3 - L’ «età incerta»

3. L’«età incerta»

3.1 Un nuovo senso di insicurezza

Se durante l’infanzia i genitori sono percepiti dai figli come dei “supereroi” infallibili che sanno tutto e fanno tutto nel modo migliore, lentamente, con la crescita, e in particolare durante la preadolescenza, come spiega la psicologa Silvia Vegetti Finzi  L’AUTRICE |, per la prima volta l’immagine dei genitori cambia, si trasforma, si ridimensiona.

È proprio il corpo con i suoi cambiamenti a modificare innanzitutto la prospettiva con cui si guarda a se stessi e al mondo. Il corpo non è più quello del Sé bambino, è un corpo che subisce una metamorfosi, al quale si aggiungono elementi portatori di vissuti dirompenti: i caratteri sessuali secondari con le loro energie libidiche rimaste silenti nel periodo della seconda infanzia.

Al turbamento interno e a un senso di confusione dato dalle novità puberali, si accompagna un forte senso di inadeguatezza dovuto allo sguardo degli altri, a un apprezzamento vissuto come contraddittorio, ambiguo, insicuro che arriva dall’esterno. Il risultato è che, spesso, maschi e femmine a questa età finiscono per sentirsi brutti, inadeguati, attraversati da grande insicurezza. È, come la definisce Vegetti Finzi, l’«età incerta».

l’autRICE  Silvia Vegetti Finzi

Silvia Vegetti Finzi nasce a Brescia nel 1938, da padre ebreo e madre cristiana cattolica. Scampata alle persecuzioni antiebraiche in Italia durante la Seconda guerra mondiale, studia e si laurea in Pedagogia, specializzandosi poi in Psicologia clinica presso l’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. È psicologa clinica e dal 1975 docente di psicologia dinamica presso l’università degli Studi di Pavia.

Specializzata in particolar modo nei problemi dell’infanzia e della famiglia, nel corso della sua carriera si è dedicata alla divulgazione competente dei meccanismi psicologici dei bambini e degli adolescenti, con particolare riferimento ai cambiamenti legati alla crescita nei ragazzi e nelle loro famiglie.

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3.2 Il rapporto con i genitori

Le difficoltà incontrate da ogni ragazzo e ragazza in crescita sono prodotte da spinte contrapposte: da un lato la spinta a crescere, con tutte le paure che ne derivano; dall’altro l’impulso a regredire al mondo dell’infanzia, a tornare nella dimensione rassicurante e conosciuta degli anni passati.

In questa fase di grandi cambiamenti il ruolo dei genitori rimane comunque centrale.

Vegetti Finzi afferma che il rapporto fra genitori e figli è in continuo mutamento: al momento della nascita dei figli e dei loro primi anni di vita, è caratterizzato da una vicinanza tale da essere definita “simbiosi”, quando i figli sono nella fase preadolescenziale la prossimità fisica viene gradualmente sostituita da una vicinanza fatta di parole e dialogo, quando diventano adolescenti, infine, si passa a una relazione adulta di interscambio reciproco.

Nella fase preadolescenziale i cambiamenti così evidenti nei figli hanno quindi una portata notevole anche sulle dinamiche familiari. Spesso i ragazzi e le ragazze, per allontanarsi dalle figure genitoriali, s’innamorano di educatori, allenatori, ma anche di attori o di cantanti particolarmente prestigiosi. Queste figure vengono investite da intense cariche affettive ed emotive, ma permettono di mantenere celata la componente sessuale. Così il desiderio amoroso dei ragazzi e delle ragazze investe il mondo esterno avendo cura di concentrarsi su figure irraggiungibili.

A questa età l’amore si esprime spesso nella raccolta e nell’adorazione di vere e proprie reliquie: la fotografia del divo, l’autografo dell’attore, il profilo di qualche social network da seguire ossessivamente. Il collezionismo permette di possedere, per frammenti simbolici, il corpo dell’oggetto amato senza doverlo affrontare direttamente. In un certo senso tutto ciò rappresenta una riedizione dell’oggetto transizionale dell’infanzia, dell’antica coperta di Linus  unità 2, p. 50 |.

Quello che il ragazzo o la ragazza prova nei confronti di questi idoli sono sentimenti che oscillano tra l’amare l’altro e il desiderio di essere come lui. Alla fine queste immagini dell’altro, così preziose e speciali, vengono inglobate, fatte proprie, sino a costituire un ideale di sé, il vertice della propria identità in costruzione.

per immagini

Una ragazza di fronte allo specchio

Quest’opera appartiene alla fase cubista dell’artista Pablo Picasso (1881-1973) ed è considerata uno dei quadri più importanti nella sua lunga produzione. Soggetto del dipinto è la giovane Marie-Thérèse Walter, allora moglie del pittore, mentre si guarda allo specchio. Il suo corpo è stato scomposto in tante piccole parti secondo le regole cubiste, ma si riesce a riconoscere abbastanza facilmente la sua figura. La ragazza ha il volto in parte privo di imperfezioni e in parte colorato di giallo, colore che rappresenta per l’autore emozioni positive come la felicità; il volto riflesso nello specchio appare invece scuro e comunica un sentimento di tristezza.

Numerose sono state le interpretazioni attribuite a questa duplice rappresentazione: l’immagine riflessa nello specchio esprime probabilmente proprio la paura di non essere sufficientemente bella e il senso di insicurezza, uno dei vissuti più frequenti quando ci si confronta con il “nuovo” corpo che la crescita ci ha dato.

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3.3 Momenti di crisi in preadolescenza

Durante la pubertà il desiderio di essere unici ed eccezionali si accompagna a quello di sentirsi uguali agli altri. Nello stesso tempo, però, l’insicurezza personale rende estremamente difficili i rapporti interpersonali tra coetanei. Spesso nella classe o nel gruppo di amici ciascuno cerca di risolvere il proprio disagio proiettando i suoi timori sugli altri, con il risultato di produrre veri e propri capri espiatori. Con una crudeltà resa ancora più acuta dalle angosce personali, si finisce per individuare qualcuno che viene stigmatizzato e deriso dal gruppo. Si tratta quasi sempre del coetaneo troppo grasso o troppo gracile, con gli occhiali o i foruncoli, comunque di ragazzi e ragazze particolarmente fragili, timidi o introversi.

Il meccanismo mentale che sottende queste dinamiche di gruppo consiste nel proiettare sull’altro parti inaccettabili di sé, nel tentativo di rivolgere all’esterno cariche aggressive che potrebbero altrimenti diventare autodistruttive. Una voce interiore sembra dire: “Non sono IO che non vado bene, che ho questi problemi, ma è LUI”.

Spesso i ragazzi colpiti da queste violenze psicologiche da parte del gruppo reagiscono chiudendosi in se stessi e isolandosi dagli altri, soffrendo in silenzio, tanto che gli adulti possono non accorgersi del loro dolore. Alcuni cercano di uscire dalla sofferenza puntando sul successo scolastico, sulla stima dei genitori e degli insegnanti. Tuttavia la posizione del migliore della classe risulta assai scomoda perché desta invidie e gelosie difficilmente superabili. Altri invece cercano di farsi accettare offrendo servigi e favori. Nel caso peggiore il ragazzo fa propria la posizione di emarginazione e derisione che il gruppo gli infligge sino a diventare la caricatura di se stesso, il buffone che si umilia da solo per evitare che lo facciano gli altri.

In ogni caso la pubertà risulta un periodo difficile della vita, nonostante qualcuno riesca più facilmente a viverla con leggerezza e armonia: si tratta di chi è in grado di star bene con se stesso, capace di amarsi e proteggersi godendo dello scambio affettuoso con gli altri.

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per immagini

Ballerine

Tra i soggetti più rappresentati da Edgar Degas (1834-1917) troviamo sicuramente giovani danzatrici in movimento. Nelle sue prime opere di questo tipo l’artista ritraeva le ballerine in pose del tutto canoniche, scegliendo di raffigurare il balletto nei momenti di maggior effetto. Ben presto, tuttavia, Degas abbandona questo punto di osservazione e il momento di raffigurazione prescelto non è più quello in cui le fanciulle si muovono con leggiadria e grazia a passo di danza, bensì quello del loro riposo, ritraendole in posizioni disarmoniche, a volte grottesche. Tale decisione dell’artista rappresenta bene il rapporto con il corpo in preadolescenza, quando le modificazioni corporee dovute alla crescita possono creare sproporzione e dissonanza.

Degas era vivamente interessato alle attitudini dei corpi femminili. Tuttavia non intendeva idealizzarli, come prescritto da un certo filone artistico più tradizionale: al contrario, li coglie in maniera realistica, mettendone spesso in risalto la goffaggine e i limiti fisici.

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3.4 Il diario segreto: mondo interno e mondo esterno

Uno strumento utile in questi anni è il diario segreto, che rappresenta un tentativo di raccontare e confermare se stessi e contemporaneamente di prendere le distanze dalle proprie emozioni, talvolta così faticose e dirompenti, usando la scrittura per distanziarsi dalla portata di certi vissuti.

A questa età l’immaginazione è attivissima e permette di risistemare il passato o anticipare il futuro, anche se spesso rischia di estraniare i ragazzi dalla realtà isolandoli in un mondo poco accessibile agli adulti.

La musica ascoltata attraverso le cuffie, anche nei momenti meno opportuni, rappresenta un modo per alzare una barriera difensiva tra sé e il mondo. La fantasia è un ausilio indispensabile alla mente, ma diviene pericolosa quando tende a sostituirsi alla realtà o a svilirla in confronto alla propria immagine idealizzata, costruita utilizzando l’onnipotenza del pensiero infantile.

3.5 Cambia il corpo, cambiano le relazioni

Un rapporto intermedio tra l’amore di sé e l’amore dell’altro è rappresentato dall’amico del cuore. Ciascuno si confida con l’altro soprattutto per ascoltarsi più che per ascoltare, senza accorgersi troppo dell’accoglienza che offre. Tuttavia in queste esperienze comincia a farsi strada un’immagine di sé più condivisa e mediata, un’idea di se stessi che viene pensata, su cui riflettere, e ciò avviene sia da soli sia attraverso la relazione con l’altro, un altro significativo, importante perché in contatto con la propria parte di sé più intima.

L’equilibrio emotivo e psicologico viene rotto dalle nuove pulsioni che la crescita lascia emergere. Per esempio le pulsioni sessuali irrompono nell’equilibrio dell’infanzia, cercano canali di espressione e possono manifestarsi in comportamenti autoerotici, sostenuti da intense fantasie amorose.

Anche le capacità di attenzione e di applicazione richieste dallo studio sono costantemente minacciate dalla turbolenza del mondo interno. Il bambino bravo e diligente degli anni precedenti sembra scomparso dinanzi al suo sostituto pigro e ribelle. Anche le energie aggressive, incrementate dallo sviluppo corporeo, appaiono difficili da gestire e spesso determinano comportamenti indisciplinati.

Per gestire questi profondi cambiamenti è necessario modificare lo schema dei rapporti all’interno del sistema familiare: il preadolescente ormai non è più il piccolo indifeso che va protetto dall’ambiente e guidato, ma un giovane soggetto che sperimenta il mondo attraverso l’incontro con gli altri e la messa alla prova del proprio corpo.

Perciò, se negli anni della scuola primaria erano da tutelare spazi di ozio e di solitudine, adesso sono i rapporti con gli altri che vanno incrementati e difesi. Occasioni di incontro tra ragazzi al di fuori di scuola e famiglia sono utili a rompere la tendenza all’isolamento. Questo non significa imporre modi e scadenze di socializzazione che potrebbero risultare inopportuni o intrusivi, quanto creare condizioni favorevoli allo scambio e alla convivenza tra coetanei, offrendo innanzitutto la fruizione di spazi e di tempi separati da quelli degli adulti.

per lo studio

1. Perché la preadolescenza viene definita «età incerta» da Silvia Vegetti Finzi?

2. Qual è la funzione del diario segreto?

3. Qual è il ruolo dei genitori nella preadolescenza secondo l’autrice?


  Per discutere INSIEME 

Provate a definire e delineare quali sono gli interessi e il look nei bambini e nelle bambine durante l’infanzia rispetto ai ragazzi e alle ragazze che vivono la preadolescenza. Come cambiano?

I colori della Psicologia - volume 2
I colori della Psicologia - volume 2
Secondo biennio del liceo delle Scienze umane