T12 - Angelo Del Boca, Italiani, brava gente?

Verso la prima prova d esame Italiani, brava gente? T 12 AMBITO STORICO Angelo Del Boca Angelo Del Boca (n. 1925), saggista e storico del colonialismo italiano, nel libro Italiani, brava gente? ha raccontato le efferatezze compiute dai soldati italiani tra l Unità e la fine della Seconda guerra mondiale ai danni di intere popolazioni, da quelle del meridione durante la guerra al brigantaggio a quelle in Eritrea e in Somalia, attraverso fucilazioni sommarie, carcerazioni disumane e l impiego di armi chimiche vietate dalle convenzioni internazionali. Nel passo che segue, Del Boca mette in evidenza le ragioni e i modi della partecipazione italiana alla corsa dei paesi europei ad accaparrarsi colonie africane, svoltasi tra il 1880 e l inizio della Prima guerra mondiale. 5 10 15 20 25 30 Non c era alcun reale bisogno, per l Italia, di partecipare allo scramble for Africa. Vi andò, semplicemente, per una questione di prestigio. Premevano, per l impresa, le società geografiche, le industrie armatoriali, cantieristiche e siderurgiche, i circoli colonialisti e i loro fogli, che insistevano sulla concezione messianica del destino dell Italia, sui miti della romanità, sull esigenza di dare sfogo alla spinta demografica, che era fra le più alte d Europa. Premeva, infine, sul governo di Pasquale Stanislao Mancini, alla vigilia dello sbarco di Saletta a Massaua, anche Umberto I di Savoia, che pensava, con le imprese africane, di ridare lustro alla dinastia. Come siamo andati a Massaua, nel 1885, grazie soprattutto ai buoni uffici della Gran Bretagna, è storia nota, con venature comiche. Il comandante delle truppe da sbarco, colonnello Tancredi Saletta, confesserà candidamente, in una sua relazione ufficiale, di non aver mai visto, sino al momento dello sbarco, una carta geografica di Massaua, e di aver scoperto, proprio allora, che le artiglierie con le quali avrebbe potuto essere costretto a controbattere quelle egiziane, giacevano nella stiva del mercantile Gottardo sotto seicento tonnellate di altro carico. Per fortuna che, a neutralizzare ogni offesa, ci avevano pensato i funzionari inglesi che operavano nel settore del Mar Rosso e che avevano ricevuto da Londra l ordine di facilitare in tutti i modi lo sbarco degli italiani a Massaua. Ricordando, qualche anno dopo, gli infelici esordi dell espansione italiana nel Corno d Africa, Ferdinando Martini scriveva Come è inutile ricercare il perché vi andassimo, così è doloroso ricordare come vi andammo .1 Cioè, senza alcuna nozione sui luoghi, con scarsi mezzi e programmi confusi, con una notevole impreparazione logistica, strategica, politica, e con un assoluta ignoranza delle popolazioni indigene. Il che avrebbe portato fatalmente a maturare, nei confronti degli africani, ingiusti pregiudizi e un diffuso disprezzo razziale. Tanto che il generale Baldissera, comandante superiore delle truppe, in Eritrea, non si faceva scrupoli a dichiarare, nel 1888: L Abissinia ha da essere nostra, perché tale è la sorte delle razze inferiori; i neri a poco a poco scompaiono, e noi dobbiamo portare in Africa la civiltà non per gli Abissini ma per noi . L ipotesi di sostituire la razza soggetta con la razza dei dominatori , il che implicava il genocidio di un popolo, non era 1 Come andammo : testo tratto da L Eritrea economica, Istituto Geografico De Agostini, Novara 1913. Ferdinando Martini (Firenze 1841-Monsummano, Pistoia, 1928) 320 fu giornalista e insegnante, partecipò alla vita politica come militante dei liberali di sinistra: fu deputato, due volte ministro, senatore e commissario civile della Colonia Eritrea. Scrisse, fra le molte cose, testi teatrali, saggi e libri di memorialistica, sempre distinguendosi per finezza letteraria.

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