La luce del futuro - volume B

Albatri, acrobati e rockstar La poesia si apre su un momento di vita marinaresca, che Baudelaire forse ebbe modo di osservare da ragazzo, durante il viaggio che lo avrebbe dovuto portare in India, verso una nuova vita, e terminò invece con un precipitoso ritorno a Parigi. Gli elementi del quadro sono pochi e ben definiti: una nave in mezzo al mare, un gruppo di marinai, non meglio identificati, un uccello caduto nelle loro grinfie. Un albatro, per la precisione: si tratta di un animale elegante, dalla straordinaria apertura alare (in alcuni esemplari supera i tre metri e mezzo), in grado di volare senza interruzione per centinaia di chilometri, che non disdegna negli oceani di seguire le navi, per curiosità e nella speranza di trovare cibo. Il re dell azzurro umiliato Nel momento in cui abbandona il cielo, suo ambiente naturale, per approdare sulla tolda di una nave, l albatro perde i suoi attributi di maestosità. Non sappiamo come gli uomini siano giunti a catturarlo: lo troviamo già in loro balia. Da re dell azzurro (v. 6) si è trasformato in un patetico palmipede, stuzzicato dai marinai, che gli fanno stupidi scherzi e ne scimmiottano l andatura sgraziata e incerta. Le grandi ali bianche (v. 8) ora sono ridotte a lunghi remi inutili, che pietosamente accanto a sé strascina (v. 7). La similitudine coglie il disagio dell albatro, ulteriormente sottolineato da ben tre coppie di aggettivi, maldestro e vergognoso (v. 6), fiacco e sinistro (v. 9), comico e brutto (v. 10): quest ultima coppia in secca antitesi con la condizione precedente (lui prima così bello, v. 10). Il poeta nella società Baudelaire prova nei confronti dell albatro quella pietà che i suoi aguzzini gli negano. Lo sguardo solidale trova una spiegazione esplicita nella similitudine con cui si apre l ultima quartina. inutile e ridicolo mettergli una pipa sotto il becco, quasi fosse un marinaio: l albatro somiglia piuttosto al Poeta (v. 13), scritto con la maiuscola per sottolinearne la nobiltà di spirito. un principe delle nubi (v. 13), indifferente a chi lo bersaglia (gli arcieri del v. 14). Il poeta possiede ali di gigante (v. 16) come l albatro, e come lui è costretto a trascinarle nel fango delle strade, mentre intorno la gente sogghigna. Baudelaire intende così rimarcare il suo disprezzo per la società borghese e materialistica: un conflitto che si sviluppa per la prima volta proprio nell Europa del XIX secolo. La gente comune, attenta soltanto al proprio interesse, non accetta che il poeta si sottragga all imperativo della produzione, preferendo al lavoro l indolenza dell albatro. Non ne comprende il diverso punto di vista dal quale osserva la vita che scivola via su abissi amari (v. 4), nei quali preferisce non guardare (l abisso, gouffre in francese, è un immagine ricorrente nella poesia di Baudelaire). Alto sulle ali della fantasia, a rischio di precipitare rovinosamente, il poeta non medita ribellioni solitarie. A un mondo che lo inorridisce, nel quale si sente in esilio, egli non può che riservare una sdegnosa estraneità. 85 IL Scherzi da marinaio CLASSICO GUIDA ALLA LETTURA

La luce del futuro - volume B
La luce del futuro - volume B
Poesia e teatro