APPROFONDIMENTO: Livingstone, Stanley e l’esplorazione dell’Africa

L’Impero britannico

La Gran Bretagna, che da oltre un secolo era la maggiore potenza coloniale, cercò di conquistare in Africa una larga fascia di territori lungo l’asse nord-sud, “dal Cairo al Capo”, cioè dall’Egitto, sotto il controllo inglese già dal 1882, al Capo di Buona Speranza ( carte alle pp. 84-85). Il canale di Suez permise inoltre agli inglesi di controllare la principale via di comunicazione fra il Mediterraneo e l’India, il possedimento inglese più importante, di cui la regina Vittoria fu proclamata imperatrice nel 1876.

In molte colonie, come Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, c’era una forte presenza di popolazione bianca: per questo motivo, nel 1907, a questi territori fu riconosciuto lo stato di dominions, con il diritto di autogovernarsi ma non di decidere una politica estera e di difesa indipendente.

lA SCARSA IMPORTANZA ECONOMICA delle colon

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Le conquiste di terre lontane e sconosciute furono celebrate come grandi successi dai governi, anche perché ciò consentiva di “distrarre” l’opinione pubblica dai problemi interni. Il controllo di territori così vasti fu affidato dagli Stati coloniali a poche migliaia di funzionari, che per svolgere i loro compiti si affidarono alle élites locali. Soprattutto in Africa essi furono affiancati da missionari, intenzionati a convertire al cristianesimo le popolazioni indigene.

Le potenze coloniali furono però incapaci di avviare uno sviluppo economico nei territori conquistati. Se si esclude la Gran Bretagna, gli investimenti nelle colonie furono insignificanti: fra il 1870 e il 1913 la crescita dei paesi colonizzati fu molto inferiore a quella degli Stati colonizzatori.

Livingstone, Stanley e l’esplorazione DELL’AFRICA

Il 10 novembre 1871 a Ujiji, un villaggio sulle rive del lago Tanganica, in Africa centrale, si incontrarono due uomini: Henry Morton Stanley, giornalista, e David Livingstone, famoso medico ed esploratore scozzese, scomparso da cinque anni all’interno del continente africano. Nel suo diario Stanley, che era stato incaricato dal suo giornale di ritrovare Livingstone, racconta di aver pronunciato una frase poi divenuta famosa: «Doctor Livingstone, I presume» (“Il dottor Livingstone, immagino”). Una frase superflua, visto che i due erano gli unici bianchi nel raggio di migliaia di chilometri. Bianchi, ma molto diversi fra di loro.

Nel 1877 Stanley, per conto del re del Belgio Leopoldo II, esplorò il bacino del fiume Congo, un territorio ricco di risorse naturali e materie prime come il caucciù e l’avorio. Alla testa di centinaia di uomini armati impose alle popolazioni locali “contratti” con cui essi cedevano le proprie terre al re. Il Congo belga divenne il simbolo della conquista violenta dell’Africa e della riduzione in schiavitù delle popolazioni locali.

Livingstone, al contrario, si batté contro il commercio degli schiavi, abolito in Europa nel 1814 ma ancora fiorente in Africa e gestito dai mercanti arabi in direzione di Stati Uniti, Cuba e Brasile.

Livingstone e Stanley sono i più celebri fra i molti esploratori che, tra fine Ottocento e inizio Novecento, attraversando deserti e seguendo il corso dei grandi fiumi, si addentrarono nel cuore dell’Africa, in luoghi chiamati “cimiteri dell’uomo bianco” perché in pochi ritornavano vivi.

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- Qual era la colonia più importante dell’Impero britannico?

Colgo le relazioni

Sottolinea nel testo perché ad alcune colonie fu concesso lo stato di dominions.

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Ti racconto la Storia - volume 3
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