1 - Perché la psicologia delle organizzazioni?

1. Perché la psicologia delle organizzazioni?

1.1 CHE Cosa si intende per “organizzazione”

Nella vita di tutti i giorni è molto raro trovare momenti in cui una persona non abbia a che fare, più o meno consapevolmente, con una qualsiasi forma di attività organizzata. Ogni comportamento che assumiamo e gran parte delle scelte che facciamo nel quotidiano, dal tempo libero al lavoro, dai consumi alla politica, implicano interazioni formalmente strutturate e codificate.

esempio: pensiamo alla serie di gesti e atti che compiamo quando andiamo a fare spese in un centro commerciale: interpretare la segnaletica per capire dove parcheggiare, utilizzare le abilità di orientamento spaziale individuando il negozio che ci interessa, ritirare lo scontrino alla cassa, ricordare il segnale che identifica la propria area di parcheggio per ritrovare la propria auto alla fine degli acquisti.

Compiamo queste e molte altre azioni in maniera del tutto automatica, senza prestarvi particolare attenzione, in virtù di conoscenze e abilità apprese nel tempo e che, peraltro, fino a qualche secolo fa, non avrebbero certo fatto parte del sapere comune poiché dipendono dall’evoluzione dei tempi e delle conoscenze e si modulano di conseguenza.

Le organizzazioni ci mettono alla prova richiedendo uno sforzo, soprattutto mentale, per adeguare i nostri comportamenti, o addirittura per apprenderne di nuovi, in base alle diverse situazioni in cui ci troviamo nel corso di tutta la vita. È dunque evidente come assuma centralità, in una società complessa come la nostra, la capacità di gestire le relazioni in ambienti organizzati. Pertanto, l’analisi del comportamento degli individui o di un gruppo non può prescindere dalla comprensione del modo in cui essi si rapportano con queste forme organizzative.

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1.2 Le organizzazioni nel mondo del lavoro

Quanto detto diviene ancor più rilevante, e di conseguenza complesso, sul piano di un’analisi generale, se, nell’organizzazione di cui si parla, siamo coinvolti non per impiegare il nostro tempo libero, bensì per realizzare importanti progetti di vita, come accade quando si entra, o si mira a entrare, nel mondo del lavoro.

Le attività lavorative, infatti, sono svolte principalmente con e dentro le organizzazioni e ciò determina rilevanti effetti sull’identità personale e sociale dell’individuo. In tali circostanze siamo, difatti, chiamati anche a interpretare i comportamenti altrui e le motivazioni che ne sono alla base: lo sforzo di modulare il nostro modo di agire e di compiere determinate scelte deve tenere in considerazione, quale parametro di riferimento, non solo le nostre esperienze ma anche, appunto, quelle degli altri.

Il rapporto tra individuo e organizzazione lavorativa può essere approfondito anche in relazione al fenomeno ricorrente di transizione psicosociale da una situazione a un’altra nella vita di lavoro, che si riferisce a quei momenti importanti e a quegli improvvisi cambiamenti che, nella vita lavorativa, possono scuotere in maniera significativa il modo in cui guardiamo a noi stessi e al mondo, come accade, per esempio, quando l’organizzazione per la quale lavoriamo decide di fare a meno di noi.

Le ricerche che, in campo psicologico, hanno avuto quale oggetto l’impatto del licenziamento e della disoccupazione sull’individuo, seppure numerose e differenti fra loro, sono accomunate da una conclusione, all’apparenza quasi “scontata”, ma allo stesso tempo dirompente: l’individuo licenziato o disoccupato si pone delle domande sulle proprie qualità e sul proprio futuro, che probabilmente non si sarebbe mai posto qualora tali condizioni non fossero mai intervenute nel corso della sua vita.

Vivere nelle organizzazioni è un compito che siamo tutti inevitabilmente chiamati a svolgere. Esso richiede l’impiego di numerose risorse, quali il tempo, le competenze personali, la disponibilità emozionale, che possono variare da individuo a individuo, sia per quantità che per qualità.

Le risorse da impegnare e il livello di libertà di cui si gode determinano la misura del successo di ogni individuo nell’ambito delle varie organizzazioni.

esempio: l’idea di formare un gruppo di ragazzi che si riunisca con costanza per giocare a calcetto è impegnativa da realizzare ma, al tempo stesso, fornisce a ciascun membro del gruppo la possibilità di aderire al progetto e di scegliere come impegnare il proprio tempo libero.

Diverso è il caso delle organizzazioni di lavoro, nelle quali, insieme alla libertà individuale del soggetto, occorre tenere conto anche di alcuni aspetti richiesti dalla medesima organizzazione e non modificabili: per esempio, non si può scegliere di trascorrere nel lavoro, in media, meno di sei-otto ore giornaliere, se non passando a un tempo parziale e quindi a una condizione salariale differente.

Questi pochi argomenti fanno capire perché sia così diffuso l’interesse da parte di esperti appartenenti a vari campi del sapere per la comprensione dei meccanismi di funzionamento delle organizzazioni.

per lo studio

1. Spiega perché sono importanti le organizzazioni.

2. Le risorse personali da investire nel mondo del lavoro sono numerose, alcune libere, altre meno. Sapresti indicare quali in base al grado di libertà?


  Per discutere INSIEME 

Provate a ricostruire i gesti e le azioni che siamo portati a compiere, anche automaticamente, quando ci rapportiamo con la realtà organizzata di un supermercato. Discutetene poi in classe.

I colori della Psicologia - volume 2
I colori della Psicologia - volume 2
Secondo biennio del liceo delle Scienze umane