La luce del futuro - volume B

I generi UNIT 1 Le maschere del poeta dall altra il poeta che assume su di sé il ruolo di portavoce di un gruppo, di una società, o addirittura di una nazione, rilanciandone gli ideali con slancio profetico. 80 Poeti maledetti Nella Francia del XIX secolo molti artisti si mostrano, nei versi come nella vita, ostili alle convenzioni borghesi e decisi a provocare, dissacrare e scandalizzare, a costo di cadere negli abissi della miseria, o di bruciarsi con alcol, droghe, eccessi di ogni tipo. Ciò spiega perché sono stati chiamati poeti maledetti o bohémien, un termine che rimanda alla Boemia, ritenuta allora patria degli zingari, emblema di uno stile di vita fuori dagli schemi. Fra questi letterati ribelli primeggia Charles Baudelaire (1821-1867), che in molti componimenti raccolti nei Fiori del male dà voce alla profonda frattura apertasi tra la società e il poeta, paragonato nell Albatro ( T1, p. 82) a un uccello maestoso ridotto a zoppicare sul ponte di una nave, in balia di un gruppo di sadici marinai. Vati, fanciullini e giocolieri Nell Italia, finalmente unita dopo il Risorgimento, si afferma soprattutto la figura del poeta che orienta i sentimenti del popolo, indicando alla collettività i valori a cui conformarsi. In tal modo il poeta, animato da impegno civile, aspira a farsi vate: da lui si attende un responso su ogni questione di interesse pubblico (vates in latino significa indovino , sacerdote ). A tale ruolo di guida morale della nazione pervengono Gabriele d Annunzio (1863-1938) e Giovanni Pascoli (1855-1912): quest ultimo in precedenza aveva identificato il poeta con l immagine di un «fanciullino , dotato di una profonda sensibilità e perciò capace di meravigliarsi e gioire nello scoprire gli aspetti più modesti e genuini dell esistenza. Più malinconica è invece l autorappresentazione promossa, agli inizi del Novecento, dai poeti crepuscolari, così definiti in quanto la loro comparsa sembra segnare il tramonto di un epoca. Di contro ai toni roboanti dei versi di d Annunzio, il giovanissimo Sergio Corazzini (1886-1907) in Desolazione del povero poeta sentimentale adotta la flebile voce di un «piccolo fanciullo che piange , avvilito dalla tubercolosi che lo corrode. La stessa malattia che stronca Corazzini colpisce Guido Gozzano (1883-1916), nei cui versi l aspetto patetico si mescola all autoironia, che lo porta a descriversi come un «coso con due gambe detto guidogozzano . Emerge così un gusto per il bizzarro che trionfa nelle raccolte poetiche pubblicate da Aldo Palazzeschi (1885-1974) intorno al 1910, prima e dopo la sua adesione al Futurismo. Un componimento come Chi sono? ( T2, p. 87), concluso dal guizzo con il quale si definisce «saltimbanco dell anima mia , esemplifica bene l attrazione verso la figura del pagliaccio che contraddistingue la cultura europea dell epoca. I suoi paiono i deliri di un folle: solo per questo la società gli consente di prendere la parola. Tuttavia,

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La luce del futuro - volume B
Poesia e teatro