1. Lo scoppio della guerra

1 Lo scoppio della guerra

Una guerra “grande”

La Prima guerra mondiale segnò una brusca fase di arresto del progresso economico e culturale vissuto dall’Europa all’inizio del Novecento. Il conflitto fu chiamato dai contemporanei “Grande guerra” per sottolineare la sua diversità rispetto a tutti i conflitti precedenti per durata, Stati coinvolti, vittime e distruzioni.

Le cause generali

Fra le molteplici cause della guerra vi fu il sistema delle alleanze europee. Dalla fine dell’Ottocento ogni Stato europeo perseguiva un obiettivo particolare:
  • la Gran Bretagna cercava di conservare il ruolo di potenza dominante, mentre la Germania ambiva a sostituirla;
  • la Francia puntava a riaffermare il proprio prestigio, dopo la bruciante sconfitta subita contro la Germania nel 1870-71;
  • i grandi imperi (Austria-Ungheria, Russia, Impero ottomano) erano impegnati ad arrestare il proprio declino;
  • l’Italia voleva completare il processo di unificazione conquistando i territori ancora sotto il dominio austriaco.

Nessuno Stato poteva raggiungere da solo questi obiettivi e ciò, come abbiamo visto nel capitolo 3, aveva favorito accordi diplomatici tra le potenze e la nascita di due blocchi di alleanze: nel 1882 era nata la Triplice Alleanza tra Italia, Germania e Impero austro-ungarico; nel 1907 la Triplice Intesa tra Russia, Francia e Gran Bretagna. Tra i due blocchi si accumularono rivalità economiche e territoriali, infiammate anche dalla diffusione di sentimenti nazionalistici. Nella classe politica e fra i militari si fece strada la convinzione che tali rivalità avrebbero potuto essere risolte solo con la forza: ciò portò i paesi europei ad aumentare le spese per gli armamenti.

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Le cause particolari: i Balcani

Oltre a queste tensioni di carattere generale, vi erano poi motivi di crisi particolari. Il principale era l’assetto politico dei Balcani: in seguito alla disgregazione dell’Impero ottomano, come abbiamo visto, erano sorti nell’area nuovi Stati ( capitolo 3, p. 73), di cui Russia e Austria-Ungheria, in concorrenza fra loro, avevano assunto il ruolo di protettori.

Le tensioni accumulate per decenni sfociarono nelle due Guerre balcaniche (1912-13), in cui Serbia, Bulgaria, Montenegro e Grecia combatterono prima contro l’Impero ottomano e poi fra di loro per ampliare i propri confini. In seguito a queste guerre l’Impero ottomano perse la quasi totalità dei suoi territori europei, mentre la Serbia, fortemente sostenuta dalla Russia, si affermò come il più importante Stato della regione.

Nessuno si illuse che il conflitto per il controllo dei Balcani fosse risolto; tuttavia nessuno previde le conseguenze che avrebbe avuto nella storia d’Europa e del mondo.

L’attentato di Sarajevo e le dichiarazioni di guerra

La situazione precipitò il 28 giugno 1914, quando l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’Impero austro-ungarico, venne ucciso insieme alla moglie a Sarajevo, principale città della Bosnia. A sparare fu uno studente di vent’anni serbo-bosniaco, Gavrilo Princip, membro di un’associazione nazionalista ostile all’Austria-Ungheria che, come ricorderai, nel 1908 aveva annesso la Bosnia.

L’Austria accusò la Serbia, che sosteneva i serbo-bosniaci, di essere complice dell’attentato e il 28 luglio, dopo essersi assicurata l’appoggio della Germania, le dichiarò guerra. Da quel momento, sulla spinta delle alleanze e delle ostilità reciproche, le dichiarazioni di guerra si susseguirono a catena e scattò il meccanismo della mobilitazione generale: gli eserciti si schierarono sulle frontiere, pronti a combattere. Il 30 luglio la Russia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria, in appoggio alla Serbia. Il 1° agosto la Germania dichiarò guerra alla Russia e, due giorni dopo, alla Francia. Il 4 agosto toccò alla Gran Bretagna consegnare la dichiarazione di guerra alla Germania.

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Il ruolo dei politici e dell’opinione pubblica

Che cosa impedì di risolvere la crisi dei Balcani con accordi diplomatici, come già era successo in passato? Decisive furono le scelte individuali compiute dai politici e dai militari a capo degli Stati coinvolti: nelle settimane successive all’attentato di Sarajevo un gruppo ristretto di uomini, quasi sempre in segreto, prese decisioni fondamentali e nessuno di loro cercò seriamente di evitare la guerra, nell’illusione che sarebbe stata breve e risolutiva.

Nei Parlamenti la maggioranza delle forze politiche approvò i finanziamenti straordinari per l’esercito e concesse  pieni poteri ai governi. Anche i partiti socialisti tedesco e francese votarono a favore; la loro posizione aprì una grave frattura fra i partiti socialisti europei e segnò la fine della Seconda Internazionale.

Nell’opinione pubblica si diffuse la convinzione che una partecipazione vittoriosa alla guerra avrebbe portato conquiste territoriali e accresciuto il prestigio della patria. Nell’agosto del 1914 nelle grandi capitali europee, Londra, Parigi, Vienna, Berlino, San Pietroburgo, si tennero manifestazioni patriottiche per l’entrata in guerra.

La guerra diventa mondiale

Dopo le dichiarazioni di guerra del luglio-agosto 1914 si formarono due schieramenti:
  • da un lato gli Imperi centrali, cioè l’Impero tedesco e quello austro-ungarico, così chiamati per la loro posizione geografica “al centro” dell’Europa;
  • dall’altro le potenze dell’Intesa, cioè Francia, Gran Bretagna e Russia.

Con il passare dei mesi, ai primi protagonisti se ne aggiunsero altri, fino a che la guerra, anche se combattuta soprattutto in Europa, assunse una dimensione mondiale. Il Giappone dichiarò guerra alla Germania il 23 agosto, con lo scopo di impadronirsi delle colonie tedesche in Estremo Oriente. L’Impero ottomano intervenne a fianco degli Imperi centrali a novembre. Nel 1915 l’Italia, come vedremo più avanti, si schierò con l’Intesa, mentre la Bulgaria entrò in guerra a sostegno della Germania; nel 1916 fu la volta della Romania e nel 1917 degli Stati Uniti, entrambi a fianco dell’Intesa. Il conflitto coinvolse anche i possedimenti coloniali ( carta a p. 118).

Ti racconto la Storia - volume 3
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Dal Novecento a oggi