4. La guerra dell’Italia

4 La guerra dell’Italia

A favore o contro l’entrata in guerra

L’Italia, legata a Germania e Austria-Ungheria nella Triplice Alleanza, non entrò in guerra nel 1914 perché era stata l’Austria-Ungheria ad attaccare la Serbia, e il trattato prevedeva il sostegno agli alleati solo in caso di una guerra di difesa.

Per quasi un anno in Italia si fronteggiarono nel mondo politico, nell’opinione pubblica e sulla stampa due diversi orientamenti:

  • quello neutralista, che voleva mantenere la neutralità dell’Italia;
  • quello interventista, che chiedeva invece l’entrata in guerra contro l’Austria e a fianco dell’Intesa.

Lo schieramento neutralista

Erano contrari all’entrata in guerra il Partito socialista, i liberali che facevano capo a Giolitti, ormai anziano ma in grado di esercitare ancora una grande influenza sui parlamentari, e buona parte dei cattolici. I neutralisti erano la maggioranza nel paese, ed erano presenti in tutte le classi sociali; secondo loro la guerra non aveva motivazioni chiare e avrebbe portato il giovane Stato italiano, impreparato militarmente, ad affrontare sacrifici e difficoltà economiche.

Lo schieramento interventista

Fra gli interventisti c’erano una parte dei liberali, gli esponenti della grande industria e i nazionalisti: secondo loro, la guerra era l’occasione per trasformare l’Italia in una grande potenza e conquistare domini coloniali. Il fronte interventista, presente soprattutto fra i giovani e nelle città del Nord, era molto attivo: nel maggio 1915 organizzò numerose manifestazioni, animate dai discorsi infiammati del poeta Gabriele D’Annunzio.

Vi era infine un’altra corrente interventista: gli “irredentisti”, che volevano entrare in guerra a fianco dell’Intesa per conquistare il Trentino e l’Istria (con le città simbolo di Trento e Trieste), cioè le terre “irredente”, non liberate, considerate italiane ma ancora sotto il nemico austriaco.

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Il Patto di Londra e l’entrata in guerra

Il governo, comunque, aveva già fatto la sua scelta all’insaputa dell’opinione pubblica: il 26 aprile 1915, con il consenso del re, aveva segretamente firmato il Patto di Londra, secondo il quale l’Italia sarebbe entrata in guerra a fianco dell’Intesa entro un mese. In cambio del suo impegno, in caso di vittoria, l’Italia avrebbe avuto alcuni territori sotto il dominio asburgico: il Trentino con la città di Trento, l’Istria con Trieste e parte della Dalmazia, regione della penisola balcanica sulla costa adriatica.

Dopo che il Parlamento ebbe approvato la concessione dei pieni poteri al governo, il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria; non alla Germania, con cui il governo sperava di mantenere qualche rapporto.

Quasi 6 milioni di uomini furono chiamati alle armi durante il conflitto; di questi, 2 600 000 erano contadini, inquadrati nella fanteria.

Il fronte italo-austriaco e la “guerra bianca”

Il fronte tra l’esercito italiano e quello austro-ungarico si estendeva per 600 chilometri dal Trentino all’altopiano del Carso; comprendeva la catena delle Dolomiti, in alta montagna, dove i soldati trascinarono animali, materiali, armi e scavarono nel ghiaccio e nella roccia trincee e gallerie. I combattimenti avvennero in condizioni ambientali difficilissime, e furono molti i soldati che morirono a causa del congelamento; questa guerra nella neve fu definita “bianca” o anche “verticale”, perché combattuta ad alta quota.

Le dodici battaglie sull’Isonzo

Anche l’Italia e l’Austria-Ungheria combatterono una guerra di posizione. Il piano del generale Luigi Cadorna, capo delle forze armate, consisteva in assalti ripetuti e frontali della fanteria, sugli altipiani del Carso e lungo il fiume Isonzo. Dal giugno 1915 al settembre 1917 si combatterono le 12 battaglie sull’Isonzo, che fecero un altissimo numero di vittime, con risultati militari insignificanti.

Nel maggio 1916 gli austriaci lanciarono un’offensiva, definita Strafexpedition (“Spedizione punitiva”), contro l’ex alleato accusato di tradimento, ma le truppe italiane riuscirono a contrattaccare, conquistando la cittadina di Gorizia in agosto. Dopo questa vittoria, sempre in agosto, il governo italiano dichiarò guerra anche alla Germania.

Ti racconto la Storia - volume 3
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