Storie della STORIA DELL’ARTE

Il Quattrocento

«Aiuto, Zelda! Chi è questo bestione?».

«Ciao, Leo. Ciao, Mia! Lui è Anubi, il mio bel gattone nero. Vi piace?». Zelda si avvicina alla porta e prende in braccio il suo gatto. «Entrate, ragazzi, è un po’ che non ci vediamo. Come sono andate le vacanze questa estate?».

«Tutto bene, peccato che siano già finite…», risponde Mia avvicinandosi pericolosamente a una statua appoggiata su una colonna.

Zelda sgrana gli occhi. «Attenta Mia, quella è una riproduzione del David di Donatello, ci tengo moltissimo!».

«Il David di Donatello… Zelda, eri un’attrice per caso? Quando lo hai vinto?», chiede Leo.

«Ma no, Leo», ride Zelda. «Anche se in effetti la riproduzione del David di Donatello è anche un premio cinematografico! Sapete chi era Donatello, vero?!». E davanti all’espressione perplessa dei due ragazzi, esclama: «Davvero non conoscete Donatello?! Ma è stato uno dei più grandi artisti del Rinascimento!».


Rinascimento? Che cosa vuol dire RINASCIMENTO?


La libraia sorride: «Rinascimento è un termine che è stato usato fin dal Cinquecento per indicare la rinascita dell’arte e della cultura classica a partire dal XV secolo. Per convenzione si fa iniziare a Firenze nel 1401 quando, in occasione del concorso per la realizzazione di una porta del Battistero, si presentarono artisti con opere assolutamente innovative».

«Quando dici rinascita dell’arte classica… intendi arte antica?», chiede curiosa Mia.

«Sì, Mia. Ricordi che anche alcuni artisti medievali si erano ispirati all’arte antica? Come Nicola Pisano? Bene, anche nel Rinascimento gli artisti continuano ad apprezzare l’arte classica, ma ora addirittura vorrebbero “superarla” con le loro opere».

«E ci sono riusciti?», domandano i due ragazzi.

«Direi che sono alla pari!», ride Zelda. «Vedete, nel XV secolo cambiò proprio il modo di pensare: l’uomo si sentiva al centro dell’Universo, capace di sfidare il passato, di conoscere il mondo... Il Quattrocento fu un secolo di grandi scoperte e invenzioni. In pittura nacque la prospettiva per rappresentare lo spazio, venne inventata la stampa e iniziarono i grandi viaggi di esplorazione via mare».


Già! Nel Quattrocento venne SCOPERTA L’AMERICA!


«Brava! Nel 1453 i turchi conquistarono Costantinopoli, e questo segnò la fine dell’Impero Romano d’Oriente e l’inizio della loro supremazia sul Mediterraneo. Ed ecco allora che gli italiani o, più in generale, gli europei cominciarono a cercare nuove rotte. E si arrivò in America!».

«Quindi… Niente guerre nel Quattrocento?», chiede Leo.

«Insomma...», risponde Zelda. «La conquista dell’America comportò sanguinose e terribili guerre... e anche nel nostro Paese ce ne furono. L’Italia era divisa in tanti Stati e Signorie, come quella dei Gonzaga a Mantova o dei Visconti a Milano. Per la prima metà del Quattrocento le contese tra di loro furono molte, ma nel 1454 finalmente venne firmata la Pace di Lodi e con il tempo la stabilità politica favorì anche la crescita economica. Nelle città si aprirono grandi cantieri pubblici dove lavorarono gli artisti di maggior fama».

«Come era già successo ai tempi di Giotto, giusto?», chiede Mia.

«Esattamente, Mia! I vari signori d’Italia cominciarono a gareggiare tra loro a colpi di opere d’arte: avere alla propria corte grandi maestri che si erano distinti per il loro linguaggio innovativo voleva dire essere alla moda, moderni e potenti!»


Zelda, io non ti seguo quando parli così… che cosa vuol dire “linguaggio innovativo”?


«Proviamo a capirlo insieme», dice Zelda aprendo un grosso volume. «Come vi ho detto, il Rinascimento ebbe origine a Firenze. Qui vissero i tre “padri” di questo nuovo stile: l’architetto Filippo Brunelleschi, che “inventò” la prospettiva, il pittore Masaccio e lo scultore Donatello. Che cosa fecero di rivoluzionario? Guardate il CROCIFISSO di Donatello e capirete».

«Sarà anche innovativo, ma non mi sembra molto elegante», sentenzia Mia.

«In effetti, Mia, l’intento di Donatello è raccontare la sofferenza di Cristo, come quella di un uomo vero. Vedete la posa quasi sgraziata del corpo e il volto deformato dal dolore, con la bocca dischiusa, gli occhi semiaperti e i capelli incollati dal sudore? Donatello non cerca l’eleganza, ma il realismo del racconto, la verità… L’opera sconcertò i suoi contemporanei. Pensate che l’amico Brunelleschi lo derise dicendogli di aver messo in croce un “contadino”».

«Doveva provarci lui, allora!», si intromette Leo.

«E proprio questo gli rispose Donatello! E Brunelleschi accettò la sfida, realizzando un CROCIFISSO tutto diverso! Il suo è ispirato all’armonia e all’equilibrio dell’arte classica. È un’opera in cui non sembra esserci sofferenza fisica».


In poche parole, il Rinascimento recupera l’ANTICO, studia la NATURA e a volte calca un po’ la mano con l’espressione dei SENTIMENTI, giusto?


«Una sintesi perfetta, Mia! Questo nuovo stile si diffuse in tutta Italia, anche grazie agli spostamenti degli artisti e, ovunque arrivò, trovò applicazioni diverse. Guardate, per esempio, queste due opere: il SAN SEBASTIANO di Andrea Mantegna, pittore padovano che lavorò tanto per i Gonzaga, e il SOGNO DI COSTANTINO di Piero della Francesca, un artista toscano che fu tra i più apprezzati del Quattrocento. Voi, che cosa ci vedete?».

È Leo a prendere la parola: «Beh, il santo dipinto da Mantegna ha un corpo perfetto, sembra una statua greca, e infatti è legato a una colonna corinzia! E poi il paesaggio dietro è dipinto benissimo, pieno di particolari: si vedono una città, un paesino…».

«Nel dipinto di Piero della Francesca invece non ci sono tanti dettagli. È tutto un po’... come dire? Geometrico! La tenda, le guardie che sonnecchiano lì davanti e persino l’angelo che sbuca dall’alto!», aggiunge Mia.

«Ragazzi, non so cosa dire… state diventando dei veri critici d’arte!», esclama Zelda ammirata.

«Zelda, ma perché non vieni con noi il prossimo mese? I nostri genitori ci portano un weekend a Roma per vedere una mostra su nonricordocosa. E prima andremo alla Cappella Sistina!».

«Ragazzi, ma è fantastico! Potrei raggiungervi lì, così continueremo a parlare di Rinascimento. Sono sicura che rimarrete a bocca aperta».


La storia continua a pag. 260

Storie della Storia dell’arte - volume B
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Dalle origini a oggi