche in questo caso, dietro lo specchio si celano persone reali, sebbene ciò che mostrano sia spesso assai lontano dalla loro realtà.

Rispondi

1. Che cosa significa l’espressione «mutanti accelerate» con cui l’autrice definisce le preadolescenti di oggi?

2. Nel brano l’autrice afferma che le preadolescenti rispondono a un imperativo della società odierna. Di quale imperativo si tratta? Intravedi dei rischi nella condotta messa in atto dalle ragazze in risposta a tale richiesta sociale?

I colori della Psicologia - volume 2
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