5 - La morte e il suicidio in adolescenza

5. La morte e il suicidio in adolescenza

5.1 La ricerca del limite

Come abbiamo già detto, l’adolescenza porta con sé novità, cambiamenti fisici e mentali, prime esperienze, nuove chiavi di lettura su di sé e sul mondo. L’adolescente è chiamato a ripensarsi e riappropriarsi delle proprie caratteristiche in modo soggettivo. A questa età si apprende che il corpo non è più quello del bambino, curato e gestito dai genitori, ma appartiene a se stessi, ha potenzialità di sviluppo ma anche una data di scadenza: è a tutti gli effetti mortale. Si scopre così che il corpo, caratterizzato in questa fase di crescita dall’investimento sulle proprie nuove potenzialità e capacità, in realtà ha dei limiti, che, per essere ben compresi e accettati, vanno sperimentati.

In adolescenza si parla di ▶ condotte a rischio riferendosi a quei comportamenti che, spingendosi al limite, potrebbero concludersi in tragedia. Selfie estremi sui tetti di palazzi altissimi, corse spericolate in motorino, sfide pericolose: eccone alcuni esempi.

Dovendo fare i conti con la mortalità del proprio corpo e dovendo quindi ammettere che non può compiere qualsiasi azione senza conseguenze, sensazione esperita invece dai bambini, l’adolescente mette in atto comportamenti estremamente rischiosi con l’obiettivo di misurare fin dove può spingersi. Tali condotte sembrano voler sfidare la morte: per sentirsi pieni padroni del proprio corpo e avere conferma della propria forza vitale i ragazzi lo portano vicinissimo al limite fermandosi subito prima dell’irreparabile e di fatto sconfiggendo così la morte.

5.2 Il gesto suicidale

A volte, invece, in adolescenza la morte viene ricercata attivamente e vissuta come unica via di fuga da una sofferenza intollerabile. Spesso, quello che fa soffrire è un forte senso di inadeguatezza che, in particolare nei confronti dei propri pari, fa sentire goffi, incapaci, diversi dagli altri. Si sperimenta un profondo senso di vergogna per non essere abbastanza bravi, belli, simpatici, intelligenti. Vissuti di questo genere possono amplificarsi e crescere a dismisura fino a che il dolore a essi associato viene percepito come un ostacolo insormontabile. In questi casi l’adolescente sente di non poter più procedere sul proprio cammino di crescita e decide di sottrarsi al confronto con questo ostacolo piuttosto che affrontarlo e sperimentare quel senso di vergogna insopportabile. Il progetto allora diventa quello di sparire, di procurarsi la morte, come tentativo per smettere di soffrire.

Il gesto suicidale in adolescenza, però, è spesso caratterizzato da grande ambivalenza: si decide di uccidersi, in realtà, per riscattarsi, per liberarsi del dolore, per sopravvivere in eterno nella memoria di tutti coloro che rimangono.

Il progetto suicidale può avere significati diversi:

  • uccidersi per vendetta, allo scopo di colpire e far soffrire tutti gli altri, responsabili del dolore che ha portato alla scelta suicidale;
  • uccidersi come capro espiatorio, la cui fantasia sottostante è di liberare, attraverso la propria morte, tutti coloro che hanno sofferto a causa propria.

Il gesto suicidale racchiude in sé un forte significato comunicativo ed è rivolto sia a se stessi che agli altri.

Quando un adolescente si suicida, tutti coloro che gli sopravvivono rimangono attoniti, si pongono mille domande a cui spesso non riescono a dare risposta. La drammaticità dell’evento suicidale colpisce un gran numero di persone, fra cui tutto il personale e i ragazzi della scuola che l’adolescente frequentava, in particolare i compagni.

Per dare un aiuto all’istituzione scolastica ferita dal suicidio di uno dei suoi studenti e fornire sostegno a tutti i membri della comunità scolastica vengono effettuati ▶ interventi di postvention. Si chiamano così in quanto vengono realizzati in seguito (post) a un fatto traumatico e prevedono l’ingresso a scuola di psicologi esperti con l’obiettivo primario di fornire sostegno ai sopravvissuti, aiutarli a far fronte al loro dolore e favorire il processo di elaborazione del lutto.

Gli interventi di postvention svolgono però anche una funzione preventiva. Diversi studi infatti hanno dimostrato che in seguito al suicidio di uno studente può succedere che tra i suoi compagni si verifichino altri gesti simili; per questo è importante effettuare questi interventi prima possibile, per dare la possibilità a chi ne senta il bisogno di ricevere aiuto e supporto nell’affrontare le proprie paure, ansie, angosce, sensi di colpa, che si sperimentano in seguito al suicidio di una persona cara.

per immagini

Ofelia

Nel dipinto di John Everett Millais (1829-1896) viene rappresentata la giovane Ofelia, personaggio femminile presente nell’Amleto di Shakespeare. Nella scelta del soggetto il pittore si rifà infatti proprio alla tragedia shakespeariana: il quadro rappresenta il momento in cui Ofelia, innamorata di Amleto ma da lui respinta, dopo che egli ha ucciso per errore il padre di lei, impazzisce e si sdraia in un fiume in attesa che i vestiti impregnati d’acqua la trascinino sul fondo. Shakespeare scrive così: «Le sue vesti si gonfiarono, e come una sirena per un poco la sorressero, mentre cantava brani di canzoni antiche, come una ignara del suo stesso rischio, o come una creatura nata e formata per quell’elemento. Ma non poté durare a lungo, finché le sue vesti, pesanti dal loro imbeversi, trassero la povera infelice dalle sue melodie alla morte fangosa» (Amleto, Atto IV, scena VII).

Il quadro è eccezionalmente dettagliato: Millais infatti realizzò la parte naturalistica soggiornando in aperta campagna per diversi mesi, osservando fiumi e ruscelli. La figura femminile venne dipinta solo in un secondo momento: anch’essa realizzata osservando una giovane ragazza, Elizabeth Siddal (detta Lizzie), che divenne musa di numerosi pittori preraffaelliti, confraternita di cui Millais fu uno dei fondatori. Dovendo rimanere nell’acqua per diverso tempo affinché il pittore potesse rendere sulla tela i minimi dettagli, Lizzie si ammalò gravemente ai polmoni, non riuscendo mai a guarire del tutto.

 >> pagina 199 

  VERSO LA PROFESSIONE   

Lo psicologo scolastico

Sono sempre di più le scuole secondarie di primo e di secondo grado che decidono di offrire agli studenti la possibilità di parlare con uno psicologo presente a scuola. Gli sportelli psicologici garantiscono spazi di ascolto individuali dove gli studenti possono rivolgersi per chiedere aiuto per superare difficoltà che interferiscono con il compito scolastico o che impediscono di affrontare il percorso di crescita con serenità. Gli sportelli di ascolto a scuola sono gratuiti e protetti da privacy; inoltre sono rivolti a tutti i membri che fanno parte della comunità scolastica: studenti, genitori e professori.

Lo psicologo scolastico può svolgere anche altre attività a scuola come fare interventi nelle classi, ad esempio di prevenzione primaria su temi come l’affettività e la sessualità o sull’uso e l’abuso delle sostanze stupefacenti.

Inoltre, lo psicologo scolastico può venire coinvolto in caso di situazioni di crisi come furti, bullismo o il suicidio di un membro della comunità scolastica.

per lo studio

1. Che cosa si intende per “ostacolo insormontabile” in adolescenza?

2. In che cosa consistono gli interventi di postvention?


  Per discutere INSIEME 

Come è stato spiegato in questa unità, il sentimento della vergogna in adolescenza può recare dolore e disagi intollerabili, che difficilmente vengono condivisi con i coetanei. In classe, provate a immaginare un progetto da effettuare nella vostra scuola che contrasti il silenzio sul malessere adolescenziale e favorisca lo scambio e il confronto.

I colori della Psicologia - volume 2
I colori della Psicologia - volume 2
Secondo biennio del liceo delle Scienze umane