Il magnifico viaggio - volume 5

E lo ferisce al ventre. un urlo d orrore. Tutti accorrono a sorreggere il Belcredi, esclamando in tumulto. 140 145 di nolli T ha ferito? bertoldo L ha ferito! L ha ferito! dottore Lo dicevo io! frida Oh Dio! di nolli Frida, qua! donna matilde pazzo! pazzo! di nolli Tenetelo! belcredi (mentre lo trasportano di là, per l uscio a sinistra, protesta ferocemente) No! Non sei pazzo! Non è pazzo! Non è pazzo! Escono per l uscio a sinistra, gridando, e seguitano di là a gridare finché sugli altri gridi se ne sente uno più acuto di Donna Matilde,26 a cui segue un silenzio. 150 enrico iv (rimasto sulla scena tra Landolfo, Arialdo e Ordulfo, con gli occhi sbarrati, esterrefatto dalla vita della sua stessa finzione che in un momento lo ha forzato al delitto) Ora sì per forza li chiama attorno a sé, come a ripararsi, qua insieme, qua insieme e per sempre! 26 uno più acuto di Donna Matilde: è il grido con cui evidentemente reagisce alla morte di Belcre- di. Esso ha la funzione di informare gli spettatori dell esito tragico del ferimento. DENTRO IL TESTO Follia e finzione Pazzo per sempre I contenuti tematici Nelle battute finali del dramma il protagonista confessa agli astanti di non essere più pazzo, ma al tempo stesso lamenta l impossibilità di tornare a una vita normale. Passati tanti anni, egli si accorge che ormai il banchetto è già bell e sparecchiato (r. 27), cioè, fuor di metafora, che la vita è stata goduta da altri, mentre lui era recluso nel carcere mentale e fisico della sua pazzia. Ora è rinsavito, ma per lui rimangono solo avanzi (r. 37), una magra o molle pietà (rr. 37-38) o, al massimo, un po di rimorso (r. 38) da parte degli altri. L unica soluzione che gli appare possibile, dunque, è quella di vivere la propria condizione con la più lucida coscienza (r. 42), vale a dire con piena consapevolezza, per scelta e non per accidente. D altra parte afferma Enrico la finzione accomuna tutti, pazzi e sani di mente, essendo una generale consuetudine sociale: i panni regali che egli ha vestito per tanti anni, e che continua anche ora a indossare, sono soltanto la caricatura, evidente e volontaria, di quest altra mascherata, continua, d ogni minuto, di cui siamo i pagliacci involontarii (rr. 65-66), vale a dire il simbolo esasperato dell abitudine a fingere, ad assumere maschere e ruoli rigidi, che tutti noi manteniamo nei rapporti interpersonali di tutti i giorni. Ma a differenza di Enrico, che ha scelto di fare della maschera la propria realtà, gli altri non sono in grado di vedere che l abito, la maschera che portano su di sé, corrisponde ormai alla loro stessa persona (r. 69). La finzione può però assumere una vita autonoma, inconsapevole, anche in chi, come Enrico, normalmente sia cosciente del carattere teatrale del nostro agire e del nostro atteggiarci: è proprio quella vita che in un momento lo ha forzato al delitto (rr. 150-151). A questo punto solo la prosecuzione della sua recita potrà evitargli la punizione per il delitto compiuto. Perciò non gli resta che continuare a fingere: Ora sì per forza (r. 151). Dopo avere rivelato di essere guarito dalla follia, adesso, avendo ucciso Belcredi, Enrico si è condannato a portare per sempre la maschera e a rimanere ancorato a un destino di solitudine assoluta. L AUTORE / LUIGI PIRANDELLO / 917

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento