Prova I - L’insospettabile ingenuità dei nativi digitali

Prove sul modello INVALSI PROVA I L insospettabile ingenuità dei nativi digitali Federico Rampini, L insospettabile ingenuità dei nativi digitali, La Repubblica , 19 gennaio 2017 A dispetto della facilità con cui utilizzano le nuove tecnologie e navigano in rete, i ragazzi nati e cresciuti nell era di Internet dimostrerebbero, secondo una ricerca dello Stanford History Education Group, enormi difficoltà nel distinguere notizie, fonti e siti web attendibili da quelli palesemente inaffidabili: è un pericolo reale, che potrebbe mettere a rischio gli stessi fondamenti democratici della società. La controffensiva all ignoranza sul web può venire dalla scuola e dall università, purché vengano predisposti strumenti concreti per l alfabetizzazione digitale. 5 10 15 20 25 30 Nativi digitali: i ragazzi venuti al mondo quando Internet esisteva già. Abituati a muoversi nelle nuove tecnologie come pesci nell acqua, dovrebbero essere i più smaliziati e astuti nel percepire i tranelli della Rete, giusto? Sbagliato. Al contrario, per la maggior parte non sanno distinguere notizie false o vere, fonti serie o inattendibili, teorie scientifiche o bufale oscurantiste, rivelazioni credibili o leggende metropolitane. Insomma i nativi sono di un ingenuità disarmante. E molto pericolosa: per loro stessi, per la società, per la salute delle nostre democrazie. L allarme viene dalla Graduate School of Education di Stanford, al termine di una lunga ricerca sul campo, un indagine che ha coinvolto studenti della secondaria, dei licei e dell università. Non è uno studio fatto in fretta e furia per cavalcare il dibattito sul fenomeno Donald Trump, il tema delle fake-news e della realtà post-fattuale.1 No, lo studio condotto dallo Stanford History Education Group (Sheg, consultabile al link https://ed.stanford.edu/node/10003?newsletter=true) ebbe inizio nel gennaio 2015, prima ancora che Trump si candidasse. Le conclusioni, come spiega il professor Sam Wineburg che ha fondato il centro di ricerca, rivelano «una inquietante incapacità degli studenti di ragionare sull informazione che vedono in Rete, la difficoltà a distinguere la pubblicità dalle notizie, o a identificare le fonti delle news . Crolla un mito, dunque: «Molti danno per scontato , prosegue lo stesso Wineburg, «che i giovani essendo a loro agio nei social media sono anche sagaci, lucidi nel valutare i contenuti, invece la nostra ricerca dimostra l esatto contrario . La celebre denuncia di Umberto Eco sulla «invasione degli imbecilli assume una gravità superiore. Nel giugno 2015, ricevendo una laurea honoris causa a Torino, Eco disse: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano messi subito a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel . Il problema indicato dalla ricerca di Stanford, è che intere generazioni non sanno proprio distinguere tra un Nobel e un imbecille? Lo stesso Eco dalla sua invettiva traeva una conclusione operativa: «I giornali dovrebbero dedicare almeno due pagine all analisi critica dei siti, così come i professori dovrebbero insegnare ai ragazzi a utilizzare i siti per fare i temi . proprio quello che si prefiggono gli studiosi di Stanford. Anche loro partono dalla consapevolezza che «l invasione degli imbecilli o peggio ancora dei faziosi, disseminatori di falsità, calunnie è un problema sociale e politico di massima importanza. «La democrazia , avverte il sito della Stanford Graduate School of Education, «è minacciata dalla facilità con cui la disinformazione sui temi civici viene tollerata, si diffonde e fiorisce . 1 406 Condizione in cui si dà più importanza a emotività e convinzioni personali che a fatti oggettivi.

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