Il magnifico viaggio - volume 5

NUORO E LA SARDEGNA Un murale dedicato a Grazia Deledda, opera di Paolo Mamblo Mazzucco, street artist di San Gavino Monreale, comune nel cuore della pianura del Campidano. Anche in questo modo la Sardegna omaggia uno dei suoi simboli: al lato del volto della scrittrice, alcuni versi cantano la natura solitaria e orgogliosa del suo popolo. Un murale a Macomer, in Sardegna. zione giornalistica entra in relazione epistolare con la contessa di Montendoro (nom de plume del direttore dell Ultima Moda , Epaminonda Provaglio), ma anche con letterati di ben altro spessore, come Angelo De Gubernatis e Luigi Capuana. Nel frattempo le sue letture si fanno sempre più ampie e intense: «Figurati tu una ragazza che rimane mesi interi senza uscire necessità dell espiazione di una supposta indegnità: penitenza da condurre, magari, attraverso la stessa letteratura. Una personalità schiva Anche una volta trasferitasi a Roma, Grazia Deledda conduce una vita austera, lontana dalla mondanità salottiera della capitale, chiusa nel ristretto cerchio di famiglia e lavoro. Scrive soltanto, e pubblica romanzi e racconti con una cadenza quasi annuale, in un esistenza ritiratissima, come se la sua vita di donna non meritasse più di avere uno spazio proprio. Consegnatasi a un uomo, a un marito, costituito il nucleo familiare, la donna che era stata sino a quel momento cede il posto alla sposa, alla madre, alla scrittrice, la quale si proietta con tutto il potere della fantasia nel passato abbandonato con la partenza dalla Sardegna e con il matrimonio. Quando nel 1928 riconobbe i primi segni della malattia (un tumore) che l avrebbe condotta alla morte, la tenne nascosta a tutti, persino ai suoi figli, senza mai smettere di lavorare, sino alla fine. di casa; settimane e settimane senza parlare ad anima che non sia della famiglia; rinchiusa in una casa gaia e tranquilla sì, ma nella cui via non passa nessuno, il cui orizzonte è chiuso da tristi montagne: una fanciulla che non ama, non soffre, non ha pensieri per l avvenire, non sogni né buoni né cattivi, non amiche, non passatempi, nulla infine, nulla, e dimmi come può essa fare a non annoiarsi. I libri i giornali il lavoro la famiglia! I libri e i giornali sono i miei amici e guai senza di loro (lettera a Epaminonda Provaglio del 23 febbraio 1892). Nuoro, intanto, le risulta sempre più stretta. Le difficoltà dell ambiente sardo, unite al clima di soffocante pregiudizio verso la sua nascente vocazione letteraria (una donna che scriveva non poteva essere considerata una donna onesta ), determinano in lei un fermo proposito di fuga, che in seguito si realizzerà grazie all unica soluzione possibile per una donna del suo tempo (a meno di possedere un idea di ribellione sociale, mai presa in considerazione dalla scrittrice sarda): il matrimonio. Nel 1899, ospite di un amica a Cagliari, conosce un impiegato statale di Roma, Palmiro Madesani, che sposa l anno successivo. Grazie al matrimonio, dal quale nasceranno due figli, può lasciare il mai amato mondo della provincia. Si trasferisce nella capitale, la città da tanto tempo agognata, come leggiamo nella rievocazione degli anni precedenti fatta nelle pagine del romanzo autobiografico Cosima: «Roma era la sua meta: lo sentiva. Non sapeva ancora come sarebbe riuscita ad andarci: non c era nessuna speranza, nessu- L AUTRICE / GRAZIA DELEDDA / 633

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento