Presentiamo le pagine iniziali del romanzo costituite da una Prefazione e da un Preambolo: nella prima a parlare è il dottor S., il medico-psicanalista che ha convinto Zeno a scrivere su un quaderno i suoi ricordi, mentre nel secondo prende la parola lo stesso Zeno, il quale, su incarico del dottore, si accinge a ripercorrere la propria vita.
T3 - La Prefazione e il Preambolo
T3
La Prefazione e il Preambolo
La coscienza di Zeno, capp. 1-2
Audiolettura
ovo,9 appena abbandonato il dottore che di questi giorni e per lungo tempo lascia
Trieste, solo per facilitargli il compito, comperai e lessi un trattato di psico-analisi.
DENTRO IL TESTO
I contenuti tematici
Nella Prefazione il dottor S. si presenta ai lettori definendo il manoscritto di Zeno una novella (r. 2). Con questo termine intende, all’inglese, “romanzo”, ma forse in esso c’è una punta di polemica del medico nei confronti del paziente e della tendenza di quest’ultimo a non dire la verità e nascondersi: come a dire che il manoscritto non è una cosa seria, bensì «una novella, una novelletta, un racconto privo di serietà» (Di Salvo). Di per sé, la presenza di questo narratore di primo grado che interviene nell’incipit del romanzo destituisce il protagonista, Zeno, di qualsiasi credibilità e della sua stessa centralità all’interno dell’opera, ponendosi al tempo stesso quasi come un suo antagonista che agisce in modo vendicativo, mostrando irascibilità e supponenza. Ora, dopo la sua nota introduttiva, tutto ciò che il paziente racconterà nel corso del romanzo perderà, agli occhi del lettore, ogni carattere di oggettività, acquistando al contrario un costante valore di finzione e ambiguità.
Zeno cerca di ricordare la propria infanzia, ma con scarso successo: all’immagine di sé stesso bambino si sovrappone quella di un nipotino nato da poco. Da qui si sviluppano alcuni pensieri sull’infanzia, la cui immagine tradizionale e idealizzante è stata demitizzata dalla teoria freudiana. Quest’ultima ha infatti svelato i meccanismi legati alla vita sessuale inconscia dei più piccoli: tali concetti sono ripresi in questa pagina sveviana.
Va detto che il protagonista non si sofferma molto sugli eventi dell’infanzia, e ciò mostra, da parte di Svevo, un’adesione parziale ai princìpi della psicanalisi; anzi, il suo atteggiamento sembra piuttosto polemico. L’idea che l’uomo adulto “derivi” totalmente dalle esperienze infantili è investita dalla tipica ironia del narratore, come possiamo evincere dall’apostrofe di Zeno al proprio nipotino: Povero bambino! Altro che ricordare la mia infanzia! Io non trovo neppure la via di avvisare te, che vivi ora la tua, dell’importanza di ricordarla a vantaggio della tua intelligenza e della tua salute (rr. 47-50).
Le scelte stilistiche
Nel presentare il manoscritto di Zeno come un insieme di tante verità e bugie (r. 16), il narratore di primo grado, cioè il dottor S., mette in discussione la verità di tutto ciò che da qui in poi il lettore troverà scritto nel romanzo: in tal modo la voce di Zeno viene presentata come quella di un “narratore inattendibile”. Si tratta di un modo di tradurre sul piano delle strutture narrative la sfiducia nella possibilità di una rappresentazione obiettiva del reale tipica delle poetiche postnaturaliste.
Sul piano linguistico si può notare un esempio della scarsa dimestichezza di Svevo con l’uso delle preposizioni. Nella frase io sono pronto di dividere con lui i lauti onorarii (rr. 13-14), la preposizione corretta dopo l’aggettivo pronto sarebbe “a”, non “di”. La scelta dell’autore si spiega probabilmente con la maggiore familiarità con il tedesco rispetto all’italiano: in tedesco difatti “pronto a” si dice bereit zu, e zu è appunto il nostro “di”. «Nelle particelle che legano un infinito alla forma nominale o verbale che lo regge, lo scrittore rimane, più che sordo, indifferente: “ero riuscito di fare accettare” o “ero pronto di fare una cosa” sono costruzioni normali nella Coscienza di Zeno» (Devoto). È questo uno dei segnali dell’incerto italiano dell’autore triestino, che non padroneggia completamente tutte le regole della nostra lingua scritta.
Altri termini di ascendenza letteraria, come lustri (r. 20) o fantolino (rr. 55 e 57), tradiscono invece l’origine libresca del suo italiano, a meno di non volervi vedere – come appare possibile almeno in questi due esempi – una certa coloritura ironica.
VERSO LE COMPETENZE
Comprendere
1 Per quale motivo Zeno ha cominciato a scrivere la propria autobiografia?
2 Perché il dottor S. afferma di essere disposto a dividere i guadagni con Zeno per aver diffuso il testo senza il suo permesso?
Analizzare
3 Qual è l’operazione che nel Preambolo Zeno racconta di aver cercato di fare per ottemperare alle richieste del dottor S.? Tale operazione gli risulta facile oppure difficile? perché?
4 Che cosa accade quando Zeno cerca di abbandonarsi al ricordo? Con che tono è narrato l’episodio?
5 Individua nel testo i riferimenti alla teoria freudiana del piacere.
6 Quale idea ha Zeno dell’infanzia?
Interpretare
7 Ti sembra che Zeno prenda seriamente la psicanalisi? perché?
8 Date queste premesse, pensi che Zeno – nel seguito del romanzo – potrà essere un narratore attendibile delle proprie vicende?
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento