2. Nasce il regime fascista

2 Nasce il regime fascista

le “leggi fascistissime” e La fine dello Stato liberale

Tra il 1925 e il 1926 Mussolini fece approvare una serie di leggi, definite da lui stesso “fascistissime”, per accentrare sempre più il potere nelle sue mani e indebolire il ruolo del Parlamento.

I poteri del presidente del Consiglio vennero enormemente ampliati: egli rispondeva solo al re, poteva nominare o revocare i ministri e anche emanare le leggi. Le elezioni comunali e provinciali furono abolite e i sindaci vennero sostituiti dai podestà, nominati direttamente dal governo.

Nel novembre 1926 tutti i partiti di opposizione furono sciolti: l’unico partito legale rimase quello fascista.

Fu inoltre abolita la libertà di stampa: i giornali di opposizione furono chiusi; i principali quotidiani italiani, fra cui “La Stampa” e il “Corriere della Sera”, si allinearono alle posizioni del regime, dopo che i loro direttori erano stati costretti alle dimissioni.

studio con metodo

Memorizzo

1925-26 Leggi fascistissime

Comprendo

Sottolinea nel testo le nuove norme introdotte con le leggi fascistissime.

Per giudicare i reati contro il fascismo fu istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato; venne inoltre ripristinata la pena di morte (abolita nel 1889). La polizia politica, l’Ovra, controllava, attraverso una diffusa rete di spie, chiunque si esprimeva o agiva contro il governo.

I plebisciti

Nel 1928 il Gran Consiglio del fascismo divenne a tutti gli effetti un organo dello Stato. Una nuova legge trasformò inoltre le elezioni in plebisciti: gli elettori dovevano approvare con un “sì” o respingere con un “no” una lista di candidati proposti dal Gran Consiglio del fascismo. Nelle elezioni del 1929 e poi del 1934 la stragrande maggioranza votò “sì”. I “no” furono pochissimi, dal momento che il voto non era né libero né segreto: i seggi erano infatti presieduti da fascisti armati che controllavano quale scheda avesse ritirato l’elettore.

studio con metodo

Comprendo

Rispondi a voce.

- Qual è la differenza tra le elezioni e i plebisciti?

La facciata di palazzo Braschi a Roma trasformata in un gigantesco manifesto elettorale per il plebiscito del 1934; al centro, in rilievo, domina minaccioso il volto di Mussolini.

Un regime dittator

ia

le

Il fascismo non abolì mai formalmente lo Statuto albertino, cioè la Costituzione in vigore dall’Unità d’Italia, ma con le nuove leggi lo svuotò di significato, mettendo fine al sistema costituzionale liberale e instaurando un regime dittatoriale.

Mussolini intendeva avviare la costruzione di uno Stato totalitario, in cui l’identificazione fra Stato e fascismo fosse completa. Eppure non riuscì a realizzare fino in fondo il suo piano, anche per la presenza in Italia della monarchia e della Chiesa cattolica. Il re era ancora capo supremo dello Stato ed era a lui, non a Mussolini, che l’esercito giurava fedeltà.

la parola

Fu Giovanni Amendola, politico liberale e antifascista, a usare per la prima volta l’aggettivo “totalitario” nel 1923 in senso dispregiativo, per condannare la volontà di dominio del fascismo. In seguito Mussolini se ne appropriò, dandogli un senso positivo: il fascismo voleva esercitare un potere totale sulla società, controllando non solo la vita pubblica ma anche quella privata delle persone.

Oggi gli storici chiamano “totalitari” quegli Stati dittatoriali che aspirano a un controllo assoluto sulla società attraverso due mezzi: da un lato la violenza e la repressione; dall’altro la propaganda e la mobilitazione, cioè la richiesta alla popolazione di sostenere attivamente le scelte del regime. Aspetti caratteristici dei regimi totalitari sono il partito unico; la violenza contro i “nemici” dello Stato; il monopolio dei mezzi di comunicazione; il controllo delle attività economiche. Nessuno Stato si è identificato del tutto con questo modello, ma il termine “totalitarismo” ci permette di analizzare – anche se vi erano delle differenze – il regime fascista e altre dittature che studieremo, come il nazismo in Germania e il comunismo in Unione Sovietica.

Una folla immensa radunata a Milano per ascoltare un comizio di Mussolini.

studio con metodo

Completa la tabella sui Patti Lateranensi.

L’“era fascista”

Mussolini considerava il fascismo l’erede dell’antico Impero romano, da cui la propaganda fascista riprese parole, simboli e riti. Lo stesso Mussolini si fece chiamare “Duce”, dal latino dux, condottiero; l’aquila, simbolo militare romano, venne riprodotta su bandiere, monete, edifici insieme al fascio littorio ( capitolo 6, p. 164), divenuto emblema ufficiale dello Stato. Il saluto romano con il braccio teso – che in realtà gli antichi romani non utilizzarono mai – fu scelto come saluto ufficiale, perché considerato più guerriero della “borghese” stretta di mano. La festa dei lavoratori del 1° maggio fu abolita e sostituita da quella del 21 aprile, “Natale di Roma”, per ricordare la fondazione della città.

studio con metodo

Comprendo

Sottolinea nel testo i simboli del fascismo.

Per sottolineare come il fascismo rappresentasse una nuova epoca nella storia italiana, Mussolini introdusse un sistema di datazione a partire dalla Marcia su Roma: l’anno I dell’Era fascista, quindi, andava dal 28 ottobre 1922 al 27 ottobre 1923. In tutti i documenti era obbligatorio aggiungere, in numero romano, l’anno dell’Era fascista accanto a quello in corso.

La crescita del Partito fascista

Negli anni del regime gli iscritti al Partito fascista aumentarono costantemente. Dal 1937 la tessera di iscrizione al Partito fascista divenne obbligatoria per ricoprire qualunque incarico pubblico e fu da allora soprannominata ironicamente dagli italiani “tessera per il pane”, perché necessaria per trovare lavoro.

Nel 1941 gli iscritti al Partito fascista erano 24 milioni e mezzo, circa metà dell’intera popolazione, ma l’adesione al fascismo da parte di molti italiani non fu dettata da convinzioni politiche, ma piuttosto da un insieme di motivi: la paura di essere perseguitati, la possibilità di avere vantaggi materiali, la spinta a adeguarsi alla maggioranza.

I Patti Lateranensi

La Chiesa cattolica esercitava una profonda influenza sulla società italiana, perciò Mussolini scelse la strada dell’accordo per risolvere la “questione romana”, cioè i contrasti sorti fra lo Stato e la Chiesa nel 1870 dopo la conquista di Roma. In seguito a complesse trattative, l’11 febbraio 1929 vennero firmati i Patti Lateranensi: il papa riconobbe la sovranità dello Stato italiano con Roma capitale, mentre il governo riconobbe la sovranità del papa sullo Stato della Città del Vaticano, un piccolo territorio attorno alla Basilica di San Pietro.

Una parte dell’accordo, il Concordato, riconosceva inoltre la religione cattolica come religione di Stato, introduceva l’insegnamento religioso nelle scuole e stabiliva la validità civile del matrimonio religioso. Grazie al Concordato, la Chiesa ricevette garanzie per la sua libertà all’interno del nuovo regime, mentre Mussolini conquistò l’appoggio dell’opinione pubblica cattolica e aumentò la sua popolarità.

Chi li firmò

Quando

Che cosa stabilivano

_______________

_______________

___________

___________

La Chiesa riconosceva __________________________________________________

Lo Stato italiano riconosceva ____________________________________________

La religione cattolica ___________________________________________________

Al matrimonio religioso _________________________________________________

Organizzo le informazioni

Tessera del Partito fascista.

<

Ti racconto la Storia - volume 3
Ti racconto la Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi