3. Le trasformazioni economiche e sociali del dopoguerra

3 Le trasformazioni economiche e sociali del dopoguerra

Crisi produttiva e inflaz

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L’industria europea aveva prodotto per quattro anni quasi esclusivamente armi, munizioni, divise per l’esercito e ora doveva riconvertirsi, cioè ritornare alla produzione dei tempi di pace; questo processo causò il fallimento di molte imprese e licenziamenti fra i lavoratori. Anche la produzione agricola era fortemente diminuita, sia per le distruzioni causate dalla guerra sia per la mobilitazione degli uomini chiamati al fronte. Questa crisi portò a una diminuzione dei beni disponibili sul mercato e, di conseguenza, a una forte inflazione, cioè all’aumento continuo dei prezzi (anche dei beni di prima necessità come il pane), senza che aumentassero in modo corrispondente salari e stipendi.

il declino della supremaz

ia

economica

eu

rop

ea

Per sostenere gli enormi costi della guerra i paesi vincitori si erano indebitati con gli Stati Uniti, che nel frattempo erano diventati i primi produttori mondiali e i principali esportatori di beni e capitali.

Fino ai primi anni Venti la produzione in Europa fu scarsa, e per far fronte alla domanda di beni di consumo gli Stati europei dovettero importarli da Stati Uniti, Giappone e America Latina. Entrò così in crisi la supremazia economica e commerciale dell’Europa.

La protesta di alcuni soldati britannici, rimasti senza lavoro una volta rientrati dal fronte.

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- Perché in Europa ci fu un aumento dell’inflazione?

il dopog

ue

rra per le donne

Durante la guerra le donne erano entrate in gran numero nel mondo del lavoro ed erano diventate un punto di riferimento per le famiglie al posto degli uomini impegnati al fronte. Nel dopoguerra molte di loro furono licenziate, altre invece continuarono a lavorare. Il ritorno al passato e agli equilibri tradizionali della famiglia si rivelò però impossibile, e il ruolo delle donne nella società, soprattutto delle giovani, mutò rispetto a prima della guerra, quando le mogli e le figlie erano strettamente sottoposte all’autorità del padre e del marito. Nel dopoguerra, in Gran Bretagna, in Germania, negli Stati Uniti, come riconoscimento del loro impegno, le donne ottennero il diritto di voto.

I reduci

Per i giovani la guerra era stata un’esperienza decisiva, nella quale avevano appreso nuovi valori: la solidarietà e il cameratismo fra i compagni di fronte al pericolo, la difesa della patria, la disciplina militare, ma si erano anche abituati all’uso delle armi e della violenza.

Per molti reduci, inoltre, il ritorno alla normalità fu amaro: non solo, spesso, dovevano fare i conti con gravi ferite e traumi psicologici, ma in più si ritrovavano senza lavoro; ciò fece nascere in loro rancori e risentimenti verso i governi.

reduce: il soldato rientrato dal fronte.

Moti rivoluz

io

nari e assoc

ia

z

io

ni naz

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naliste

Questa difficile situazione provocò, negli anni fra il 1919 e il 1920, agitazioni sociali e moti rivoluzionari in molti paesi europei, guidati dallo slogan “Fare come in Russia!”: l’esempio a cui si ispiravano era infatti la rivoluzione comunista avvenuta in Russia nel 1917 ( capitolo 8, p. 201).

Queste agitazioni fecero nascere nei ceti borghesi la paura della rivoluzione; in tutta risposta, soprattutto in Germania e in Italia, sorsero associazioni paramilitari nazionaliste e di destra, che utilizzavano la violenza come arma di lotta contro gli avversari politici, identificati soprattutto nei comunisti e nei socialisti.

paramilitare: si definisce così un’organizzazione che ha una struttura gerarchica, i cui membri portano divise e distintivi e sono armati, pur non facendo parte dell’esercito vero e proprio.

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Le agitazioni che scoppiarono in Europa tra il 1919 e il 1920 si ispiravano al:

a. comunismo.

b. nazionalismo.

I Freikorps erano una formazione paramilitare tedesca di destra, formata da volontari e reduci di guerra, animati dal culto della morte in battaglia e da un acceso nazionalismo.

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Ti racconto la Storia - volume 3
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Dal Novecento a oggi