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Il Giappone di Utamaro e Hokusai

Tra il 1615 e il 1868 il Giappone è unificato sotto il dominio della famiglia Tokugawa e la città di Edo, l’odierna Tokyo, diventa il centro del potere. Questi due secoli e mezzo, il periodo Edo, sono un’epoca di grande stabilità in cui fioriscono le arti. La politica dei Tokugawa impone al Giappone l’isolamento: gli abitanti hanno il divieto di uscire dai confini e l’ingresso è proibito agli stranieri, fatta eccezione per i commercianti olandesi e cinesi. L’arte giapponese risulta dunque quasi del tutto indipendente dagli influssi occidentali.

IL RACCONTO DI UNA VITA PIACEVOLE

Nel periodo Edo si diffonde un nuovo stile, detto ukiyo-e (letteralmente “del mondo fluttuante”), che alle scene e ai soggetti della tradizione preferisce il racconto del mondo moderno e l’evocazione di una vita spensierata da assaporare in ogni attimo.

Le immagini sono bidimensionali, cioè piatte, e hanno contorni netti; i colori sono delicati e privi di sfumature e il movimento è reso con una linea curva e sinuosa.

Molti pittori immortalano cortigiane o geishe, artiste dell’intrattenimento, spesso accompagnate dal loro nome e da poche parole di descrizione. L’abbigliamento, le espressioni del viso, la gestualità e la serenità degli atteggiamenti sono pensati per trasmettere un ideale quasi sovraumano di grazia e di bellezza, simbolo dell’armonia dell’Universo.

Il pittore delle donne per eccellenza è Kitagawa Utamaro (Edo, 1753-1806). Le sue  Tre bellezze del nostro tempo sono tre giovani ragazze di Edo, famose per il loro fascino. Tutte hanno un corpo longilineo, i capelli neri acconciati alla moda e vestono decorati tessuti preziosi.

IL GIAPPONISMO

Negli anni Cinquanta dell’Ottocento, con la fine dell’isolamento del Giappone, l’Occidente entra in contatto con l’arte nipponica, di cui subisce immediatamente il fascino, come testimoniano la nascita del collezionismo di oggetti orientali e del cosiddetto giapponismo, cioè la citazione dell’arte giapponese nelle opere europee.

In Francia, in particolare, si sviluppa una vera e propria passione per le incisioni giapponesi, che artisti e collezionisti apprezzano per la scelta di temi quotidiani e per il linguaggio, così lontano dalla tradizione accademica.

Osserva il  Ritratto di Émile Zola di Manet: nella sua stanza non solo compare un elegante paravento orientaleggiante, ma alla parete è anche appesa la stampa di un samurai, cioè un antico guerriero giapponese.

UN’IMMAGINE ICONICA

Di grande successo è la serie di 36 vedute che il pittore e illustratore Katsushika Hokusai (Edo, 1760-1849) dedica alla più alta vetta giapponese, il Monte Fuji. Tra queste, la più nota è anche la prima realizzata, la  Grande onda di Kanagawa, in cui la cima del vulcano è visibile sullo sfondo mentre il primo piano è dominato dalla gigantesca onda che si abbatte con forza su due barche di pescatori; è un’onda che sembra umana, la cresta infatti pare dividersi in tante dita, pronte ad afferrare gli uomini che sono in sua balìa.

L’opera presenta i caratteri tipici dell’arte tradizionale giapponese, come le linee curve, i contorni netti e l’armonia pur nell’assenza di simmetria, evidenziata dal ripetersi della forma triangolare nel Monte Fuji nell’onda più piccola. Tuttavia, la xilografia (una tecnica di incisione su legno) mostra anche l’interesse del pittore per l’arte europea: la montagna è infatti rappresentata prospetticamente piccola sullo sfondo, come in un quadro occidentale. Anche il colore dominante, il blu di Prussia, importato in Giappone dagli olandesi, è un richiamo all’Occidente.

COMPETENZE IN GIOCO

Hokusai è anche un abile illustratore di libretti che possiamo considerare antenati dei moderni manga, i celebri fumetti giapponesi.

  • Fai una ricerca per trovare altre illustrazioni di Hokusai e poi mettile a confronto con le tavole dei fumetti. Quali caratteri simili trovi? Quali sono invece le differenze?

Storie della Storia dell’arte - volume B
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Dalle origini a oggi