Storie della STORIA DELL’ARTE

Il primo Novecento

È domenica pomeriggio. Zelda ha organizzato un laboratorio di pittura nel giardino della libreria. La pittura è la sua vera passione, ovviamente oltre ai libri, la storia dell’arte, i viaggi, i gatti, i film di animazione di Miyazaki, il gelato alla nocciola, gli orecchini spaiati…

«Ti sei messa a dipingere, Zelda?», la sorprende Leo.

«Non sono riuscita a resistere, Leo! sera nel corso Karl Johan di Edvard Munch mi strega ogni volta. Non la trovate incredibile?».

«Come, no? Fantastica… Se è l’immagine che sventola da quell’albero, mette angoscia solo a guardarla!», si inserisce Mia ridendo.

«Beh, la tristezza, il dolore e il dramma esistenziale sono sentimenti che fanno parte della vita di tutti e che Munch sa rappresentare molto bene, non solo con i volti assenti e inquietanti dei suoi personaggi, ma anche attraverso la scelta dei colori. Non a caso Munch è considerato l’anticipatore dell’Espressionismo».

Lo sguardo interrogativo di Leo spinge Zelda a spiegare: «L’Espressionismo è un movimento di rottura con la tradizione accademica nato in Germania nel 1905, con il gruppo Die Brücke, e che si è diffuso ben presto in tutta Europa».

«Inizia bene questo secolo! Siamo solo nel 1905 e già tanti cambiamenti...», osserva Mia.

«Il Novecento, cara Mia, è stato il secolo delle grandi rivoluzioni artistiche e… degli “ismi”».


Gli “ismi”? Ma come parli Zelda? Non capisco!


«Non sapete quante correnti artistiche, letterarie, politiche e di pensiero nacquero all’inizio del secolo scorso! E i loro nomi, per la maggior parte, finivano per “ismo”. Futurismo, Dadaismo, Surrealismo… Per non parlare della sfera politica e sociale… Avrete senz’altro sentito parlare di fascismo e nazismo».

«Sì, certo! Se ne sente parlare ancora oggi di continuo! Quindi il fascismo e il nazismo nascono all’inizio del Novecento?», chiede Mia.

«Diciamo che, tra il 1914 e il 1918, scoppiò uno tra i più sanguinosi conflitti della Storia, la Prima guerra mondiale. La crisi economica e sociale che ne scaturì aprì nei decenni seguenti la strada al fascismo e al nazismo, movimenti politici che sfociarono in terribili regimi dittatoriali. Il fascismo si affermò in Italia con Benito Mussolini, il nazismo in Germania con Adolf Hitler, lo stalinismo in Russia nel 1924 con Iosif Stalin».

«Ma Stalin, Mussolini e Hitler non sono anche i “protagonisti” della Seconda guerra mondiale?», chiede Leo.

«Esatto, Leo! Quei regimi dittatoriali si scontrarono poi nella Seconda guerra mondiale che ebbe inizio nel 1939 e che portò a episodi indicibili, come lo sterminio degli ebrei. Per fortuna il Novecento non fu solo disumanità, ma tanto altro! Pensate che, agli esordi del XX secolo, nacque un nuovo metodo per studiare la mente, la psicoanalisi di Sigmund Freud, e che venne formulata da Albert Einstein la teoria della relatività! E poi venne brevettato il primo aeroplano dai fratelli Wright e ci furono tante altre scoperte e invenzioni! Ma torniamo all’arte che è meglio!», conclude Zelda.

Parlavamo di “ismi” se non sbaglio. È di inizio Novecento anche il Cubismo?


«Certo, Leo, il Cubismo, è proprio uno dei movimenti più noti! Avrete senz’altro sentito parlare di Pablo Picasso, l’artista che lo “inventò”!».

«Non è quello che dipinge i volti con tanti occhi, bocche e nasi? È lui a mettere angoscia, altro che Munch!», esclama Leo.

«Sì, è proprio lui, Leo. Guarda il suo Ritratto di Ambroise Vollard: Picasso ha scomposto l’immagine in tanti elementi visti da diverse angolazioni. La fronte, il naso, gli occhi, il fazzoletto da taschino, il bottone della giacca… è un gioco di incastri! La realtà non è più ritratta da un solo punto di vista, da una sola prospettiva. Eppure il soggetto è rappresentato in tutta la sua totalità ed esprime anche un certo movimento, non trovate?».

«In effetti sembra che l’uomo si muova, in un certo senso…», azzarda Mia.

«Il dinamismo, cioè questo senso di movimento, fu importante anche per altri artisti del Novecento. Per esempio, il Futurismo, una corrente nata nel 1909, ebbe come obiettivo proprio la rappresentazione della velocità e del movimento».


Difficile rappresentare la velocità, non vi pare?


«Avete mai visto la scultura di Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio?».

«Aspetta, la cerco su Internet», dice Mia. «È questa? Sembra una persona che cammina contro il vento forte!».

Aggiunge Leo: «In effetti il corpo di quest’uomo sembra quasi… deformato dall’aria!».

Poi Leo si avvicina a un’altra immagine appesa a un ramo. «E quest’opera? Di certo non è di un futurista! Qui tutto sembra immobile, anzi silenzioso e angosciante».

Mia si entusiasma. «Fa’ vedere! Che stranezza! Non si capisce se è giorno o notte: il lampione è acceso, ma il cielo è azzurro con le nuvole bianche come se fosse giorno!».

«È L’impero delle luci di René Magritte, un pittore surrealista!», dice Zelda.

«Surre… che?», chiede Mia.

«S-u-r-r-e-a-l-i-s-t-a! Il Surrealismo, Mia, è un movimento che promuove un’arte libera da ogni controllo della ragione. L’artista surrealista si fa guidare dall’inconscio, da quella parte della nostra mente di cui non abbiamo coscienza, quella da cui si generano i nostri sogni, per capirsi. I soggetti surrealisti sono quindi oggetti e persone accostate senza alcun legame logico, come una libera associazione di idee…».


Quindi, come in un sogno, in questo quadro ci sono il giorno e la notte!


«Esatto! Che ne pensate ragazzi?», chiede Zelda divertita.

«Che mette angoscia», risponde Leo. «È tutto troppo fermo per i miei gusti e anche troppo “perfetto”. C’è un’atmosfera strana, come se stesse per accadere qualcosa di brutto… Ecco: come un film horror!».

«Basta, Zelda, per oggi ci hai confuso abbastanza le idee con tutte queste opere!», conclude Mia.

«Avete ragione! Avanti, fatemi concentrare, altrimenti faccio un pastrocchio e invento il pastrocchismo!».


La storia continua a pag. 484

Storie della Storia dell’arte - volume B
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Dalle origini a oggi