T2 - Corrado Alvaro, Medea deve lasciare Corinto

Tipologia A TEATRO Corrado Alvaro, Medea deve lasciare Corinto T 2 La lunga notte di Medea Nella Lunga notte di Medea, pièce in due tempi del 1949 rappresentata con le scenografie di Giorgio De Chirico, Corrado Alvaro (San Luca, Reggio Calabria 1895-Roma 1956) riscrive il mito di Medea, che la tradizione antica ci dice maga e regina straniera ospite a Corinto nonché moglie di Giasone, uno degli Argonauti, il quale abbandona la donna per sposare la figlia del re Creonte e diventare a sua volta re. A questo punto Medea uccide i due figli avuti dall eroe. A proposito della sua interpretazione, l autore ha affermato: «Medea mi è apparsa un antenata di tante donne che hanno subìto una persecuzione razziale, e di tante che, respinte dalla loro patria, vagano senza passaporto da nazione a nazione, popolano i campi di concentramento e i campi di profughi. Secondo me, ella uccide i figli per non esporli alla tragedia del vagabondaggio, della persecuzione, della fame: estingue il seme d una maledizione sociale e di razza, li uccide in qualche modo per salvarli, in uno slancio di disperato amore materno . Nella scena riportata di seguito, Medea, ospite a Corinto insieme al marito Giasone, ai due figli avuti da quest ultimo, alla nutrice Nosside e all ancella Layalè, è perentoriamente invitata dal re Creonte ad andarsene dalla città. Scena decima Medea, Nosside, Layalè, il nunzio, Creonte, Portatori Il Nunzio entra seguendo Layalè 5 10 15 20 25 il nunzio Vasilissa! La serata è bella. Il cielo sereno. La tempesta si è di colpo chetata. Vorrei essere portatore di buone notizie. Perché dispiace a un Nunzio d essere latore di cose sgradevoli. Il Re dei Re sta entrando in casa tua. nosside (tra sé) L atteggiamento della mia padrona non mi annuncia niente di buono. Il Re potrebbe essere qui per farle un onore meritato. Ma potrebbe anche meditare cose cattive. Il Re è accorto. Veramente, se dovesse meditare il male, lo manderebbe coi suoi ambasciatori. Un re si dovrebbe muovere di persona soltanto per portare benefici. (Entra, preceduto dai portatori, Creonte. Impugna lo scettro con borchie d oro. I portatori, il Nunzio, Layalè, Nosside, si dispongono lungo le pareti, immobili come oggetti). creonte (entra, fermandosi a distanza da Medea) Straniera! Sei tu Medea? medea (avanzando verso di lui ansiosa, come tra eguali) Divino Portascettro! Nella casa di Giasone tu sia il benvenuto. (Poi, rivolgendosi alle sue donne). Su su, preparate per accogliere l ospite sovrano. Presentategli quanto può offrire questa casa. Che almeno vi posi l occhio benigno, se non vorrà gustarne. creonte (diffidente, con un gesto trattiene le donne che già si muovono) No, no. E tu, straniera, non ti accostare. Non sei tu Medea? Io non mi trovo qui per assaporare i tuoi veleni. Schiavi! Se questa donna si accosta, trattenetela! medea Re! Non ti sapevo cosi ardito da affrontare i briganti tu stesso nel loro antro. Tu offendi una casa consacrata da una famiglia. Devo insegnarti io, barbara, il rispetto che si deve a una famiglia? E che si è posta sotto la tua tutela? Sacra ospite della tua città? nosside (fra sé) Parla cauto, o Re. Prima di tutto ella è di stirpe reale. E poi ella pos275

Palestra di scrittura
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