3 - Herbart e la pedagogia come scienza autonoma

3. Herbart e la pedagogia come scienza autonoma

3.1 La pedagogia e l’educazione

Considerato l’iniziatore della riflessione sulla sistematizzazione scientifica della pedagogia, il pensatore tedesco Johann Friedrich Herbart  L’AUTORE | si misura con il problema educativo sin dagli anni degli studi universitari, facendone la questione centrale della sua attività intellettuale.

In Germania, fino dalla fine del XVIII secolo i professori di filosofia – che devono tenere anche lezioni di pedagogia – si pongono il problema di stabilire la configurazione scientifica della pedagogia. Herbart partecipa al dibattito del tempo, distaccandosi dalla concezione idealistica che identifica la pedagogia con la filosofia e dalle visioni unilaterali che assegnano alla pedagogia una connotazione puramente descrittiva o, al contrario, esclusivamente affidata all’esperienza.

Per Herbart la pedagogia è una scienza pratica applicata, che si basa su due fondamentali principi epistemologici:

  • la filosofia pratica, che determina i fini generali dell’educazione;
  • la psicologia, che stabilisce il metodo per raggiungere tali fini.

Egli distingue nettamente la pedagogia dall’educazione. Se per Herbart la pedagogia è una scienza, l’educazione è un’arte. L’arte dell’educazione, in particolare, ha lo scopo di formare il soggetto, di promuoverne lo sviluppo armonico, la formazione del carattere, la pluralità degli interessi e la virtù, che per Herbart rappresenta qualcosa in più della moralità e condensa in sé il compito principale dell’educazione.

A questo riguardo nel Compendio delle lezioni di pedagogia, opera che offre una visione d’insieme sulla sua concezione pedagogica, afferma:

Virtù è il nome adeguato al fine pedagogico nel suo complesso. Essa consiste nell’idea di libertà interiore sviluppatasi in realtà permanente in una persona. Donde deriva immediatamente un duplice compito, dal momento che la libertà interiore sta in una relazione tra due membri: conoscenza e volontà, ed è cura dell’educatore portare a compimento ognuno di tali membri prima isolatamente, perché possano poi collegarsi in una relazione permanente.

J.F. Herbart, Compendio delle lezioni di pedagogia, a cura di B.M. Bellerate, Armando, Roma 1971, p. 45.

L'AUTORE  Johann Friedrich Herbart

Johann Friedrich Herbart nasce nel 1776 a Oldenburg, nella Germania nordoccidentale. Ricevuta la prima formazione in famiglia, inizia a frequentare la scuola pubblica locale intorno ai dodici anni. Sviluppa precocemente la passione per la musica e lo studio dei classici e della filosofia, ambito in cui risente molto dell’influsso di Kant.

Nel 1794 si iscrive all’università di Jena e diviene discepolo del maggiore rappresentante dell’idealismo tedesco: Fichte. In questo periodo partecipa agli incontri della Società degli uomini liberi, un’associazione di carattere artistico-letterario e pedagogico. Tra il 1797 e il 1799 si trasferisce a Berna in qualità di precettore dei tre figli del nobile von Steiger. Questa esperienza lascia una traccia profonda nell’esistenza di Herbart, che inizia a individuare le coordinate della sua visione educativa, agevolato in questo anche dalla compilazione delle Relazioni, i resoconti sulla sua attività di educatore che era tenuto a presentare al signor Karl Steiger. In questa fase ha modo di incontrare più volte Pestalozzi a Burgdorf e di approfondire la conoscenza della sua metodologia educativa.

Nel 1800 si stabilisce a Brema, dove dà lezioni private e pubbliche e tiene conferenze sul pensiero di Pestalozzi. Ormai l’interesse pedagogico è al centro della sua vita. Nel 1802 consegue la laurea in filosofia e l’abilitazione all’insegnamento presso l’università di Göttingen. Divenuto docente di filosofia-pedagogia presso questo ateneo, inizia a lavorare alla sistematizzazione del suo pensiero pedagogico, che trova la sua esposizione più compiuta nell’opera Pedagogia generale dedotta dal fine dell’educazione, pubblicata nel 1806.

Nel 1808 accetta la cattedra di filosofia e pedagogia, che un tempo era stata di Kant, presso l’università di Königsberg. In questo periodo coltiva anche l’interesse per la psicologia, considerata allora un ramo della filosofia, e inizia una fase molto feconda sul piano delle esperienze educative: fonda un Seminario pedagogico con annesso convitto e un Istituto didattico. In questa fase di sperimentazione della sua teoria pedagogica è affiancato da Mary Jane Drake, una sua studentessa che sposa nel 1811.

Andata in fumo la possibilità di ereditare la cattedra di filosofia di Hegel presso l’università di Berlino, nel 1833 fa ritorno all’università di Göttingen, dove registra un ampio seguito di studenti, bruscamente interrotto a seguito delle contestazioni studentesche contro il ritiro della Costituzione da parte del nuovo sovrano tedesco e della richiesta di giuramento di fedeltà imposto ai docenti. Risale a questi anni la stesura del Compendio di lezioni di pedagogia, un manuale pensato per gli studenti, che conosce una seconda edizione ampliata nel 1841, poco prima della morte di Herbart, e che rappresenta una sintesi della sua esperienza e delle sue riflessioni.

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Una scuola prussiana

Questo dipinto è la rappresentazione ironica di una scuola elementare prussiana del XIX secolo: in un’aula quasi priva di banchi, dove alimenti e oggetti vari giacciono vicini, alla rinfusa, un maestro cerca di far ripetere ciò che scrive sulla lavagna agli alunni, assai numerosi, mentre un bambino in un angolo della stanza fa cadere i libri dagli scaffali, un altro guarda fuori dalla finestra, due lottano per gioco, una bimba piange.

L’anima umana e l’istruzione educativa
Per comprendere meglio il pensiero pedagogico di Herbart è utile approfondire la sua concezione dell’anima umana. Per il filosofo tedesco essa rappresenta uno dei «reali», ovvero uno degli “enti semplici” che costituiscono la realtà. In origine l’anima è una tabula rasa, ma nel contatto con gli altri reali produce le rappresentazioni.

Le facoltà dell’anima (intelligenza, volontà, sentimenti e così via) si manifestano in questa dinamica tra le rappresentazioni, in cui possiamo distinguere una massa consolidata (l’io), da Herbart definita “massa  appercipiente”, alla quale si possono aggiungere nuove rappresentazioni, che vanno a costituire la cosiddetta “massa appercepita” (la massa delle nuove conoscenze). Nell’incontro tra l’io e le nuove conoscenze si realizza l’arricchimento della vita psichica dell’uomo.

Affinché la massa delle nuove conoscenze si possa unire in modo armonico all’io è necessaria l’azione educativa, che allo stesso tempo deve giovarsi dell’apporto dell’istruzione. Ma poiché per Herbart il processo educativo non può basarsi solo sul sapere, allora bisogna orientarsi verso un’istruzione educativa, che unisce all’atto istruttivo componenti educative (valori e norme di condotta) e all’atto educativo componenti istruttive (contenuti, conoscenze).

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La dottrina degli interessi e la metodologia dei gradi formali
Per Herbart l’azione educativa deve muovere dagli interessi degli alunni. Egli ritiene che l’interesse sia un fenomeno psichico di grande rilievo. Si presenta come l’aspettativa di qualcosa, che l’educatore deve individuare e orientare verso una maturazione armonica. Herbart elabora una precisa dottrina degli interessi, nella quale si opera una distinzione tra:

  • gli interessi di conoscenza (o della mente), che si distinguono in empirici (natura), speculativi (idee) ed estetici (bello e buono);
  • e gli interessi di partecipazione (o del cuore), che si differenziano in simpatetici (singoli), sociali (collettività) e religiosi (Dio).

La multilateralità degli interessi, però, deve essere ricondotta a unità per attuare un’istruzione educativa organica. Tale obiettivo per Herbart può essere raggiunto seguendo la metodologia didattica dei gradi formali, così denominati perché applicabili a ogni forma di istruzione.

Il filosofo distingue quattro gradi formali, i primi due attinenti all’attività di penetrazione (che riguarda gli oggetti esterni) e gli altri due riferibili all’attività di riflessione (che comporta un procedimento interiore):

  • chiarezza, che si attua nella definizione dell’oggetto di apprendimento;
  • associazione, intesa come allargamento e collegamento tra le nuove conoscenze e quelle già apprese;
  • sistemazione, che consiste nella sintesi armonica delle nuove conoscenze;
  • metodo, che si traduce nell’applicazione pratica delle cognizioni.

In questo modo Herbart va a definire gli aspetti che devono guidare l’insegnante nella predisposizione delle lezioni.

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Lo scolaro

In questo ritratto il pittore svizzero Albert Anker, che legò profondamente le sue opere al mondo dell’infanzia, ci presenta un bambino con la sua lavagnetta e l’occorrente per la scuola, pronto a svolgere il proprio compito di scolaro, che è anche acquisizione di nuove conoscenze. Compito dell’educatore, secondo Herbart, è individuare gli interessi degli allievi, dai quali deve muovere l’azione educativa.

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3.2 Il metodo educativo

Per Herbart il metodo educativo si deve incentrare sul rapporto tra educatore e educando, tenendo conto di tre componenti: governo, insegnamento e coltura morale.

Il governo è per Herbart «il primo presupposto dell’educare» e coincide con quella disciplina esterna imposta dall’educatore sull’allievo, che nei primi anni di formazione è fondamentale, data l’incapacità del fanciullo di autogovernarsi, di controllare cioè gli impulsi che frenano il perfezionamento morale. La base del governo dei fanciulli secondo Herbart consiste nel tenerli occupati, evitando ogni tipo di sregolatezza. Questo obiettivo va garantito, più che attraverso la sorveglianza, per mezzo dell’autorità e dell’amore, ai quali Herbart attribuisce maggiore efficacia educativa.

L’insegnamento ha per scopo la formazione del soggetto, il suo perfezionamento e il raggiungimento della virtù. Qui prevale l’istruzione educativa, che muove dall’interesse, permette l’acquisizione di conoscenze e l’adesione del soggetto ai principi morali.

La coltura morale implica l’azione del “coltivare” la personalità dell’educando e ha come fine principale la formazione del carattere nella moralità o meglio nella virtù, obiettivo primario di tutta l’azione educativa.

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3.3 Gli ambienti educativi

Nella concezione pedagogica di Herbart l’ambiente è determinante, proprio perché l’individuo non possiede conoscenze innate e dunque è di fatto un prodotto della società. Rispetto all’educazione egli ritiene che ci siano due ambienti fondamentali: la famiglia e la scuola.

La famiglia è indicata come l’ambiente educativo per eccellenza, dove tutto è in funzione della crescita del bambino. Tuttavia, non tace i limiti educativi delle famiglie, che spesso si affidano troppo alle scuole pubbliche, pensandole come loro naturale completamento.

La scuola per Herbart ha una funzione integrativa rispetto alla famiglia, che detiene la prerogativa originaria sulla formazione del soggetto. Egli però la ritiene indispensabile, sia perché viene incontro alle esigenze delle famiglie che non possono permettersi un precettore, sia perché assicura un’istruzione a tutti.

Per quanto concerne l’organizzazione scolastica, Herbart si schiera decisamente in difesa dell’autonomia della scuola rispetto allo Stato e alla Chiesa e pensa a una scuola che risponda all’esigenza dell’allievo di soddisfare da una parte i suoi interessi conoscitivi attraverso la matematica e le «scienze speciali» come il diritto, e dall’altra gli interessi partecipativi, dando spazio alla letteratura e alla storia.

La scuola herbartiana

Le idee di Herbart hanno avuto una vasta risonanza in tutto il mondo, grazie alla fondazione della scuola herbartiana in Germania poco dopo la morte del filosofo. Nei primi del Novecento il mondo pedagogico si è spaccato in due schieramenti: da una parte i sostenitori di Herbart e dall’altra i critici, che lo hanno accusato di intellettualismo, individualismo e moralismo. Nonostante gli innegabili punti deboli del pensiero pedagogico di Herbart, gli va riconosciuto l’indubbio merito di avere, da un lato, conferito sistematicità e serietà scientifica allo studio della pedagogia e, dall’altro, quello di aver posto l’istanza di un’azione educativa rispettosa delle leggi della psicologia e attenta alla formazione della personalità del soggetto.

  INVITO ALL’ASCOLTO 
Richard Wagner, TRISTANO E ISOTTA, 1865 (prima esecuzione)

Il dramma musicale Tristano e Isotta composto da Richard Wagner (1813-83) è considerato il capolavoro musicale del Romanticismo tedesco. Rappresentato per la prima volta nel teatro dell’opera di Monaco nel 1865, il dramma si ispira al poema Tristan di Gottfried von Strassburg ed è ricco di elementi filosofici mutuati dal pensiero di Arthur Schopenhauer (1788-1860). L’opera racconta dell’amore impossibile tra la principessa Isotta, figlia del re d’Irlanda, e il cavaliere Tristano, che, per liberare la Cornovaglia da un tributo imposto dagli irlandesi, uccide il cavaliere Morold, fidanzato di Isotta. Rimasto ferito durante la battaglia, Tristano è curato amorevolmente da Isotta, che non conosce la sua vera identità. Una volta scoperto che si trova davanti all’assassino dell’uomo che amava, gli risparmia la vita, facendosi promettere di sparire per sempre. Tristano, però, rompe il giuramento e ritorna da Isotta per portarla in sposa al re di Cornovaglia, come simbolo della riconciliazione tra i due paesi. Durante il viaggio verso la Cornovaglia si accende la passione tra i due amanti, un sentimento destinato a trovare appagamento solo con la morte di entrambi.

per lo studio

1. Che cos’è la pedagogia per Herbart?

2. Che posto assegna agli interessi dell’educando nell’azione educativa?

3. Quali sono secondo Herbart le componenti fondamentali dell’intervento educativo?


  Per discutere INSIEME 

Herbart fornisce indicazioni precise su come impostare una lezione. Esprimi un parere a questo riguardo e rifletti insieme ai tuoi compagni sulle possibili applicazioni del modello herbartiano alla pratica didattica e alle modalità di apprendimento che fanno parte della tua quotidianità.

I colori della Pedagogia - volume 2
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