T11

Tipologia C T 11 [...] I nativi digitali adopero questa espressione nata nel 2001, imprecisa ma di uso comune (non tanto chi ha una intelligenza diversa quanto chi attiva più velocemente un link ipertestuale, semplicemente per abitudine) non mi sembrano affatto una massa beota e acritica, tutti autisticamente chini sui loro scintillanti smartphone, anche se leggono molto meno di chi li ha preceduti. Né sono perciò privi di pensiero: pensare una cosa è trasferirla dentro di noi, metabolizzarla, e non ha a che fare direttamente con la lettura. Appartengo all unica generazione della storia umana che ha letto più dei padri e più dei figli! Una cosa irripetibile. Mi viene il sospetto che la lettura per noi sia stata anche un surrogato dell esistenza. A volte mi ha perfino impedito di pensare. [...] Nella mutazione in atto non solo le nuove generazioni ma ciascuno di noi è continuamente indaffarato , intento a inviare o decifrare ansiosamente un messaggio, a dialogare e informarsi, a connettersi full time, a verificare una notizia, a cercare un riscontro, a controllare una citazione. Da un lato rischiamo così di perdere la fondamentale esperienza della solitudine e dell ozio contemplativo (la libertà stessa ne viene limitata: nessuno è più libero di annoiarsi o perfino di dimenticare qualcosa...), subiamo ritmi imposti dall esterno diventando forzati della comunicazione, ci disperdiamo in un caleidoscopio di identità provvisorie, siamo sempre altrove. Però dall altro ci mostriamo indaffarati anche perché impegnati nel fare concreto, nello scambiare e nel condividere, nel collaborare e nel cooperare, nel mettere in pratica le proprie idee, nel tradurre le parole in stili di vita, nel testimoniare una propria fede con il comportamento, nel dimostrare così di aver capito davvero i libri (pochi o molti) che abbiamo letto. La tradizione culturale sfinita da un senso di impotenza forse emigra dai suoi luoghi deputati, da università e biblioteche, da riviste e convegni. L umanesimo, svuotato dal secolo breve delle guerre mondiali e dei genocidi pianificati, può essere collaudato a volte inconsapevolmente nella vita quotidiana, e le sue promesse sono scritte sui muri della metropolitana, negli androni dei palazzi, o sussurrate nel suono del silenzio , come cantavano Simon & Garfunkel. Qualcuno, al contrario, ipotizza che i nostri figli siano stati silenziosamente rapiti da un pifferaio magico che si chiama monitor (computer, smartphone, iPod...), totalmente alienati e privi di volontà. Mi limiterei però a fargli, sommessamente, una sola obiezione. La mia generazione, che credeva possibile e auspicabile una rivoluzione in Occidente (un evento cioè capace di trasformare simultaneamente ogni ambito di vita), che avvolgeva ogni cosa dentro il velo dell ideologia, che manipolava le parole con abilità sofistica, aveva davvero rispetto ai nativi digitali una relazione più forte (e responsabile) con la realtà? Era dotata di un maggiore pensiero critico verso l esistente? Filippo La Porta, Indaffarati, Bompiani, Milano 2016 Il passo è tratto dal primo capitolo del saggio Indaffarati del critico letterario e saggista Filippo La Porta (Roma 1952). In questo libro, l autore riconosce che oggi tutti, più o meno giovani, sono indaffarati a informarsi, condividere, discutere. Sottolinea inoltre affinità e differenze tra le nuove e le vecchie generazioni di giovani, sottolineando come quelle di oggi, spesso bistrattate e ritenute scarsamente interessate alla cultura, dimostrino invece desideri positivi, pratici e concreti: «La tradizione può tornare a parlare. Le sue parole, scritte sui muri della metropolitana e nello spazio immateriale della Rete, invocano di essere messe alla prova , come si legge nella quarta di copertina del libro. E ancora: «Le nuove generazioni leggono poco, appaiono smemorate, fanno troppe cose simultaneamente e sono meno abili a manipolare la lingua, però chiedono alle idee di incarnarsi in pratiche di vita (altrimenti non vi si appassionano), e tentano di rideclinare il concetto di intelligenza (come coerenza tra ciò che uno dice e ciò che uno fa) e quello di impegno (legandolo al quotidiano, non all ideologia). 353

Palestra di scrittura
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