Prova G - Il Sessantotto degli studenti

Prove sul modello INVALSI PROVA G Il Sessantotto degli studenti Paul Ginsborg, Storia d Italia. 1943-1996, Einaudi, Torino 1998 Paul Ginsborg (n. 1945), storico inglese esperto di Storia italiana, racconta la rivolta degli studenti nell Italia degli anni Sessanta, quando una massa di giovani provenienti dai ceti medi e popolari si ribellò a un sistema scolastico inadeguato ad accoglierli. Fu in questo contesto che si sviluppò il movimento studentesco. 5 10 15 20 25 30 35 396 Le basi materiali dell esplosione della protesta nelle università italiane devono essere rintracciate nelle riforme scolastiche degli anni 60. Con l introduzione della scuola media dell obbligo estesa fino ai 14 anni, nel 1962, per la prima volta si era creato un sistema di istruzione a livello di massa oltre la scuola primaria. Esso mostrava gravi lacune curricula tradizionali, carenza di aule e libri di testo, mancanza di aggiornamento degli insegnanti, ecc. ma aprì nuovi orizzonti a migliaia di ragazzi dei ceti medi e della classe operaia. Molti di loro, soprattutto quelli delle classi medie, decisero di continuare gli studi fino all università. Alcuni provvedimenti legislativi presi durante gli anni 60 avevano reso più concreta questa possibilità: nel 1961, per esempio, l accesso alle facoltà scientifiche era stato aperto anche agli studenti provenienti dagli istituti tecnici. Nell anno accademico 1967-68 gli studenti universitari erano già 500.000, contro i 268.000 del 1960-61. Nello stesso periodo si era raddoppiato il numero delle studentesse, le quali rappresentavano però, nel 1968, ancora meno di un terzo dei nuovi iscritti. Questa nuova generazione di universitari entrò in un sistema che era già in avanzato stato di disfunzione. L ultima seria riforma universitaria risaliva al 1923 e da allora si era fatto ben poco per rispondere ai bisogni di un numero quasi decuplicato di studenti. Nel 1968 le università di Roma, Napoli e Bari avevano, rispettivamente, 60.000, 50.000 e 30.000 studenti, mentre ognuna era stata costruita per accogliere poco più di cinquemila studenti. Vi erano pochi insegnanti universitari e, peggio ancora, quasi tutti solo raramente erano presenti in facoltà, poiché il loro obbligo lavorativo ammontava a sole 52 ore di lezione all anno, dopodiché erano liberi di fare quello che volevano. Molti professori erano nello stesso tempo impegnati come medici, avvocati, architetti o politici, e disertavano regolarmente le lezioni. Non c erano né seminari, né esercitazioni, e mancava quasi del tutto un contatto tra professori e studenti. La situazione era leggermente migliore nelle facoltà scientifiche, ma anche lì la maggior parte dei piani di studio era rimasta immutata da anni. Quasi tutti gli esami erano orali, con la conseguenza di un livello assai alto di valutazione soggettiva e non controllata. Secondo alcuni studenti di Torino del 1968, gli esami orali erano l occasione in cui «un poliziotto, denominato per l occasione docente, liquida in 5-10 minuti l imputato con una serie di domande . La decisione di liberalizzare l accesso a un sistema universitario così pesantemente inadeguato significò semplicemente immettere in esso una bomba a orologeria. La condizione degli «studenti lavoratori era particolarmente intollerabile. Lo Stato non dava alcun sussidio agli studenti, tranne qualche borsa di studio ai più meritevoli. I genitori benestanti mantenevano i loro figli che frequentavano l università,

Palestra di scrittura
Palestra di scrittura