Palestra di scrittura

la tipologia a 35 40 45 50 55 60 65 70 75 spogliati, nostro padre armato d una sciabola, l Abate senza parrucca, e il Cavalier Avvocato, prim ancora di capir nulla, per paura di seccature scappò nei campi e andò a dormire in un pagliaio. Al chiaror delle torce tutti si misero a dar la caccia alle lumache per la cantina, sebbene a nessuno stessero a cuore, ma ormai erano svegliati e non volevano, per il solito amor proprio, ammettere d esser stati disturbati per nulla. Scoprirono il buco nel barile e capirono subito che eravamo stati noi. Nostro padre ci venne ad agguantare in letto, con la frusta del cocchiere. Finimmo ricoperti di striature viola sulla schiena le natiche e le gambe, chiusi nello stanzino squallido che ci faceva da prigione. Ci tennero li tre giorni, a pane acqua insalata cotenne di bue e minestrone freddo (che, fortunatamente, ci piaceva). Poi, primo pasto in famiglia, come niente fosse stato, tutti a puntino, quel mezzogiorno del 15 giugno: e cos aveva preparato nostra sorella Battista, sovrintendente alla cucina? Zuppa di lumache e pietanza di lumache. Cosimo non volle toccare neanche un guscio. «Mangiate o subito vi rinchiudiamo nello stanzino! . Io cedetti, e cominciai a trangugiare quei molluschi. (Fu un po una viltà, da parte mia, e fece si che mio fratello si sentisse più solo, cosicché nel suo lasciarci c era anche una protesta contro di me, che l avevo deluso; ma avevo solo otto anni, e poi a che vale paragonare la mia forza di volontà, anzi, quella che potevo avere da bambino, con l ostinazione sovrumana che contrassegnò la vita di mio fratello?). «E allora? , disse nostro padre a Cosimo. «No, e poi no! , fece Cosimo, e respinse il piatto. «Via da questa tavola! . Ma già Cosimo aveva voltato le spalle a tutti noi e stava uscendo dalla sala. «Dove vai? . Lo vedevamo dalla porta a vetri mentre nel vestibolo prendeva il suo tricorno5 e il suo spadino. «Lo so io! . Corse in giardino. Di li a poco, dalle finestre, lo vedemmo che s arrampicava su per l elce.6 Era vestito e acconciato con grande proprietà, come nostro padre voleva venisse a tavola, nonostante i suoi dodici anni: capelli incipriati col nastro al codino, tricorno, cravatta di pizzo, marsina7 verde a code, calzonetti color malva, spadino, e lunghe ghette8 di pelle bianca a mezza coscia, unica concessione a un modo di vestirsi più intonato alla nostra vita campagnola. (Io, avendo solo otto anni, ero esentato dalla cipria sui capelli, se non nelle occasioni di gala, e dallo spadino, che pure mi sarebbe piaciuto portare). Cosi egli saliva per il nodoso albero, muovendo braccia e gambe per i rami con la sicurezza e la rapidità che gli venivano dalla lunga pratica fatta insieme. Ho già detto che sugli alberi noi trascorrevamo ore e ore, e non per motivi utilitari come fanno tanti ragazzi, che ci salgono solo per cercar frutta o nidi d uccelli, ma per il piacere di superare difficili bugne del tronco e inforcature, e arrivare più in alto che si poteva, e trovare bei posti dove fermarci a guardare il mondo laggiù, a fare scherzi e voci a chi passava sotto. Trovai quindi naturale che il primo pensiero di Cosimo, a quell ingiusto accanirsi contro di lui, fosse stato d arrampicarsi sull elce,albero a noi familiare, e che protendendo i rami all altezza delle finestre della sala, imponeva il suo contegno sdegnoso e offeso alla vista di tutta la famiglia. «Vorsicht! Vorsicht!9 Ora casca, poverino! , esclamò piena d ansia nostra madre, 5 tricorno: cappello a tre punte. 6 elce: leccio. 7 marsina: abito maschile da cerimo- nia, frac. 8 ghette: rivestimenti di cuoio o altro materiale che si applicano sopra le scarpe. 9 Vorsicht!: Attenzione! (parola te- desca). 179

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