FINESTRE INTERDISCIPLINARI - Il diritto al gioco

FINESTRE INTERDISCIPLINARI – SCIENZE UMANE: Pedagogia & Psicologia

IL DIRITTO AL GIOCO

L’articolo 31 della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia approvata dall’assemblea dell’Onu nel 1989 riconosce al bambino il diritto al riposo, al tempo libero, a dedicarsi al gioco e alle attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale e artistica. Si tratta di un diritto al quale spesso non viene riservato il tempo adeguato. La scuola raramente si interessa alle esperienze di gioco dei bambini, le città non sempre sono dotate di spazi pubblici a loro dedicati e le famiglie non di rado antepongono i doveri scolastici e le attività programmate (sport, corsi vari) ai momenti dedicati solo alla libera attività ludica.

La ricerca scientifica, invece, ha dimostrato che gli apprendimenti più importanti il bambino li acquisisce nei primi anni di vita, ben prima di entrare in un’aula scolastica, e lo fa attraverso il gioco. Il gioco, infatti, permette di vivere l’esperienza della scoperta, dell’avventura, del rischio, dell’ostacolo da superare, in uno spazio e in un tempo che il bambino può amministrare in autonomia, imparando a confrontarsi con gli altri e con la complessità del mondo.

Giocare significa tante cose: esplorare, leggere, disegnare, fotografare, raccogliere oggetti, stare insieme ad altri bambini all’aperto. Tutte attività che innescano un enorme lavoro cognitivo e sociale, che ha un motore principale: il piacere, ovvero la possibilità di trascorrere del tempo in assoluta libertà per fare ciò che piace di più. Questo vale anche per i giochi che coinvolgono le nuove tecnologie, che vanno però approcciati con equilibrio, senza dimenticare la distanza tra virtuale e reale e le infinite e affascinanti possibilità creative che quest’ultimo offre.

In ambito psicologico sono state elaborate molte definizioni che aiutano a comprendere la complessità e l’importanza del gioco. Se Jean Piaget (1945) ha sottolineato come il gioco evolva parallelamente alle capacità intellettive del bambino, Sigmund Freud (1948) ha messo in evidenza il ruolo fondamentale del gioco per l’equilibrio emotivo del bambino, attribuendogli una duplice funzione: catartica e di controllo dell’ansia. Secondo Donald Winnicott (1971) il gioco è uno strumento indispensabile per superare l’angoscia da separazione del bambino dalla madre, mentre per Jerome Bruner (1976) il gioco è il terreno di sperimentazione attraverso il quale il bambino sviluppa la sua inventiva, adottando soluzioni e comportamenti nuovi, che lo aiutano a crescere e a scoprire modalità diverse di apprendimento.

Appare, pertanto, fondamentale lasciare ai bambini il piacere di scoprire il mondo che li circonda giocando e la valenza formativa del gioco va sostenuta a casa come a scuola perché, come suggeriva il grande maestro e pedagogista cremonese Mario Lodi, il gioco aiuta ad ampliare la cultura dei bambini e, da adulti, la loro umanità.

I colori della Pedagogia - volume 2
I colori della Pedagogia - volume 2
L’educazione dal basso Medioevo al positivismo - Secondo biennio del liceo delle Scienze umane